Il Vescovo di Arezzo: “Non dobbiamo pagare noi le colpe di Padre Graziano”

Guerrina Piscaglia: il vescovo di Arezzo nega il risarcimento chiesto dalla famiglia della casalinga scomparsa nel nulla il 1 maggio 2014.

Padre Graziano omicidio Guerrina - Leggilo

Guerrina Piscaglia come Roberta Ragusa: due donne scomparse nel nulla a due anni di distanza, per la cui presunta uccisione sono stati condannati rispettivamente Padre Graziano a 25 anni di reclusione e il marito Antonio Logli in via definitiva a vent’anni. A differenza dei familiari di Roberta – che hanno dichiarato di non volere soldi da Logli – la famiglia di Guerrina aveva chiesto un risarcimento che – stando a quanto riportava il Corriere di Arezzo – avrebbe dovuto aggirarsi attorno al milione di euro.

Il Vescovo di Arezzo Monsignor Riccardo Fontana – attraverso lo studio Scognamiglio di Roma – ha risposto al marito e al figlio di Guerrina Mirco e Lorenzo Alessandrini che la diocesi non darà alcun risarcimento. Secondo Fontana, la condotta del Vice parroco è stata autonoma. In base all’interpretazione del codice civile e del diritto canonico, la Chiesa non ha avuto alcun ruolo di direzione e sorveglianza su Padre Graziano. “Esprimiamo vicinanza alla famiglia, ma la invitiamo ad astenersi da pretese risarcitorie infondate”, ha risposto la Diocesi.

Secondo Nicola Detti e Francesca Faggiotto, i legali della famiglia Alessandrini, la Chiesa avrebbe dovuto ripagare in sede civile al danno gravissimo arrecato da un suo Ministro. Padre Graziano – il cui vero nome è Gratien Alabi – all’epoca dei fatti era vice parroco a Cà Raffaello in provincia di Arezzo e frequentava la donna, madre di un figlio disabile. Secondo quanto emerso dal processo, Guerrina si era innamorata di lui e i due avevano intrapreso una relazioe fatta di incontri e contatti telefonici. Secondo la sentenza definitiva, il sacerdote il primo maggio 2014 ha ucciso la donna, divenuta per lui un pericolo, disfacendosi del corpo, mai stato ritrovato.

Negli anni sono state fatte diverse ipotesi, mai confermate. Anche l’avvocato della famiglia intervistato da l’Unione Sarda aveva commentato: “Ci sono diverse possibilità: in campagna, dai tempi antichi, se vuoi fare sparire qualcosa lo si dà in pasto agli animali. Il letame corrode velocemente. Può essere stato gettato in una porcilaia, in un dirupo, essere stato murato in qualche intercapedine”. Padre Graziano si trova attualmente nel carcere di Rebibbia dove sta scontando la sua condanna a 25 anni: ma  continua a proclamarsi innocente.

Fonti: Il Corriere di Arezzo, Unione Sarda

 

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