Acelor Mittal se ne va, il Governo ora pensa alla nazionalizzazione dell’Ilva

Sono ore difficilissime per il Governo Conte sul caso AncerorMittal. Il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, cerca di fare il punto sulla crisi degli stabilimenti ex Ilva e sullo state di salute del Movimento 5 Stelle, dalle colonne di Repubblica. 

 

Intervistato da Repubblica, il Ministro dello Sviluppo Economico, il pentastellato, Stefano Patuanelli, ribadisce la posizione del Governo sul caso ArcelorMittal, ma apre alla possibilità di una nazionalizzazione degli stabilimenti, come ultima spiaggia. Il Ministro inoltre ha parlato del M5S e della necessità, ormai improrogabile, di rifondare il Movimento. Patuanelli conferma le accuse mosse dal Governo Conte all’indirizzo del colosso indiano dell’acciaio che minaccia di andare via dagli stabilimenti di Taranto: “Il tema dello scudo non c’è più. Come Governo abbiamo dato subito all’azienda la disponibilità a reinserirlo, per togliere ogni alibi. Ma ArcelorMittal ha detto che anche se risolvessimo, oltre a quella, le altre questioni collaterali, la banchina e l’altoforno 2, la produzione sarebbe comunque di 4 milioni di tonnellate annue. Con 5mila esuberi. Questo è inaccettabile. Bisogna dimostrare che il sistema Paese è compatto nel richiamare l’azienda al rispetto degli accordi che non sono solo frutto di un’acquisizione, ma di un bando che prevedeva un preciso piano industriale ed ambientale. Oggi prendiamo atto che l’impresa ha detto di essere inadempiente rispetto al suo stesso piano, che prevedeva sei milioni di tonnellate”.

“Errore storico privatizzare la siderurgia”

Si è parlato molto in questi giorni della possibilità di nazionalizzare gli stabilimenti. Sarebbe questa, invece della ricerca di una nuova cordata imprenditoriale, l’alternativa del Governo, qualora dovesse saltare il tavolo con la multinazionale. Ma il Ministro Patuanelli risponde alle critiche di chi sostiene che tali ipotesi, avanzata anche con il caso Alitalia, sia pericolosa: “Non vedo perchè parlare di rischio. Credo sia stato storicamente un errore privatizzare il settore della siderurgia, che era un fiore all’occhiello e di cui oggi rimane un unico stabilimento. In questo momento la priorità del Governo è far si che ArcelorMittal rispetti gli impegni presi. Questo è il piano A, il piano B e il piano C e per questo ho richiamato il Parlamento, le forze sociali e tutte le componenti istituzionali del Paese a un senso di responsabilità che deve far percepire all’imprenditore la presenza massiccia del sistema Italia”.

“Il M5S? Subito una nuova fase costituente”

Il Movimento 5 Stelle sta pagando, in termini di voti, le esperienze di Governo. Per il Ministro, il Movimento è vivo, ma occorre una riorganizzazione dei suoi assetti interni. Non cita mai il capo politico, Luigi Di Maio, ma come rivelato da Il Giornale, è chiaro che è ormai crescente l’insofferenza verso il Ministro degli Esteri e del suo potere decisionale: “Da sempre sento parlare di anarchia, dissidenti, linea politica che non si capisce dove si forma. La realtà è che il Movimento ha sempre parlato a tante voci e tanti mondi e questo costituisce un problema nel momento in cui è al Governo. Bisogna ripensare ad alcuni elementi fondanti. Ridefinire, ad esempio, il perimetro entro cui si muove l’azione del M5S al Governo. Dobbiamo farlo con tutti i portavoce e gli attivisti. Subito una nuova fase costituente e gli stati generali”.

“In alcune Regioni sarebbe meglio non candidarsi”

Infine il Ministro analizza la sconfitta umbra, ma ancora di più sulle possibilità di riproporre le alleanze locali. Avanzando anche un’ipotesi che farà molto discutere: quella di non presentarsi, per un partito che ha ottenuto quasi il 33% alle ultime politiche, in alcune Regioni. Per Patuanelli: “Ragionare col senno di poi è facile. Non erano le condizioni migliori per un rapporto politico appena iniziato, in una Regione che aveva vissuto una stagione difficile con il PD al Governo, ma era forse la Regione in cui coinvolgere la  società civile aveva più senso. Non ha funzionato. D’ora in avanti si deciderà al livello locale con un coinvolgimento diretto degli attivisti delle regioni interessate. A livello locale abbiamo sempre fatto fatica. Nel 2020 ci saranno 8 Regioni al voto, credo che il Movimento, che ha bisogno di un momento di profonda riflessione, anche valoriale, deve fare uno sforzo di costruzione di un’identità come forza di Governo. Non può permettersi una campagna elettorale permanente per tutto il 2020 e contemporaneamente governare il Paese. Credo vada vada fatta una riflessione che possa portare anche alla scelta di non candidarsi, in alcuni casi”.

 

Fonte: Repubblica, Il Giornale

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