Roberto Saviano: “La Comandante di Sea Watch sta difendendo la nostra Costituzione”

Roberto Saviano si è schierato a fianco di Carola Rackete, la Capitana della Sea Watch che ha sfidato le disposizioni date dal Viminale e dal Decreto Sicurezza bis. Per lo scrittore autore di Gomorra, trattasi di un gesto legale coerente con i valori della nostra Costituzione. 

Saviano elogia la comandante di Sea Watch - Leggilo

 

In mare non esistono taxi“. Questo è il titolo dell’ultimo libro di Roberto Saviano, lo scrittore che incarna perfettamente l’ideale del radical chic sempre pronto a dirne una su tutto. Libro presentato a Napoli, nella sua terra, a bordo della Open Arms. Saviano era lì, in mare, come un migrante. Ma è arrivato con abiti puliti e con un portafoglio in tasca. Perché lui non è un profugo, non è un disperato, e anzi si è arricchito parlando di sciagure e camorra. Non si trovava al largo delle coste libiche, prima di essere soccorso; non ha avuto bisogno di qualcuno che lo caricasse su un barchino per provare a salvargli la vita – anche se talvolta il risultato è esattamente l’opposto. Ma Saviano è così: ossessionato dal simbolismo, dalla rappresentazione degli ideali, e anche la presentazione di un libro – che ha per tema l’immigrazione e il cui ricavato, chissà, sarà forse devoluto alle Ong – è diventato un momento-simbolo. Un pretesto, squallido, per ricalcare nuovamente la crisi umanitaria e politica in cui siamo immersi. Non è un gioco, è qualcosa di serio. Ma lui arriva in mare, proprio come i migranti, come fosse una simulazione di un thriller. Una fotografia di cattivo gusto, un fermo immagine privo di qualsiasi logica. Dillo, a un migrante, che su quella nave sei salito con i tuoi piedi per una strategia di marketing. Dillo, a un migrante, che i tuoi vestiti non si sono impregnati d’acqua. E dillo, a un migrante, che tu non sei scampato da nessuna guerra.

In mare non esistono taxi, dunque, e invece il titolo del libro andrebbe forse rivisto. Il sistema della nave-madre, infatti, sembra tornare nuovamente di moda e sembra essere l’ultima trovata per raggirare le disposizioni imposte dal Decreto Sicurezza bis. Gli scafisti libici e tunisini portano piccole imbarcazioni con gruppi di migranti a poche miglia dalle acque italiane. Li lasciano lì, in mezzo al mare, consci che saranno le motovedette italiane a recuperarli e portarli a Lampedusa. E’ accaduto meno di dieci giorni fa, quando un barchino carico di profughi venne lasciato in zona Sar maltese, a 25 miglia da Lampedusa, da una nave madre. A bordo c’erano 81 persone, tra cui 4 donne e 3 bambini, partiti dalla spiaggia libica di Al Zwara e provenienti da Bangladesh, Algeria, Siria, Senegal, Marocco, Tunisia e Libia. A scaricarli poco distante dall’isoletta era stato un peschereccio battente bandiera libica che li aveva trainati su un gommoncino prima di lasciarli in mezzo al mare. Di quell’episodio, di quel taxi, Saviano non ne ha fatto menzione.


Ma ha parlato, invece, della Sea Watch 3. La nave, battente bandiera olandese della Ong tedesca, ha trascorso la 14esima notte in mare ed è ferma a poche miglia da Lampedusa con a bordo le autorità italiane. E mentre c’è chi, come il PD, si è recato nell’isoletta per monitorare la situazione, sulla questione intervengono un po’ tutti. Tutti gli occhi sono puntati sulla Sea Watch, sulla capitana “bianca, ricca e tedesca” Carola Rackete. E anche Saviano, dal suo profilo Twitter, ha detto la sua al riguardo. “Il Capitano della Sea Watch 3 Carola Rackete ha portato la nave in acque italiane. Il suo è un gesto coerente con la nostra Costituzione e TUTTI dovremmo sostenerla. Le vite in mare vanno sempre salvate”, scrive in didascalia al Tweet l’autore di Gomorra. Il concetto viene ribadito nel video dove afferma: “Il capitano della Sea-Watch ha forzato l’alt. Il suo è un gesto di legalità, in piena coerenza con la nostra Costituzione. Le vite umane vanno sempre salvate e il porto sicuro più vicino è quello italiano. Le leggi trionferanno contro la propaganda del ministro Salvini”.

Allora una domanda sorge spontanea: se violare le disposizioni del Decreto Sicurezza bis è legale e coerente alla nostra Costituzione, allora Sergio Matterella, che ha firmato il documento, non lo è stato?

Chiara Feleppa

Fonte: Roberto Saviano Twitter

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