Gli abbracci ai cinesi e gli aperitivi di Zingaretti: superficialità e incoscienza ai tempi del Coronavirus

Da due settimane non si è parlato d’altro: contagio, infezione, virus pandemico. Sono parole che la maggior parte della popolazione italiana ha letto solamente nei libri di storia o le ha sentite nominare in film apocalittici e nelle serie tv. Ma le parole che descrivono meglio queste ultime due settimane sono: superficialità ed incoscienza.

Nicola Zingaretti Coronavirus - Leggilo.org

E’ accaduto tutto in pochi giorni. L’incoscienza ha contagiato più persone del virus. Non ultimi gli studenti e precari che questa notte nella Stazione Centrale di Milano, hanno tentato di lasciare il capoluogo lombardo cercando disperatamente di salire sull’ultimo treno, neanche fossero berlinesi in fuga dalle guardie della DDR nei giorni in cui veniva edificato il Muro.

Ma c’è stata un’altra fuga, prima di quella tentata dagli studenti. E’ stata la fuga di notizie da Palazzo Chigi. Il premier Giuseppe Conte e il suo staff invece di circoscrivere l’epidemia di informazioni contraddittorie che ha caratterizzato la gestione dell’emergenza ha, ancora una volta, destabilizzato e lasciato nell’incertezza. E’ una conduzione fatalmente fragile e confusa quella del premier che ha ben pensato di accusare un ospedale per il diffondersi dell’epidemia, come se Whuan non esistesse. Una confusione appena mitigata dalla naturale mitezza nel porsi, dal tono di voce sempre al di sotto della soglia di guardia, certo.

Ma la sensazione è che il pontile sospeso sul vuoto di questa emergenza sia fragile e scricchioli ad ogni passo, quando parla Conte. Perchè si comprende che è confuso e spaventato anche lui, in cuor suo. Perchè i capelli ben pettinati e la pochette non bastano. Basta invece la mascherina sul volto del Governatore Attilio Fontana per capire che l’inadeguatezza delle istituzioni, di fronte a questa sfida straordinaria, è come il contagio: c’è e fa paura. Ecco allora che la misura appare colma e si scomoda il Quirinale ma anche qui l’esito è, spiace dirlo, dissonante e desolante. Il Presidente Mattarella, con le scuole ormai chiuse ovunque, ha parlato di “ansia immotivate” 36 ore prima che l’intero Nord, il cuore produttivo ed economico del Paese, venisse messo in quarantena.

Ciononostante questo Esecutivo appare compatto come può esserlo un equipaggio su una scialuppa di salvataggio. Del resto il Covid-19, lo legittima, se non altro per far fronte alle emergenze quotidiane. La gente muore, le sanità modello di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono al collasso, certamente ora non si può e non si deve pensare a nessun avvicendamento a Palazzo Chigi. Ma certo la maggioranza di coalizione giallo-rossa, avrebbe dovuto, e in fretta, proteggersi dal virus della superficialità, ma ha esistano a farlo.

Ma facciamo un piccolo passo indietro

E ora veniamo alla seconda parola, che ha contraddistinto buona parte della classe politica nelle ultime settimane. Si chiama incoscienza.

Il 20 febbraio, in quella Milano open, culla di mondanità, eleganza, accoglienza, viene organizzato la serata delle #bacchetteday. Un evento in cui bisognava dimostrare ai nostri fratelli cinesi che gli italiani non sono un popolo che discrimina. Il gesto dimostrativo era consumare un pasto in uno dei ristoranti cinesi presenti in città, e fronteggiare così gli idiomi e gli idioti del terrorismo di Salvini e della sua corrente di impestati di odio. Ora, che la serata sia stata sponsorizzata da Selvaggia Lucarelli o dalla sezione del Partito Democratico di Lodi, può anche andar bene, perché quando c’è di mezzo il Partito Democratico e il politicamente corretto l’intento è sempre encomiabile. Ma una cautela maggiore certo non sarebbe apparsa fuori luogo e, con il senno di poi, fa rabbrividire il post di conclusione dell’evento. Nella pagina social de La Notte delle Bacchette si racconta una “serata di un entusiasmo contagioso“. L’entusiasmo suona macabro, oggi, dopo che i contagiati hanno oltrepassato la soglia delle 5 mila unità.

