Da gennaio sono entrati in vigore i pignoramenti del conto corrente

La nuova Manovra di Bilancio del Governo Conte bis, entrata in vigore a partire da gennaio 2020, prevede che, in caso di mancato pagamento di imposte locali come Imu, Tari e Tasi, Comune, Regione e Provincia possano prelevare direttamente dai conti correnti. La norma, tuttavia, viene applicata solo in caso di piccole evasioni. I grandi evasori potranno, invece, rateizzare. 

pignoramenti conto corrente

Lo scorso ottobre il Governo giallorosso, dopo lunghi vertici notturni, ha varato la Manovra di Bilancio. La Manovra è entrata in vigore a partire da gennaio 2020. Oltre a una maggiore stretta sulle Partite Iva, Plastic Tax, Sugar Tax e azzeramento delle detrazioni fiscali quasi su tutto, il documento prevede anche che, in caso di mancati pagamenti di imposte locali, i Comuni, le Regioni e le province possano accedere direttamente ai conti correnti dei cittadini per riscuotere. In pratica – come spiega AGI – nel caso in cui un cittadino non paghi Imu, Tari o Tasi, il Comune gli  invia un avviso  e se entro 2 mesi il soggetto in questione non provvederà al pagamento e non farà ricorso, allora gli enti locali possono procedere al pignoramento del conto senza che venga inviata alcuna cartella esattoriale.

Non è più previsto l’intervento da parte di un’autorità giudiziaria per autorizzare l’esproprio: Comuni, Province e Regioni diventano i nuovi esattori autorizzati dal Governo. Oltre alle tre citate imposte, rientrano in questo provvedimento anche: Tosap – Tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche –  bollo auto, rette scolastiche e imposte sulle affissioni e pubblicità. Per il momento sono escluse le multe stradali.

Questa misura fa parte della lotta all’evasione fiscale su cui il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sostenuto, più volte, di puntare parecchio al fine di poter ridurre la pressione sui lavoratori. Tuttavia il pignoramento del conto corrente viene attuato solo nel caso di evasioni che non superano i 10.000 euro. Nel caso di cifre superiori, invece – come riportava  Il Giornale prima dell’entrata in vigore del provvedimento- viene inviato un sollecito di pagamento e, in caso di mancati pagamenti che superano i 20.000 euro, il debitore può rateizzare in 72 rate. Si presume, quindi, che il peso maggiore possa ricadere sulle spalle dei ceti medi. In particolare il pignoramento coatto per il mancato pagamento di rette scolastiche potrebbe mettere in ginocchio diverse famiglie italiane  con più figli che, spesso, si trovano nella condizione di dover pagare in ritardo e che non beneficiano di alcun tipo di bonus o agevolazione. Queste ultime, infatti, non sempre ma nella maggior parte dei casi, finiscono nelle mani di famiglie extracomunitarie, come ha recentemente appurato la Consigliera ed Eurodeputata Silvia Sardone.

Fonte: AGI, Il Giornale

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