La Procura di Lucca sta indagando sul coma per arresto respiratorio della piccola di 40 giorni portata al pronto soccorso dai genitori.
Getty Images / Hristo RusevLa sera dell’11 marzo è stata portata al pronto soccorso dell’ospedale San Luca, di Lucca una bambina di 40 giorni, i giovani genitori avevano dichiarato di averla trovata nel suo letto con difficoltà respiratorie. Fin da subito è risultato però chiaro che la situazione era gravissima. La bambina era infatti in coma per arresto respiratorio, subito intubata, è stato deciso di portarla d’urgenza all’ospedale Cisanello di Pisa per effettuare ulteriori controlli ed accertamenti per capire le cause del crollo respiratorio e capire la situazione clinica della bambina e cercare di salvare la vita. Sul corpicino non erano presenti infatti segni di traumi per giustificare le condizioni della piccola.
Da qui la scoperta data dalle analisi del sangue e delle urine, la bambina aveva infatti un tasso di metadone nel sangue pari a 1.644 nanogrammi per millilitro, 16 volte sopra il limite, e di cocaina pari a 74, per entrambi gli stupefacenti si risulta positivi se il dato è superiore a 100. E’ stata quindi aperta subito l’indagine da parte della questura di Lucca e sono stati contattati i genitori per capire il nesso con le droghe trovate nel corpo della piccola, ma dalle prime domande non era emerso nessun nesso volontario, o involontario. E’ apparso però subito chiaro che il metadone sia stato somministrato alla bambina tramite un biberon dato che la madre non allatta la figlia.
Al momento è indagata la madre, probabilmente era lei ad allattare la bambina di 40 giorni, per capire se la somministrazione sia stata intenzionale o meno. La Squadra Mobile sta cercando di fare chiarezza nella vita dei genitori e sono stati effettuati i primi esami tossicologici. Si cerca di ricostruire quindi il quadro familiare e da dove provenissero le droghe ritrovate nel sangue della bambina che al momento si trova fuori pericolo. La fase critica sembra infatti essere stata scongiurata e finalmente è tornata a respirare in autonomia. Le indagini proseguono quindi per capire le modalità della somministrazione degli stupefacenti.
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