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Cronaca

“Pensavano ai social, non alle gare”. Sconfitta per Paola, portabandiera d’Italia, dopo l’esaltazione e la storia dei suoi amori

Troppo distratte, condizionate dal mondo social le atlete della nazionale di pallavolo si beccano una strigliata dal ct Mazzini, sia di lezione

getty images/Toru Hanai

Sconfitte ai quarti di finale contro la Serbia campione del mondo in carica, le atlete della Nazionale di pallavolo torano a casa con l’amaro in bocca non solo perchè il sogno è ormai sfumato, ma anche per le parole del ct Davide Mazzanti infuriato per il comportamento delle atlete on line “avevo chiesto di staccarsi dal web”. L’allenatore infatti ha dichiarato di aver messo in guardia le atlete dai “pericoli” dei social e del mondo del web in generale pur riconoscendo che per ragazze giovani come loro possa essere più difficile di quanto si pensi. Abbandonano la terra del sol levante le ragazze del volley dopo un pesantissimo 3-0 contro la Serbia, forse anche a causa della sfortuna che ci ha messo lo zampino: dopo la sconfitta con la Cina infatti la squadra si è ritrovata a sorteggio contro il team di Boskovic, vincitrici dell’oro nelle olimpiadi 2018. Nonostante questo nell’aria c’era già la sicurezza della vittoria soprattutto secondo il presidente del Coni Malagò, tutto ciò accompagnato da una oramai inevitabile sovraesposizione mediatica che molto probabilmente non ha aiutato le atlete in una gara importante come questa. In questo clima di sconfitta, percepita quasi come un tradimento, il ct Mazzanti si infuria con le sue atlete e le sgrida come farebbe una mamma apprensiva sull’utilizzo dei social, e come ogni mamma apprensiva alla fine si vede riconosciuta la saggezza nelle sue parole.

Essere un personaggio famoso sul web espone purtroppo ad una serie infinita di commenti e giudizi, non richiesti per la maggior parte delle volte, che possono davvero intromettersi nella salute mentale di un atleta e compromettere le sue performance. Per questo Mazzanti aveva chiesto alle ragazze “di stare fuori da quello che le circondava, da quello che ti arriva addosso” per proteggerle dalla brutalità dei social. Per Paola Enogu in particolare questa situazione si è rivelata tragica: prima le critiche perchè portabandiera, poi il sostegno durante i match e l’elevazione a campionessa indiscussa, ora i commenti feroci per la sconfitta da parte di chi fino ad ora l’aveva “sopportata” e ora la addita come unica responsabile.

Insomma una gogna mediatica che sicuramente è stata alimentata anche dal comportamento della ragazza sui social – che a dirla tutta è quello di qualsiasi altro atleta che vuole condividere e festeggiare le proprie vittorie – ma che non trova giustificazioni. Come ha detto Nadia Podoroska spesso ci è difficile comprendere che dietro le medaglie e i riflettori ci sono sempre delle persone comuni fatte di sentimenti e dubbi, e molto spesso ci è quasi impossibile accettare il fatto che anche i nostri eroi possono fallire. Quest’anno però una bella doccia di realtà ci è arrivata da atlete come Simone Biles e Naomi Osaka che allo sfavillio delle medaglie e degli eventi hanno preferito la loro salute mentale e hanno deciso quindi di non partecipare, o di gareggiare solo in alcune speciaità come la trave nel caso di Biles. Per quanto riguarda la nostra nazionale il tc ha ammesso che la colpa di questa sconfitta non si può addossare totalmente alla mancanza di serietà, ma che sicuramente questa sarà una lezione per le giovani atlete, che avranno tempo di riflettere in vista della prossima olimpiade.

Pubblicato da
Chiara Cipolloni

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