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Germania, imprenditori e sindacati si oppongono uniti all’embargo sul gas russo: sarebbe la fine per l’economia

Aziende e sindacati uniti per dire no all’embargo sul gas della Russia. L’impatto sull’economia sarebbe devastante.

Vladimir Putin ormai per l’Europa è il nemico. Eppure senza Putin – o meglio: senza il suo gas – l’Europa non può stare. Ogni giorno nelle tasche del premier russo confluiscono circa un miliardo di euro. Del resto Italia e Germania dipendono almeno al 40% dalla Russia per la fornitura di gas.

ANSA/EVGENY BIYATOV

E proprio in Germania aziende e sindacati si sono uniti per dire no all’embargo sul gas russo. La Bda – associazione degli industriali tedeschi – e la Dgb – associazione dei sindacati tedeschi – hanno firmato una nota congiunta nella quale hanno espresso opposizione all’ipotesi di un embargo  paventando una deindustrializzazione della Germania. I presidenti delle due associazioni che un blocco delle importazioni di gas russo avrebbe ripercussioni assai più pesanti per l’economia della Germania che non per quella della Russia. Nella nota congiunta le due associazioni precisano: “Un immediato embargo sul gas comporterà perdite di produzione, arresti della produzione, ulteriore deindustrializzazione e continue perdite di posti di lavoro”.

Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, dal canto suo ha più volte ribadito che l’obiettivo dell’Esecutivo è la riduzione della dipendenza dalle forniture energetiche russe. Ma le alternative non sono dietro l’angolo. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è reso disponibile a rifornire di gas l’Europa ma non sarebbe abbastanza e, inoltre, costerebbe almeno il 20% in più di quello russo. Impensabile per le industrie. Robert Habeck, vicecancelliere e ministro dell’Economia, ha annunciato l’introduzione di un piano di emergenza in caso di cessazione dell’approvvigionamento energetico dalla Russia. Secondo le previsioni ufficiali del ministero guidato da Habeck, la Germania non potrà raggiungere la piena indipendenza dal gas russo prima dell’estate del 2024. Nel frattempo, nelle ultime tre settimane, i prezzi del petrolio sono saliti ai massimi e, parallelamente, salgono alle stelle i timori per l’approvvigionamento. La strada delle sanzioni imboccata dall’Occidente non sembra la migliore se l’obiettivo è dissuadere Vladimir Putin dai suoi propositi bellici. Anzi: secondo alcuni esperti continuare con le sanzioni avrà solo l’effetto di far proseguire il conflitto più a lungo e inasprire ulteriormente gli animi.

 

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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