Altaforte esclusa, stand smantellato. L’editore: “Questa è censura”

La casa editrice Altaforte è stata esclusa dal Salone del libro di Torino. L’editore, che si è presentato ugualmente all’evento, con i libri tra le mani, ha annunciato azioni legali e ha parlato di un chiaro gesto di censura nei suoi confronti.

Altaforte esclusa - Leggilo

Ha vinto Michela Murgia, ha vinto il Sindaco Appendino, e hanno vinto i Radicali, di nuovo. La casa editrice Altaforte è fuori dal Salone del Libro di Torino, in quanto l’editore è stato accusato dal Primo Cittadino di “apologia di fascismo”. “È stato un attacco a Matteo Salvini e a me, siamo stati censurati. Ci muoveremo legalmente contro il Salone del Libro, e decideremo con gli avvocati se muoverci anche contro Regione e Comune, per questa decisione”, ha commentato così l’editore Francesco Polacchi, all’ingresso del Salone, poche ore fa, in seguito alla notizia dell’esclusione dalla fiera libraria, come riportato da La Stampa.

“Sono stato denunciato per un reato di opinione che ritengo anacronistico e ho massima disponibilità di chiarire tutto davanti alla procura. Comunque sabato mattina presenteremo a Torino il libro di Altaforte sul ministro dell’Interno. Evento a cui abbiamo invitato tutti coloro che ci hanno espresso solidarietà: da Feltri a Sansonetti”, ha continuato. Nel mentre, il suo stand è stato completamente smantellato. Secondo Polacchi, ma non solo lui, dietro la sua esclusione ci sarebbe un attacco diretto al Vicepremier Salvini, in quanto Altaforte, vicina a CasaPound, ha editato il libro del Ministro dell’Interno. Le conseguenze del ricorso presentato da Altaforte, e la relativa richiesta danni, potrebbero minare la stabilità dell’evento.

Quel che è certo, però, è che l’esclusione della casa editrice ha sapore di censura e di limitazione della libertà di stampa e di parola. Le polemiche sono cominciate già quando è stato reso noto che Polacchi fosse attivista di CasaPound e si sono fatte ancora più insistenti dopo le sue dichiarazioni filo-fasciste.

Fonte: La Stampa

 

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