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Cronaca

400 mila euro per ogni padiglione destinato alle vaccinazioni, Arcuri potrebbe diventare ministro

Tra i costi spropositati per la realizzazione dei padiglioni “primula” per le somministrazioni di vaccino e la spesa sostenuta per l’acquisto di 100 milioni di mascherine, montano le polemiche sull’operato del commissario straordinario Domenico Arcuri. 

Domenico Arcuri insieme a Roberto Speranza/Andreas Solaro, Getty Images

Il commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Arcuri avrebbe sprecato quasi 65 milioni di euro – su un esborso totale di 105 milioni – per acquistare una partita di mascherine FFP2 in arrivo dalla Cina. Questo è quanto spiegato ida Milena Gabanelli in DataRoom.

Secondo la giornalista, la fornitura di mascherine sarebbe avvenuta da parte della BYD, un’azienda automobilistica cinese che con la pandemia ha riconvertito parte della propria produzione per realizzare dispositivi di protezione individuale. Arcuri, attraverso un importatore olandese, ha firmato l’11 settembre scorso un accordo per l’acquisto delle mascherine al prezzo di 1,05 euro al pezzo. Eppure pochi giorni dopo, il 25 settembre, la Regione Marche riusciva a siglare un contratto per l’acquisto delle stesse mascherine che, attraverso un importatore italiano, sarebbero costate molto meno di quanto speso da Arcuri: poco più di 37 centesimi di euro per pezzo, nonostante la fornitura fosse decisamente inferiore: 2 milioni di pezzi contro i 100 milioni ordinati dal commissario.

Con questi numeri, è facile fare i conti sulla spesa in eccesso sostenuta dallo Stato italiano per l’acquisto dei dispositivi: se anche il Arcuri avesse agito come la Regione Marche, il risparmio complessivo sarebbe stato di circa 65 milioni di euro.

Notizie che probabilmente non rassicureranno particolarmente l’Unione Europea, in procinto di concedere al nostro Paese quasi 200 miliardi di euro nell’ambito del programma di rilancio economico Next Generation EU. Soldi che, da Bruxelles, si aspettano vengano sfruttati nel migliore dei modi, non sperperati rinunciando a risparmi facili come in questo caso.

Parallelamente, continuano i lavori per la realizzazione dei cosiddetti “centri primula“, gli spazi dove si dovranno effettuare, dalla primavera in avanti, le vaccinazioni anti-Covid. Quel che è certo è che le cifre circolate fino a questo momento siano insostenibili: la realizzazione dei padiglioni costerebbe circa 1.300 euro al metro quadro.

Con queste cifre, ognuno dei padiglioni dell’operazione “primulecosterà oltre 400 mila euro. Il bando – realizzato in tempi strettissimi da Arcuri e contenente una serie di paletti imposti che convincono poco aziende e addetti ai lavori – è stato pubblicato dieci giorni fa, nonostante le polemiche sulle voci di spesa infurino. Oltre agli aspetti di carattere tecnico, il bando riserva aspetti poco chiari anche dal punto di vista economico: “E suona male anche che il punteggio di aggiudicazione del bando si basi al 70% sulla qualità tecnica e il 30% su quella economica delle offerte“, conclude Quintelli.

La somma inizialmente stanziata per la realizzazione delle opere è di 9 milioni di euro, abbastanza per realizzare 21 padiglioni. Ma se si considera che il progetto prevede complessivamente la costruzione di 1.200 padiglioni, ecco che i costi schizzano vicino al mezzo miliardo di euro – 490 milioni – per realizzare strutture dove eseguire le vaccinazioni.

La domande a questo punto sorgono spontanee: era davvero indispensabile avallare questa grande opera, a queste cifre stratosferiche? Il dubbio resta, soprattutto alla luce del fatto che – tra palazzetti dello sport, teatri, strutture varie forzatamente chiuse a causa delle restrizioni – l’impressione è che manchi tutto tranne che i luoghi dove somministrare il vaccino.

Arcuri in queste ore sarebbe entrato anche nelle dispute tra renziani e Governo uscente nell’ambito delle trattative per una nuova Maggioranza: se Italia Viva spinge, secondo le indiscrezioni, per una sua rimozione dall’incarico di commissario, sul fronte opposto l’ala dei fedelissimi al Premier uscente Giuseppe Conte potrebbe cercare di spendere il suo nome per il Ministero dello Sviluppo Economico.

 

 

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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