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Cronaca

Palestre senza certezze, il Governo: “Decideremo a metà gennaio”

Palestre, parrucchieri ma anche altre attività come teatri, cinema e piscine non hanno ancora una data certa per la riapertura. Si parla di metà gennaio.

Getty Images/Leon Neal

Una brutta notizia per i titolari e i lavoratori che operano in strutture come parrucchieri e palestre, la cui riapertura – stando a quanto lascia trapelare il Governo Conte in queste ore – non avverrà come previsto il 7 gennaio. Come è già successo per le piste da sci infatti, il Comitato Tecnico Scientifico ha voluto aggiornare le condizioni necessarie per procedere alla riapertura non solo di palestre e parrucchieri ma anche di piscine, centri estetici, teatri e cinema, tutte attività che sono state chiuse negli ultimi mesi in conformità con gli ultimi Dpcm approvati ed entrati in vigore. Questo cambiamento dei piani in dirittura d’arrivo con la data prevista in origine per le riaperture è dovuto – stando agli esperti che collaborano con il Premier Giuseppe Conte – agli insufficienti miglioramenti della situazione epidemiologica che potrebbe solo peggiorare alla riapertura di tutti gli esercizi interessati dalle misure per Natale. Il Cts aveva detto chiaramente di voler “Accelerare il rientro nelle palestre dei giovani affinché possano tornare a svolgere attività fisica”, ma a quanto pare, alcuni esperti mordono il freno.

Le misure ipotizzate per una riapertura – adesso, slittata addirittura a metà mese – dipendono dal tipo di attività. Le palestre ad esempio dovranno contingentare ancora maggiormente gli ingressi e vietare l’accesso agli spogliatoi. Facile inoltre immaginare che gli amanti di sport di contatto dovranno attendere ancora di più per poter tornare a praticare le loro discipline.

Per i nuotatori gli esperti prevedono di riaprire le piscine a condizione che ci sia una sola persona per corsia alla volta. Contingentare gli ingressi è la parola d’ordine anche per teatri, cinema e musei: infatti, gli scienziati credono che all’interno delle strutture non sia un problema mantenere la distanza di sicurezza mentre le code che si formano fuori da queste attività potrebbero risultare pericolose. Per centri estetici e parrucchieri non ci dovrebbero essere grandi variazioni sul solito protocollo che prevede il rispetto del distanziamento all’interno del locale, la disinfezione di oggetti e ambienti e anche in questo caso lo scaglionamento degli ingressi. Bar e ristoranti invece protestano, dopo aver perso gran parte degli introiti solitamente guadagnati nel periodo natalizio: infatti, la riapertura potrebbe slittare anche per i professionisti di questo settore. Chi invece non riceve alcuna notizia in merito alle riaperture sono discoteche e locali oltre naturalmente a tutte le persone che lavorano nel mondo dello spettacolo e della musica: per loro, ancora non esiste un piano di riapertura. I proprietari di tutte le attività interessate che nel migliore dei casi sono fermi da ottobre e nel peggiore addirittura da marzo rischiano davvero di non avere la possibilità economica di riaprire i battenti. La notizia arriva mentre Confcommercio presenta un vero e proprio bollettino di guerra riguardo l’effetto delle misure anti covid sul paese: 390mila attività hanno chiuso definitivamente i battenti e 200mila privati non riusciranno a continuare a lavorare come facevano prima della pandemia.

Pubblicato da
Manfredi Falcetta

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