La canzone di Mamhood cantata in Chiesa, prima della Messa

Continua a scatenare polemiche la canzone vincitrice di San Remo “Soldi” di Mahmood. Un sacerdote, Don Salvatoe, la critica. Don Vitaliano chiede ai ragazzi dell’oratorio parrocchiale di cantarla.

Mahmood in Chiesa - Leggilo

Si continua a parlare di Mahmood vincitore a San Remo e della sua canzone, “Soldi”.

Questa volta grazie ad apparso un post il10 febbraio sulla pagina Facebook di Don Salvatore Picca, parroco della chiesa di S.Martino in Valle in provincia di Benevento che ha suscitato una polemica inattesa. Il post in questione recitava: “Sarò un sovranista…un fascista…un nazionalista…uno squadrista e tutti gli ista del mondo ma la canzone di Mahmood davvero non si può sentire… è semplicemente vergognosa…ma si è realmente fascisti e razzisti dicendo che non può vincere il festival della canzone italiana una schifezza del genere e che non si può dire a tutto il mondo che la canzone italiana è ridotta a quello schifo???? WWWWW IL VOLO…” e qui il commento del sacerdote diventava sarcastico:

“…purtroppo hanno avuto una sola pecca: non erano musulmani non erano immigrati non erano pieni di tatuaggi non erano drogati erano solo troppo italiani e con una canzone troppo italiana per vincere il festival della canzone italiana”.

In risposta a quel post Don Vitaliano della Sala, parroco di Mercogliano in provincia di Avellino, ha deciso di far cantare all’oratorio proprio la canzone “Soldi” di Mahmood e successivamente di introdurre la Messa con le note della canzone vincitrice di Sanremo.

Don Salvatore  ha successivamente smentito di essere sovranistà, sottolineando di essere stato frainteso: “…l’italiano deve essere una lingua difficile da capire…” ha scritto. Certo le rispettive erichette di “prete sovranista” e “prete buonista” sono pronte per essere appuntate sull’uno e sull’altro. Una querra tra i due, insomma. Una conclusione che fa sorridere, in quanto i preti dovrebbero limitarsi a fare i preti, occuparsi delle anime e lasciare le questioni politiche ai politici.

Resta ad ogni modo – e dispiace – l’uso strumentale di un ragazzo italiano che si trova,suo malgrado in mezzo ad una questione che non gli compete. Tirato per la giacca da una parte e dall’altra, per dimostrare una o l’altra tesi. E questo può solo fare tristezza. Alessandro Maoumood è un ragazzo che ha sempre vissuto in Italia, e andato tre volte in Egitto nella sua intera vita, si dedica alla musica da quando aveva otto anni, ha scritto per Mengoni e Gabbani, ed aveva vinto la categoria giovani l’anno scorso. Senza polemiche. Forse sarebbe il caso di smorzare i toni e lasciare Mahmood alla sua musica.

Alessandro Signorini

Fonte: Facebook Don Salvatore Picca

 

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