Il PD perde pezzi: Carlo Calenda si dimette, ma non è il solo

Dopo che il PD e il M5S hanno raggiunto un accordo e dopo il secondo giro di consultazioni al Quirinale, il democratico Carlo Calenda ha rassegnato le sue dimissioni e ha lasciato il suo partito.

Calenda si dimette - Leggilo

L’aveva detto e l’ha fatto. Carlo Calenda si è opposto fin da subito ad un‘ipotetica alleanza tra il suo partito, il PD, e il Movimento 5 stelle. Aveva preannunciato, in caso di accordo, le sue dimissioni, parlando dell’intesa con i pentastellati come di una mossa azzardata e scorretta, oltre che incoerente con l’anima del PD. E in effetti così è stato. L’accordo c’è stato e le dimissioni di Calenda pure.

“Caro Nicola, Caro Paolo, vi prego di voler accettare le mie dimissioni dalla Direzione nazionale del Partito democratico”, ha scritto il dem in una lettera indirizzata al segretario Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni, come riporta Adnkronos. Una decisione difficile e sofferta, spiega il dem, sostenendo che è possibile accordarsi con chi ha idee diverse, ma non con chi ha valori opposti. “Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio. Ed è significativo il fatto che il negoziato non abbia neanche sfiorato i punti più controversi: dall’Ilva alla Tav da Alitalia ai Navigator. Un programma nato su omissioni di comodo non è un programma, è una scusa”, dice Calenda. Allearsi con il M5s, prosegue, vuol dire rinunciare a combattere per idee e i valori di cui il partito si è detto sostenitore nel tempo. Qualcosa di inaccettabile. “Le elezioni arriveranno. Le avete solo spinte più in là di qualche metro. Quando sarete pronti a lottare ci troveremo di nuovo dalla stessa parte. Con amicizia”, ha concluso.

L’adesione di Carlo Calenda al Partito è durata quindici mesi. L’ex Ministro dello Sviluppo – che era già ai ferri corti con l’ala renziana – aveva infatti preso la tessera dei Dem il giorno dopo la sconfitta elettorale del 4 marzo 2018. Ieri, quando il PD ha dato via libera alla formazione di un governo con il M5s, l’ha restituita. Ciò che si vocifera ora è che molti dem potrebbero seguire quanto fatto da Calenda. Il movimento di quest’ultimo, “Siamo Europei”, potrebbe essere un punto di partenza per il centrosinistra, a sostegno delle voci che confermerebbero la volontà, da parte di Calenda, di mettersi in proprio e formare un suo partito. “Nell’ultimo anno e mezzo ho sentito profondamente l’appartenenza a un partito che, per quanto diviso e disorganizzato, consideravo l’ultimo baluardo del riformismo in Italia”, ha scritto il dem nella lettera. Tuttavia, la coerenza impone di lasciare.

“Li abbiamo considerati avversari fino a ieri, non possiamo considerarli e farli diventare amici, compagni nella lotta per la democrazia perché ci viene comodo, perché abbiamo paura di perdere le elezioni”, riferisce Calenda a Tpi. Più che arrabbiato, il dem si è detto dispiaciuto che il PD non abbia saputo mantenere il suo orgoglio. “Se una dirigenza non si sente in grado di vincerle si cambia la dirigenza, non si cambia la linea del partito. Zingaretti secondo me si è fatto tirare dentro a un negoziato a cui non credeva e poi invece si è convinto della sua bontà“, dice. Secondo Calenda, si è passati dal rischio crisi alla vera crisi per una questione di paura di perdita di poltrone.

E ora, passato all’opposizione, risponde a chi lo vede alleato con Matteo Salvini. “Per me Salvini è un avversario e non lo si batte facendo un accordo sbagliato, in modo sbagliato con le persone sbagliate. Adesso che hanno fatto questa maggioranza, fateli governare. Vediamo cosa fanno“, prosegue nell’intervista. Ma l’accordo ha per Calenda vita breve. Anche a livello europeo, a parte l’avvicinamento per l’elezione della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, M5S e PD sono distanti.

Fonte: Adnkronos, Carlo Calenda Twitter, Tpi

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