“Si cali le mutande” continua l’indagine sulla violenza al concorso di magistratura

(Websource/Archivio)

Sono passati 10 giorni da quando Cristiana Sani, laureata in giurisprudenza che ha tentato il concorso in magistratura, denunciava una violenza da parte di due poliziotte nel corso del test di ammissione, come riportato da Repubblica: “Agli scritti del concorso di magistratura succede che alcune agenti della Polizia Penitenziaria decidano improvvisamente (senza alcun indizio e indistintamente) di rinchiudere una concorsista alla volta in un angolo del bagno e perquisirla”. Un’esperienza traumatica acuita dalle modalità violente delle due agenti che non solo avrebbero preteso che la ragazza si togliesse le mutande, ma avrebbero anche ironizzato sulla perplessità della giovane ad abbassarsi l’indumento intimo in presenza di altre persone, dicendole: “Che fa, ha il ciclo che non vuole toglierle?”.

La denuncia, pubblicata sul profilo Facebook, ha subito scatenato un polverone ed ha convinto il magistrato Andra Orlando ad aprire un’indagine perandare a fondo su quanto accaduto nel corso dei test. Il magistrato ha chiesto una relazione dell’accaduto al direttore del Dap, Santi Consolo, ma a quanto pare in quelle pagine non ci sono delle prove che confermino quanto affermato dalla Sani. I dirigenti delle carceri hanno ammesso che nel corso della prova sono state effettuate delle verifiche su alcuni partecipanti al concorso e che durante queste quattro ragazze sono state trovate in possesso di foglietti ed escluse dalla prova. Da voci di corridoio era emerso anche che una delle studentesse espulse ci fosse anche la Sani, ma questa ha risposto alle insinuazioni scrivendo di poter confermare di aver portato a termine la prova.

Le versioni dell’accaduto differiscono proprio sulla presunta perquisizione che secondo la Dap non sarebbe proprio avvenuta. A sostegno della loro versione c’è il fatto che nessuno dei presenti abbia ancora confermato le accuse della Sani. Inoltre c’è da considerare il fatto che non è ancora stato fornito il nome delle due agenti che si sono macchiate della violenza nei suoi confronti. Dati i fatti viene da chiedersi se la denuncia corrisponda al vero e per cameratismo vengono protette le agenti, o se la ragazza si sia inventata tutto. Ma se così fosse, a quale scopo? Appare chiaro che il Dap non creda alla denuncia, ma Orlando spinto dal nostro medesimo dubbio non è ancora convinto ed è determinato ad approfondire ulteriormente la questione.

FS

Fonte: Repubblica

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