Il “Politicamente corretto” ai tempi del Coronavirus

E dopo tutto questo arriva Lui, Nicola Zingaretti, il Segretario dei Democratici, l’uomo simbolo della sobrietà. Un uomo dai toni pacati come il premier che, una settimana dopo l’evento bacchetteday, nel pieno della crisi – c’erano già, dicono le cronache, 650 contagi, 56 persone in terapia intensiva e 17 morti – per avvalorare la tesi secondo cui le Destre ed i Governatori del Nord erano perfetti allarmisti ha la levata d’ingegno. Zingaretti il 27 febbraio si reca a Milano, si toglie metaforicamente la divisa del Governatore del Lazio e, come fosse il massimo responsabile della Sanità in ambito locale, dice alla cittadinanza: “Non cambiate stile di vita! La parola d’ordine è normalità. Divertitevi per locali, vivete spensierati, non cambiate nulla delle vostre abitudini. Siamo più forti di ogni paura”. Nel post il sorridente Zingaretti è circondato da persone, e non certo a un metro di distanza, come virologi ed epidemiologi invano raccomandavano. Ci si chiede quante persone può aver contagiato il sobrio Governatore in cerca di “normalità” per non essersi conformato all’ordinaria prudenza, quella che i giuristi definiscono propria del “buon padre di famiglia“. Ma a Zingaretti premeva troppo dare ad intendere, sorridendo, che Zaia, Fontana e Salvini erano degli idioti.

Passano i giorni, aumentano i contagi censiti ed i morti. Ed ecco allora che Governatore, forse comprendendo i danni fatti con il messaggio precedente annuncia: niente panico! ma bisogna cambiare le abitudini per contrastare il Coronavirus. Zingaretti non sorride, per una volta. Il tono del post è al limite del “politicamente scorretto” per la crudezza del messaggio, insomma roba che sembra scritta da Fontana o Zaia. Ed invece no, è proprio il segretario Dem a cambiare radicalmente rotta

E alla fine il Coronavirus ha bussato, proprio nel giorno in cui gli alleati di Governo, quelli del M5s dileggiavano l’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini alla notizia che un uomo della sua scorta era risultato positivo: “Il Coronavirus non chiede il permesso di soggiorno” avevano detto solo poche ore prima. E non chiedo permesso al Governo, sembrava replicare il virus, che non sa che farsene del politicamente corretto e degli haters travestiti da buoni e puri, abbiano le bacchette in mano o no.

E, a proposito di buoni e puri, ironia della sorte a dover sostituire il segretario Dem per le incombenze correnti, è stato chiamato proprio quell’Andrea Orlando che ha duramente contestato chi aveva auspicato misure più severe di contenimento dell’epidemia. Misure auspicate molto prima del disastro.

E’ notizia di poche ore fa che lo stesso Andrea Orlando abbia deciso l’auto isolamento: “Per evitare ogni rischio per la salute pubblica e contenere il più possibile la diffusione del contagio. Dobbiamo fare la nostra parte con responsabilità“. L’avesse pensato ed attuato settimane addietro, invece di commentare anche lui come un hater da quattro soldi, ne avremmo tratto tutti giovamento.

Ora vedremo che accade. Certo la notizia che questo virus ha contagiato ed ucciso anche medici ci impedisce di pensare che sia un virus selettivo, destinato a stanare e punire gli idioti. E questo dispiace un po’. Perché è bello trovare lati positivi in ogni cosa, ma di questo virus, al momento non salviamo nulla.

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