Antonio Di Maio quasi in lacrime, difende il figlio. Matteo Renzi: “Ora tocca a lui, mi dispiace tanto”

Non ha esita a farsi vedere in difficoltà Antonio Di Maio e si mostra così come è. Non si rintana attendendo la prima notizia favorevole per sputare veleno e rivendicare chissà quali ingiustizie subite. Si chiama Antonio, non Matteo o Elena: chiede scusa. una parola mai pronunciata ad Arezzo o Rignano sull’Arno.

«Non voglio certamente discolparmi se ho fatto degli errori e voglio da padre a figlio dire a Luigi che mi dispiace per tutto quello che lui sta passando». Antonio Di Maio è oggi un piccolo imprenditore con la sua proprietà sorvolata dai droni, i giornalisti fuori casa. E’ braccato, domenica dopo domenica, da le Iene. Antonio parla attraverso un video pubblicato su Facebook: «Luigi non sapeva nulla» dice. E questo alla fine risulta il motivo ed il cuore del suo discorso. Luigi è in realtà la causa vera di questi eventi: se lui non fosse il padre del Ministro, nessuno si sarebbe avvicinato a quel terreno, o forse si, ma in ben altro modo: ordinaria amministrazione. Illeciti della piccola Italia. Ora invece è diventato un affare di Stato, per alcuni.

«Forse non spetta a me giudicare – dice Antonio non senza emozione parlando di quello che è accaduto nelle ultime ore – ma mi sembra un trattamento che si riserva a un pericoloso criminale e mi spiace anche per i miei vicini e per tutto il paese. Quando, nei giorni scorsi, la Polizia Municipale è venuta a Mariglianella per controllare il capanno sul terreno, di proprietà mia e di mia sorella l’area è stata sorvolata da un drone, come nei giorni scorsi anche la nostra casa. C’erano telecamere e giornalisti ovunque».

Antonio Di Maio  si riferisce a sè stesso definendosi «semplicemente un piccolo imprenditore che ha commesso degli errori». Antonio di Maio ammette le sue colpe, dicevamo. Chiede scusa alla famiglia, agli operai «che hanno lavorato senza contratto per la mia azienda anni fa».  Gli errori commessi sono spigati con parole semplici «come ogni padre ho provato a non far mancare nulla alla mia famiglia. Per questo, nei periodi difficili, ho cercato di andare avanti da solo perché non volevo pesare su di loro. So che tanti papà mi capiscono».

«Ammetto – aggiunge riferendosi all’ispezione di qualche giorno fa – che nel cortile avevo lasciato qualche mattone e dei sacchi con materiale edile e altre cose. Anche in questo caso, se ho sbagliato me ne assumo la responsabilità, ma essendo la mia proprietà privata non pensavo che questo potesse essere addirittura un reato ambientale».  Ed aggiunge: «Luigi a volte mi ha dato una mano in azienda, come fanno tanti figli con i padri e ci sono tutti i documenti che lo provano, lui li ha già pubblicati.» sottolinea Antonio Di Maio che torna spesso a parlare del figlio dicendosi convinto che Luigi non sia nient’altro che una vittima. «Stanno cercando di attaccarlo, ma lui non ha la minima colpa e non era a conoscenza di nulla». Sembra parlare più da padre che da imprenditore. Non nasconde di essere orgoglioso di  Luigi  «posso solo incoraggiarlo ad andare avanti, ma non perché è mio figlio, ma perché credo che stia facendo il bene di questo Paese, contro tutto e contro tutti Io sono molto orgoglioso dei miei figli e sono orgoglioso di Luigi»».

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Antonio Di  Maio risponde anche alle accuse mossegli da alcuni giornali mainstream, di aver voluto frodare il Fisco, e propriamente Equitalia, liberandosi della vecchia azienda e varandone una nuova, le cui quote sono state attribuite ai figli:

«Voglio precisare una cosa importante: non esiste nessuna elusione fraudolenta. Nel 2006 ho deciso di chiudere la mia azienda per debiti tributari e previdenziali che non ero in grado di pagare. Questi avevano bloccato l’attività di impresa per cui non vi era altra strada che chiuderla. Non ho sottratto i miei beni alla garanzia dei creditori, tanto è vero che, 4 anni dopo, nel 2010, Equitalia Polis Spa agente della riscossione per la provincia di Napoli iscrive ipoteca legale su due terreni e un fabbricato di mia proprietà a Mariglianella. Successivamente mia moglie ha avviato una nuova attività di impresa che ha pagato regolarmente le tasse. Quindi – assicura – non c’è stato nessun intento elusivo: né elusione di imposte sui redditi prodotti dalla nuova ditta di mia moglie, né sottrazione della garanzia patrimoniale per i miei debiti pregressi alle pretese dei creditori». «Ripeto che non voglio certamente discolparmi se ho fatto degli errori e voglio da padre a figlio dire a Luigi che mi dispiace per tutto quello che lui sta passando».

Sulla vicenda è tornato a parlare l’ex premier Matteo Renzi: “Continuo a pensare che la vicenda che riguarda il padre di Di Maio (lavoro nero, condoni, abusi edilizi, rifiuti, cartelle Equitalia) dovrebbe essere fuori dal dibattito politico” che non rinuncia a sottolineare la ragione del caos mediatico attorno ad Antonio Di Maio:  “Ci sono due ragioni per le quali se ne parla. Perché i Cinque Stelle hanno creato un clima infame, con aggressioni personali. E oggi la famiglia Di Maio è vittima di questo sistema. Perché Luigi Di Maio deve spiegare per quale ragione ha accettato di fare il prestanome al padre. E questo è ciò che rileva”. “Conosco ciò che sta passando la famiglia Di Maio e mi dispiace vedere le telecamere entrare nell’intimità di una famiglia – prosegue Renzi, come riportato dall’Ansa, ricordando come i 5 Stelle sono stati i suoi principali accusatori politici quando l’inchiesta Consip coinvolse suoi padre Tiziano – per colpa di Luigi e dei suoi amici ci siamo passati anche noi”.

Fonti: Facebook Antonio Di Maio, Ansa

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