Sea Watch: “Siamo in mare da 7 giorni, ora basta: fate sbarcare i migranti”

In mare dal 14 giugno. A bordo 43 migranti. La Sea Watch è ferma, vicino Lampedusa, e non può sbarcare. La situazione è critica, tanto più se nessuno delle parti è disposto a cedere. La comandante della nave, infatti, si rifiuta categoricamente di riportare i migranti in Libia e Salvini non cede minimamente sull’apertura dei porti. In un appello lanciato su Twitter, Carola Rackete ha lanciato un nuovo messaggio per chiedere aiuto ed informare sulle condizioni disperate in cui versano le persone a bordo. 

Come informa l’Ansa, un gruppo di 45 migranti, tra cui due bambini ed una donna incinta, sono stati recuperati al largo di Lampedusa dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza e fatti sbarcare nell’isoletta. I migranti, originari del Senegal, Costa d’Avorio, Kenya e Somalia, sono stati portati all’hotspot e del loro sbarco ha reso notizia Mediterranean Hope, su Twitter. “Il porto di Lampedusa torna ad accogliere 45 migranti dell’Africa subsahariana. Le persone sbarcate erano visibilmente disidratate dopo il lungo viaggio in mare“, si legge nel Tweet:

Proprio in quelle acque, in queste ore, resta ferma la Sea Watch 3, la nave battente bandiera tedesca che attende da giorni l’indicazione di un porto sicuro. Porto che non è Tripoli, ma Lampedusa, secondo l’Europa e la portavoce Giorgia Linardi. Porto che, però, non viene concesso da Salvini. Il Ministro dell’Interno non ha nessuna intenzione a cedere, così come quello tedesco che ha seguito il pugno duro del leghista, bloccando le proposte di circa cinquanta città tedesche pronti a farsi carico dei migranti. La situazione è critica, specie dopo che il Tar ha respinto il ricorso fatto dalla Ong contro il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali notificato dal Viminale applicato grazie al Decreto Sicurezza bis.

Intanto, il comandante della Sea Watch Carola Rackete, ha lanciato in un video l’allarme per la situazione. “Abbiamo immediata necessità di sbarcare queste persone in sicurezza il prima possibile poiché la loro situazione è sempre più precaria. Salvini ha emanato un nuovo decreto legge che ci impedisce di entrare nelle acque territoriali, in contrasto con la legge del mare”, dice la donna, poi continua: “In questo modo non abbiamo alcuna opzione per sbarcare le 43 persone ancora a bordo, che sono sempre più preoccupate del loro futuro e della possibilità di scendere a terra. Inoltre, il rollio della nave è costante, ogni giorno, e ci sono problemi di disidratazione”.

Le Ong si appigliano, per cercare giustificazione alla richiesta di uno sbarco, al diritto internazionale del mare, che impone l’obbligo di sbarcare le persone soccorse nel porto sicuro più vicino e più rapidamente possibile. Eppure, nel caso della Sea Watch 3, né la Tunisia, né Malta sono state prese in considerazione e l’imbarcazione ha puntato dritto verso l’Italia. Non si sa quale sarà il destino della Sea Watch 3, né dei migranti a bordo. In un Tweet, una donna racconta così il suo passato: “In prigione ho visto così tanti stupri, torture. La Libia è un inferno, le donne vengono violentate, picchiate. Gli uomini torturati”. 

Fonte: Ansa, Twitter Mediterranean Hope, Twitter Sea Watch Italy

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