Il Ministro Teresa Bellanova: “La priorità è il lavoro”. Ma i lavoratori l’hanno denunciata

La ricostruzione della vicenda Almaviva, che vede coinvolta la ministra Teresa Bellanova, nuova guida del ministero dell’Agricoltura. Il suo incarico comincia con una macchia nel passato da sindacalista.

Teresa Bellanova e la questione Almaviva

La neo-ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova si è messa all’opera, parlando di cosa intende fare all’interno del nuovo governo. La donna finita sotto i riflettori per il suo nuovo incarico, però, nasconde un episodio controverso: nel giugno 2017 è stata denunciata da 150 lavoratori e Rappresentanze Sindacali di Almaviva per “tentata estorsione” insieme ad Andrea Antonelli, Presidente del Consiglio di amministrazione dell’azienda. TPi ha raccolto le parole dell’avvocato difensore dei lavoratori Cesare Antetomaso sul procedimento penale affidato al pm Edoardo De Santis, e non ancora risolto.

Nel testo della denuncia i 20 lavoratori di Almaviva Contact della sede di Roma descrivono l’incontro conclusivo della procedura di licenziamento collettivo per i 1666 lavoratori romani e per altri 845 dipendenti della sede di Napoli. Quell’incontro fu organizzato al Mise nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2016. La proposta per salvare il lavoratori dal licenziamento prevedeva il taglio del salario di circa il 17% bloccando sia gli scatti di anzianità che il Tfr e prevedendo controlli a distanza in deroga allo stesso Jobs Act. Una ipotesi di “mediazione” rifiutata dalle Rsu di Almaviva.In quell’occasione Teresa Bellanova li avrebbe accusati di aver abdicato al ruolo di sindacalisti e di essere irresponsabili nei confronti dei lavoratori rappresentati. Il futuro ministro avrebbe quindi comunicato ai delegati che non si poteva procedere con la consultazione dei lavoratori, insistendo per far votare i delegati sindacali in favore della proposta dell’azienda, pena il licenziamento collettivo. Dal racconto di un lavoratore di Almaviva emerge che la riunione tra le parti era cominciata alle undici di mattino. A tarda serata i segretari sono usciti per comunicare i termini della proposta aziendale: riduzione del salario a parità di orario e in caso di rifiuto l’invio diretto della lettera di licenziamento. secondo quanto riporta la denuncia, Bellanova avrebbe comunicato ai delegati che  alle ore 24 erano scaduti i termini della procedura e non si potevano concedere ore in più per la consultazione dei lavoratori. Il futuro Ministro avrebbe quindi insistito per far votare i delegati sindacali in favore della proposta dell’azienda, riferendo che in caso contrario Almaviva  avrebbe licenziato tutti i lavoratori addetti. Nel corso di quello stesso incontro la Bellanova avrebbe parlato con i lavoratori in protesta fuori dal Mise per chiedergli di convincere i delegati sindacali ad accettare l’accordo, rifiutando ogni ulteriore proroga. Il giorno dopo i 1666 lavoratori dell’Almaviva di Roma hanno ricevuto la lettera di licenziamento, perché non si era trovato un accordo.

I 150 lavoratori che hanno presentato denuncia nei confronti della Bellanova ritengono che i Rappresentanti Sindacali furono di fatto “costretti” ad accettare un accordo nei termini voluti dall’Azienda sotto minaccia del licenziamento. Ha spiegato l’avvocato Carlo Guglielmi all’Adnkronos che ha presentato la denuncia per conto dei 150 lavoratori: “Per noi si configurava il reato di estorsione considerato che il licenziamento era previsto solo per quei lavoratori che non avessero accettato il taglio delle retribuzioni, già al limite della sopravvivenza, e la cancellazione del Tfr. E la cosa straordinaria che questo non è successo nel chiuso di una stanzetta aziendale ma al ministero“.

La responsabile dei rapporti con la stampa di Almaviva Ilaria De Bernardis, ha confermato a TPI che il presidente Antonelli e l’azienda non avrebbero ricevuto alcuna comunicazione del procedimento penale in corso. E il ministro Bellanova? Ha risposto alle accuse con una dichiarazione scritta:

In relazione al vostro articolo sulla vicenda AlmaViva: 1) Non ho mai ricevuto notizia né mi è stato mai notificato alcunché. 2) La trattativa era aperta. Tutti possono testimoniare sul mio tentativo difficilissimo di mediare per cercare di trovare un accordo che consentisse, in un contesto drammatico, la mediazione tra posizioni contrapposte. 3) La proposta del governo, concordata con i Segretari generali delle Confederazioni, era l’unica possibile in quel frangente: prorogare i tempi della procedura di mobilità per consentire ulteriori tre mesi di confronto tra le parti. Le Rsu di Napoli firmarono e, pur tra varie difficoltà, sono ancora al lavoro. Le Rsu di Roma hanno purtroppo fatto un’altra scelta. Inutile dire che per me quella è una ferita ancora apertissima”.

 

L’intera vicenda di Almaviva è stata ampiamente ricostruita dal giornalista del Manifesto Massimo Franchi nel suo libro “Licenziati! Almaviva Roma 2005-2018”.

Alessandra Curcio

Fonte: Tpi, Adnkronos

 

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