Chi sono le persone scortate in Italia: i costi, chi ne ha diritto

Chi sono le persone scortate nel nostro Paese: come si ottiene la scorta e chi ne ha diritto.

L’ultimo in ordine di tempo ad essere chiamato in causa è stato l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Secondo gli ultimi dati, infatti, “Re Giorgio” vanterebbe una scorta di 45 persone, più di quante gli erano riservate quando risiedeva al Colle. Gli agenti della scorta, secondo quanto riportato, guadagnerebbero tra i 1700 e i 2000 euro con straordinari da 50 ore in un mese. In più avrebbero un’indennità tra i 400 euro per gli agenti “semplici”, fino ai 1600 euro per i dirigenti. Pare che mentre era ancora Presidente, la scorta di Napolitano contasse 15 uomini in meno rispetto agli attuali.  L’ex Presidente avrebbe chiesto anche una terza auto per scortare la moglie. Gli agenti verrebbero utilizzati davanti la sua casa al Rione Monti, come portieri nel gabbiotto, come vigilantes, infermieri di pronto soccorso e come accompagnatori dell’ex coppia presidenziale. Il suo successore Sergio Mattarella invece avrebbe scelto un profilo più basso,  utilizzando delle Panda e voli di linea per muoversi.

Secondo invece una nota stampa del Quirinale, la notizia sui 45 agenti impegnati nella scorta di Napolitano sarebbe falsa: “La tutela è assicurata, non a richiesta dell’interessato, ma sulla base delle norme vigenti, con gli stessi criteri e con le stesse modalità utilizzati per analoghi servizi di protezione. I dettagli sulla composizione di detti servizi sono dati sensibili. Per quanto riguarda la protezione del presidente emerito Giorgio Napolitano viene impiegato un numero di persone di gran lunga inferiore rispetto a quello indicato negli articoli, che non hanno pertanto riscontro nella realtà”.

Le scorte: cosa dice la legge

E quali sarebbero queste normi vigenti? Le stabilisce l’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale, UCIS, voluto da Silvio Berlusconi dopo l’assassinio nel 2002 del giuslavorista Marco Biagi, a cui era stato revocato il permesso di avere la scorta. All’UCIS arrivano direttamente le richieste dei Prefetti che segnalano quali sono le persone a cui dovrebbe essere assegnata la scorta dietro un’indagine motivazionale secondo la quale appunto la persona è sottoposta ad un pericolo reale. La scorta può essere revocata solo se viene dimostrato che “il pericolo sia cessato”. L’Ufficio, suddiviso in 4 diversi dipartimenti, è guidato da un Prefetto e ha sede direttamente al Viminale, ma non può essere influenzato essendo un organo indipendente.  In genere la classificazione può essere divisa tra  “flessibile” o “fissa”: nel primo caso un’auto della Polizia passa più volte al giorno vicino al posto di lavoro o vicino all’abitazione della persona a rischio; nel secondo caso gli agenti rimangono fuori casa con un piantone fisso. Vediamo ora i tipi di scorta.

I quattro tipi di scorta

I livelli di scorta sono 4 e vanno dal livello massimo a quello più blando, come riportato dall’Agi. Nel primo livello – il massimo – è prevista l’assegnazione di 3 auto blindate con tre agenti per ogni auto. Ed è la scorta riservata per intenderci a Matteo Salvini e come lui ai Ministri più a rischio: quello degli Esteri e quello dell’economia, oltre ai magistrati perennemente sotto minaccia mafiosa. In totale la massima protezione è riservata a 20 persone.
Il secondo livello prevede invece due auto blindate con tre agenti per ciascuna: riguarda ministeri delicati, ma non internazionali, come quello della Salute.
Il terzo livello prevede invece un’auto blindata con due agenti e l’ultimo livello è quello dedicato ai ministri senza portafoglio.

In totale in Italia sono 585 persone a cui è stata data la protezione, soprattutto magistrati (267). Seguono poi i Capi di sindacato – sono infatti da sempre scortati i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – e i giornalisti (19, per lo più direttori), 12 religiosi, 5 tra ex collaboratori di giustizia e testimoni di giustizia, 5 loro famigliari. Inoltre sono protetti anche due avvocati di collaboratori di giustizia e dieci esponenti di associazioni imprenditoriali ed enti no profit, come il leader di Confindustria e le ong antimafia. Anche le persone del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale hanno delle tutele. Tra le personalità che hanno diritto ad una protezione ci sono per esempio  Maurizio Gasparri, Nunzia De Girolamo, Gianfranco Rotondi, Massimo D’Alema , l’ex sottosegretaria Maria Elena Boschi, Piero Fassino, l’ex ministro Maurizio Lupi e l’onorevole Ernesto Carbone del Partito Democratico.

