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Politica

Nuovo Dpcm, il Governo vuole proibire ai i bar anche la vendita da asporto

Il Governo, preoccupato dagli assembramenti davanti ai locali e dai dati sul contagio, prepara una nuova stretta: il prossimo Dpcm con ogni probabilità proibirà per i bar la vendita da asporto dopo le ore 18.

Giuseppe Conte/Facebook Giuseppe Conte

Regole più dure, che impongano uno stop totale ad aperitivi, feste o incontri improvvisati in strada, assembramenti di persone davanti a bar e locali. E’ questa la strada che il Governo si appresta a percorrere con il nuovo Dpcm, che entrerà in vigore a partire da sabato 16 gennaio. I casi registrati in alcune città – a Milano, Roma, Lucca e Catania i più eclatanti – di persone radunate davanti ai bar – chiusi – con bicchieri in mano, hanno convinto l’Esecutivo ad intervenire duramente per sradicare quel che resta della “movida“.

L’idea, quindi, è di far sì con il nuovo Decreto che per i bar vi sia l’obbligo – non solo di chiudere alle 18 nelle zone gialle, come ampiamente previsto – ma di interrompere a quell’ora qualsiasi attività: stop, quindi, alla vendita da asporto, visto come l’elemento che ha permesso di “aggirare” i divieti in moltissimi casi. La decisione non è ancora ufficiale, ma l’intenzione del Governo sembra chiara e conferma come negli incontri in corso in questi giorni stia puntualmente prevalendo la “linea dura” del Ministro della Salute Roberto Speranza, che insiste sulla preoccupazione derivante dai 18 mila contagi – con un tasso di positività al 13,3% – fatti registrare ieri.

Una decisione che, se confermata, scatenerà senz’altro polemiche e reazioni avverse. Ma sulla quale il Governo pare aver trovato un’inattesa compattezza: “Per colpa degli esercenti che non rispettano le regole dovranno pagare tutti“, ha detto la capo delegazione di Italia Viva – e Ministro delle Politiche Agricole – Teresa Bellanova, che ha parallelamente sottolineato la necessità di mettere a punto “un piano rapido di ristori“.

Per il resto, confermata la proroga sia per il coprifuoco tra le 22 e le 5 che lo stop agli spostamenti tra Regioni, comprese quelle gialle: “Questa limitazione deve restare perché serve a rallentare i contagi“, ha chiesto il capo delegazione M5S, Alfonso Bonafede, anche se verrà mantenuta la deroga per i Comuni con meno di 5000 abitanti: in questi casi, sarà possibile muoversi in un raggio di 30 chilometri dalla propria abitazione, indipendentemente dalle delimitazioni territoriali, salvo il divieto di recarsi nel capoluogo di Provincia. Discussione ancora aperta, invece, sui weekend arancioni per tutta Italia: gran parte del Governo è convinta della necessità di questa misura, ma da Italia Viva arrivano resistenze ad un provvedimento che imporrebbe ulteriori chiusure per bar e ristoranti.

Dal Governo, poi filtrerà sicuramente una “forte raccomandazione” a non invitare in casa più di due persone non conviventi, anche nelle zone gialle. Intanto, però, il Premier Giuseppe Conte insiste affinché venga confermata la deroga che permette a due adulti con figli minori di anni – e ad eventuali conviventi non autosufficienti – di uscire dal proprio comune per andare a trovare amici e parenti una sola volta al giorno, nell’ambito della propria Regione, anche se arancione o rossa.

Il via libera al testo potrebbe arrivare già oggi, quando Speranza incontrerà, insieme al Ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, i Presidenti di Regione in un confronto sulle novità da introdurre. Anche perché, al di là di qualche possibile richiesta di aggiustamento da parte dei Governatori, il testo pare sostanzialmente pronto. Da capire per quanto tempo queste nuove limitazione saranno in vigore: non meno di un mese, non più di 45 giorni.

Da definire anche la proroga dello Stato di emergenza, in scadenza alla fine di gennaio, che potrebbe essere esteso – di trimestre in trimestre – fino al 30 aprile attraverso un Decreto Legge che – nei piani dell’Esecutivo – dovrebbe essere approvato mercoledì 13 in consiglio dei Ministri, dopo che Speranza avrà illustrato in Parlamento le nuove misure.

Confermata anche l’indiscrezione circolata negli ultimi giorni relativa all’introduzione di una quarta fascia, quella più virtuosa: una zona bianca pensata per dare ai singoli territori la “prospettiva di uscita dalla pandemia“. Che per ora resta tale: una prospettiva, visto che nessuna delle Regioni italiani fa registrare dati neanche lontanamente accostabili a quelli richiesti per accedervi – con un indice Rt inferiore a 0,5. Per chi dovesse riuscirvi – non necessariamente Regioni, ma anche soltanto Province o Comuni – il “premio” sarebbe un sostanziale ritorno alla “normalità“, con bar e ristoranti aperti senza limiti di orario, l’interruzione del coprifuoco, la riapertura di cinema, teatri, sale da concerto, piscine e palestre.

 

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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