Luigi Di Maio: “Più si dà spazio a Matteo Renzi più si fa il suo gioco”

Matteo Renzi ha deciso di lasciare il PD per fondare un proprio partito, Italia Viva. La dipartita ha destato diverse perplessità in Di Maio e Conte che temono per la stabilità del Governo.

Di Maio Conte Renzi - Leggilo

Matteo Renzi ha lasciato. Quella che è stata la sua casa per anni, il luogo che prima lo ha eletto segretario e che poi gli ha permesso di diventare Presidente del Consiglio, non è più il luogo che conosceva. “Per sette anni ho cercato disperatamente giorno dopo giorno, di dedicare loro la mia esperienza politica. Dopo di che i litigi, le polemiche, le divisioni erano la quotidianita’” ha detto nella trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta” scrive Rai News.

Il nuovo progetto si chiama “Italia Viva”. Con lui 40 parlamentari, 25 deputati e 15 senatori. Ovviamente il primo pensiero va al nuovo governo di coalizione formato da Movimento 5 Stelle e dal PD: Renzi infatti ha votato la fiducia, ma in futuro sarà dello stesso avviso o basterà un qualsiasi pretesto per fare cadere l’esecutivo?

Matteo Renzi: “Non voglio creare problemi”

L’ex leader del PD ha telefonato a Luigi Di Maio il giorno della scissione dal partito. “Mi ha chiamato Matteo Renzi, mi ha informato della scissione –  ai parlamentari M5s –  ho detto che di Matteo che ogni giorno creava tensioni nel governo ne abbiamo già avuto uno. Ne abbiamo abbastanza. Una cosa è certa, io – ha proseguito – non tollererò tensioni di alcun tipo. Bisogna lavorare solo per gli italiani”.

Sembra tuttavia che la paura viaggi nell’aria visto che né Di Maio né Conte hanno preso bene la notizia. In particolare il capo del Governo ha più di una perplessità sui modi e sui tempi della scissione renziana. Come riporta Huffington Post infatti secondo Conte – se Renzi avesse agito prima avrebbe potuto avere un quadro più completo per capire la sostenibilità dell’Esecutivo. Nessuna rabbia, ma solo una forma di rispetto, dicono da Palazzo Chigi. Nel frattempo Conte è andato dal Presidente Mattarella, un incontro  programmato che nulla avrebbe a che fare con la fuoriuscita di Renzi dal PD, secondo Il Fatto Quotidiano. Ma i dubbi restano. Al di là di alcune frasi pubbliche sulla “fiducia che ha nel PD” Giuseppe Conte sembra avere più di qualche motivo d’incertezza. Repubblica riporta alcune frasi che il premier Conte avrebbe proferito dopo il Consiglio dei ministri di giovedì scorso: “Ma voi siete tranquilli? Vi fidate? Io del Pd mi fido, ma di lui ci possiamo fidare? Se fa su ogni cosa come ha fatto sulla giustizia…” Secondo Claudio Tito: “Dietro questo interrogativo si è improvvisamente aperto un mondo di dubbi. Le aspettative sulla durata del “Conte due” si sono rattrappite“.  E’ evidente, per i ministri Dem il tentativo di rimettersi al centro della scena da parte dell’ex Segretario. Detto in altre parole di candidarsi ad essere l’anti-Salvini togliendo spazio a Pentastellati e Dem.

Luigi Di Maio: “Non parliamo di lui”

Di Maio pubblicamente avrebbe  scelto di non commentare: “Più gli diamo spazio  più facciamo il suo gioco”. La convinzione nel Movimento è quella che per il momento un PD più debole possa non dare problemi. Ma se anche lo stesso Renzi ha ribadito che non intende crearne nessuno ci crede. Sul medio periodo invece potrebbero essercene, tanto che il popolo gialloverde non ha accolto per niente bene il nuovo assetto: “Come fate ad accettare l’appoggio al governo di Renzi ed accoliti e dal PD? – si legge in un commento sul Blog delle stelle – Viene da chiedersi, ma è veramente un’alleanza per le poltrone, chiunque appoggia il governo per voi va bene? Che delusione”. 

Lo scenario è dunque questo e la parola “elezioni” è stata fatta proprio durante l’ultimo Consiglio dei Ministri. “Di certo – avrebbe detto Luigi Di Maio – non possiamo stare fermi“. In ogni caso c’è la certezza – che “Italia Viva” alzerà il livello delle sue richieste a cominciare dalla legge di Bilancio  E ora, proprio in ragione della scissione firmata Renzi la riforma elettorale potrebbe non essere una priorità: il sistema proporzionale finirebbe per potenziare la sua capacità d’interdizione e ricatto politico. Renzi a parole non vuole cadere il Governo: fino alle nomine per le grandi aziende pubbliche non accadrà nulla. “Ossia fino ad aprile 2020” secondo Repubblica. “Quindi andremo al voto a giugno” avrebbero concluso, confidenzialmente, dopo il faccia a faccia al termine dell’ultimo Consiglio dei Ministri

Il Governo è seduto su una polveriera? Soltanto il tempo potrà dire chi accenderà la miccia. Ma l’ex Segretario si candida seriamente ad essere il primo indiziato

 

Fonte: Rainews, Huffington Post, Il Fatto Quotidiano, Repubblica, Il Blog delle Stelle

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