Poi ancora ovviamente lo scrittore Roberto Saviano – che risulta usufruire di una protezione base di 7 agenti – il vicedirettore dell’Espresso Lirio Abbate, il giornalista Paolo Borrometi minacciato dalla mafia, la cronista Federica Angeli di Repubblica minacciata dagli Spada di Ostia, Michele Albanese del Quotidiano del Sud, minacciato dalla ’ndrangheta. E  ancora: Magdi Cristiano Allam, l’ambasciatrice mancata di Israele Fiamma Nirenstein, il direttore della Verità Maurizio Molinari, il direttore di Repubblica Mario Calabresi, il direttore della Stampa Maurizio Belpietro, l’editorialista e  direttore di Libero Vittorio Feltri, il direttore del Giornale Alessandro Sallusti e il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa. Quest’ultimo ha però detto che la sua scorta è costituita da un Carabiniere, visto che l’automobile e l’autista sono a carico suo con un contributo Rai come prevede la normativa.

Nel 2017, rispetto all’anno precedente, sono state decise 88 nuove scorte e ne sono revocate 59, mentre 69 sono state rimodulate, ovvero modificate ad un livello più basso. A livello locale – cioè regionale – ci sono poi altre trenta scorte, che andandosi a sommare con  quelle nazionali fanno salire il numero a oltre 600 persone sotto protezione. La maggiore concentrazione è nel Lazio – sede delle istituzioni – e in Sicilia, a causa della presenza della mafia. Seguono poi la Campania, la Calabria, ma anche la Lombardia detiene il 5,2% delle scorte di tutto il Paese.

Quanto costano le scorte

Salvini vuole tagliare anche i costi alle scorte, anche se in realtà gli ultimi dati ufficiali ce ne sono pochi. Si tratta di una spesa che grava nelle tasche dei contribuenti per circa 250 milioni di euro l’anno.  Negli ultimi anni – le cifre però sono riferibili al 2012 – sono state acquistate oltre 2 mila nuove auto, per una spesa di circa 120 milioni di euro: si tratta di circa 600 Bmw delle serie 3 e 5, di un centinaio di Audi 6, ciascuna del costo di 140mila euro visto che sono auto blindate a cui si aggiungono 300mila euro spesi per l’acquisto di Audi A8 e Bmw7. Sempre al 2012 – e per quanto ne sappiamo altri nuovi dati non ne sono usciti – dell’autoparco blindato non esiste un vero e proprio censimento ma alla fine il numero dovrebbe aggirarsi intorno alle 1500 macchine.
Queste spese  però non sembrerebbero corrispondere alle parole di Andrea Cardilli, delegato Cocer la rappresentanza sindacale dei militari, che intervistato da Il Tempo nel 2017 diceva: “Le scorte le facciamo con le macchine che abbiamo. Quando non ci sono quelle blindate, utilizziamo le solite. Vecchie, alcune con oltre centotrentamila chilometri, che per forza di cose bisogna distogliere a coppia dal controllo del territorio per supplire alla mancanza di vetture per i servizi di protezione“. Anche Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp aveva dichiarato: “Oggi purtroppo assistiamo, in modo particolare a Roma, a un sistema di effettuazione delle scorte che spesso non rispetta le caratteristiche operative e di sicurezza. Le scorte vengono infatti utilizzate derogando ai livelli di sicurezza e in questo modo chi avrebbe diritto alla macchina blindata viene invece scortato con una autovettura non protetta, chi avrebbe diritto per il livello di minacce a due auto di scorta ne riceve solo una, facendo assomigliare sempre più il servizio di scorta a un taxi”.
Un sistema costoso che però non tiene conto del taglio dell’organico, costretto anche a trasferte senza un adeguamento economico: “La carenza di personale del reparto scorte di Roma costringe gli agenti a continui reimpieghi, andando a prendere la persona da scortare dal punto A per accompagnarlo al punto B e poi di corsa fare la stessa cosa con un’altra persona e così via” – spiegava Pianese – “Ci sono gli straordinari, ma capita di star lontano da casa anche più giorni e di andare in territori sensibili tipo Calabria, Sicilia. I nostri stipendi sono fermi da nove anni, contratti e indennità bloccati”.

Fonte: Agi

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