De Falco: “La crudeltà mentale di Salvini assecondata da Di Maio, si dimetta”

Gregorio De Falco, senatore eletto tra le fila del Movimento 5 Stelle e poi espulso per il suo no al decreto sicurezza, ha attaccato il vicepremier Luigi Di Maio.

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Dopo il risultato deludente ottenuto dall’M5s alle elezioni europee che si sono svolte domenica 26 maggio, Gregorio De Falco, senatore ormai ex pentastellato, si è scagliato contro il vicepremier Luigi Di Maio. Ed un duro affondo dell’ex grillino, espulso dal Movimento 5 Stelle a seguito della sua opposizione al decreto sicurezza: “Il capo politico del Movimento dovrebbe prendere atto della sconfitta e rassegnare le dimissioni, se avesse dignità – esordisce nellintervista a TPI – Ha sbagliato tutto. M5S è ridotto a metà di ciò che era”.

Secondo il senatore, il motivo dell’esito del voto era tutt’altro che imprevedibile: “Non c’è nessun commento nuovo, sono cose che diciamo da tempo. Da quando il Movimento ha cominciato a perseguire una politica lontana da i propri ideali si è fatto sfrattare e vampirizzare dalla Lega. Il Movimento è ridotto a metà di quello che era. Si potrebbe dire M5S fratto due. Quando uno non riconosce nell’operare quotidiano i valori che ha proclamato per tanto tempo, compie un vero e proprio tradimento delle aspettative che ha generato”.

Per De Falco il crollo del consenso dell’M5s, unito all’exploit della Lega di Matteo Salvini avranno un conseguenze molto chiare sul Governo: “La Lega imporrà i propri temi in modo assoluto. Si parlerà – come è già stato annunciato – del decreto sicurezza bis, e di tutte quelle tematiche su cui in campagna elettorale il Movimento faceva opposizione. A somma quasi invariata dei due partiti di governo ora si sono invertite le posizioni. Ma mentre il Movimento ha lasciato condurre al socio di minoranza, la Lega, che ora è diventato socio di maggioranza, ha già detto ieri sera: “io pongo i temi””.

I 5 Stelle avrebbero dunque una strada per uscire da questa situazione: “Il Movimento deve assolutamente fare un’autocritica enorme, partendo dal proprio rapporto rappresentanti – elettori. Non può proclamare democrazia e non praticarla. Il punto è sempre stato questo. Ed è paradigmatico ciò che è successo a me”.

Non solo però autocritica e democrazia, Di Maio dovrebbe anche effettuare un passo, quello delle dimissioni. Il giudizio del senatore è infatti netto sul capo politico del Movimento 5 Stelle: “Non è soltanto una questione di governo. Per il Movimento si tratta di una scelta di vita. In questo momento è destinato alla consunzione, a finire. Il che non è un male: nel momento in cui dovesse rimanere così non avrebbe senso. Diventerebbe una costola della Lega, la sua ruota di scorta.

Il capo politico del Movimento dovrebbe prendere atto della sconfitta e rassegnare le dimissioni, se avesse dignità.

Nello statuto del Movimento c’è scritto che chi ha fatto perdere un gran numero di voti deve essere sottoposto a un procedimento disciplinare sanzionatorio (il riferimento è all’articolo 11, lettera h) punto 3, che cita le “mancanze che abbiano provocato o rischiato di provocare una lesione all’immagine od una perdita di consensi per il MoVimento 5 Stelle, od ostacolato la sua azione politica” tra i comportamenti che possono determinare l’adozione di provvedimenti sanzionatori, ndr). Il capo politico ha sbagliato tutto: ha perso oltre la metà dei voti. Non perché abbia fatto una politica sbagliata, ma perché non ha seguito il metodo democratico. Occorrerebbe riaprire lo statuto e i regolamenti alla democrazia. Poi bisognerebbe ritornare ai valori fondanti e vedere quali di questi sono ancora pilastri del Movimento e quali no. Questo attraverso un rapporto vero con gli elettori, non tramite Rousseau”.

Fonte: TPI

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