Pedofilia? Non è un problema della Chiesa. I migranti invece sì: “Aprite i porti”

Il summit sulla pedofilia in Vaticano si è chiuso. Il Cardinale australiano George Pell è stato riconosciuto colpevole, rischia fino a 50 anni di carcere. 

George Pell condannato

Il Cardinale australiano George Pell è stato riconosciuto colpevole per aver abusato di due adolescenti, di 12 e 13 anni, nel 1996. I due minorenni facevano parte del coro della cattedrale di Saint Patrick, negli anni Novanta, quando il Cardinale era allora Arcivescovo a Melbourne e aveva 55 anni, come riportato dall’Ansa. Pell era tra i 9 cardinali consiglieri che avrebbero dovuto aiutare Papa Francesco, solo un mese dopo la sua elezione al pontificato, nella riforma della Curia romana. Ma lo scandalo della pedofilia per Pell era già alle porte.

La sentenza verrà emessa il 13 marzo. Intanto, il 77enne sarà detenuto in un centro di custodia cautelare fino alla sua condanna, poi sarà trasferito in una prigione. Cinque sono i reati attribuitigli, tra cui quello di oltraggio al pudore, che fanno aumentare gli anni di detenzione fino a 50 anni di carcere. Mentre una delle due vittime è deceduta, a causa della dipendenza da droga – che secondo i genitori sarebbe stata causata proprio dall’abuso mai elaborato – l’altro ha fatto sapere di aver provato “vergogna, solitudine, depressione” per anni.

La giuria aveva emesso il verdetto a dicembre, ma il Giudice aveva impedito di renderla pubblica per evitare che influenzasse un altro processo contro Pell, per un atto di pedofilia che avrebbe commesso negli anni ’70. Ritirate le accuse per questo secondo caso, il verdetto è stato reso noto. “Per garantire il corso della giustizia il Santo Padre ha confermato le misure cautelari già disposte nei confronti del Cardinale. Ossia il divieto in via cautelativa dell’esercizio pubblico del Ministero e, come di norma, il contatto in qualsiasi modo e forma con minori di età”, ha fatto sapere ieri il portavoce vaticano Alessandro Gisotti. Intanto, ieri George Pell, all’uscita del tribunale di Victoria, è stato accolto da una folla inferocita: qualcuno gli ha urlato “mostro”; altri gli hanno augurato di “marcire all’inferno”.

Papa Francesco sembra quasi, e finalmente, essersi reso conto dei veri problemi di competenza della Chiesa. Il summit in Vaticano, chiusosi domenica scorsa, incentrato proprio sul tema della pedofilia – “il male più grande della Chiesa” – sembra finalmente voler indicare un cambiamento di rotta nelle linee di Bergoglio. Dopo il selfie con la spilla, “Aprite i Porti”, il Papa ha dato uno sguardo a ciò che accade realmente tra le sue mura. Non solo il caso di George Pell, ma anche quello dell’ex Cardinale Theodore Edgar McCarrick, anche lui sotto accusa per abusi sessuali sui minori, ridotto allo stato laicale, ha palesato la gravità della situazione.

E se Papa Bergoglio pensa ai migranti, ad andare contro il Governo giallo-verde e a predicare l’accoglienza, l’Australia se ne frega e sbatte in carcere i preti pedofili. Il “modello australiano”, un esempio da seguire, secondo il Vicepremier Matteo Salvini, è una presa di posizione netta. I Governi australiani, con lo slogan “no way”, non permettono a nessuno di avvicinarsi alle coste clandestinamente. Mentre chi commette abusi, o reati, sia laico o peggio ecclesiastico, viene condannato senza mezzi termini.

In Italia la situazione è capovolta: papa Francesco pensa agli slogan e ai migranti; i migranti ci fanno causa; e i pedofili restano a lungo a piede libero.

Fonte: Ansa

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