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Politica

58 parlamentari grillini dicono di no al Governo sul Mes. Ma il M5S non vuole tornare al voto

L’ennesimo scontro all’interno del Governo nasce dall’approvazione della riforma del Mes: ieri 58 parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno minacciato, in una lettera, di far mancare i propri voti, mettendo così a rischio la tenuta stessa dell’Esecutivo, che rischia la crisi.
Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Roberto Gualtieri/Facebook Palazzo Chigi
Nuovi, importanti problemi in arrivo per il Governo. La questione, tutt’altro che sorprendente per la verità, riguarda la riforma del Mes. Una bella grana, che l’Esecutivo ha covato per mesi, rimandando qualsiasi discussione sul tema e barricandosi dietro una melina stucchevole, e che ora si presenta con la forza dirompente tipica delle decisioni che devono essere prese, tassativamente, a stretto giro di posta.
Già, perché dopo più di un anno di dribbling da parte del Premier Giuseppe Conte – intento a sedare i contrasti tra Pd e Italia Viva, storicamente favorevoli, e Movimento 5 Stelle, contrario – il tempo sta per scadere: tra meno di una settimana il Parlamento dovrà votare e l’approvazione del pacchetto di riforme al fondo non è affatto scontata, visto che – come faceva notare ieri un Ministro intento a fare i conti sulle previsioni di voto – “quando  i nodi vengono al pettine, finisce che il pettine si spezza“. La tenuta della maggioranza è a rischio. E, con essa, il Governo.
Ad aprire ufficialmente la partita è arrivata ieri una lettera, siglata da 42 deputati e 16 senatori 5 Stelle, che minacciano apertamente di bloccare la ratifica, collegando il loro voto favorevole alla rinuncia – stavolta esplicita e definitiva – da parte del Governo italiano ad accedere al Mes sanitario. E se la compattezza, anche prima di ieri, non era sembrata il principale punto di forza di questa Maggioranza, ora la questione si fa complicata.
Conte si presenterà alle Camere il 9 dicembre, ma non è chiaro se potrà contare sui numeri necessari a dare il via libera alla riforma – già concordata con l’Unione Europea. E’ possibile che, alla fine, il sì del Parlamento arrivi soltanto grazie all’intervento salvifico di Forza Italia, che ha a sua volta aperto un fronte di discussione interna sul tema. Ma una prospettiva del genere, con il partito del Cavalier Silvio Berlusconi che interviene per sanare le mancanze della Maggioranza, rappresenterebbe con ogni evidenza il fallimento definitivo dell’asse tra democratici e 5 Stelle. “Se accadesse“, dice ancora il Ministro, in evidente apprensione, “sarebbe un disastro agli occhi dell’Europa“. Dal Quirinale arrivano valutazioni analoghe: un fallimento del Governo sulla ratifica del Mes aprirebbe inevitabilmente uno scenario di crisi, con Conte costretto a salire al Colle. A quel punto, si potrebbe addirittura andare incontro ad elezioni anticipate.
La partita è aperta e di difficile soluzione. Il messaggio dei parlamentari grillini è chiaro, così come netta è la risposta del Partito Democratico, che esclude la possibilità di votare una mozione che impedisca poi al Governo di attivare il Mes sanitario. La sensazione è che saranno decisivi i tentativi di mediazione all’interno del Movimento: c’è addirittura chi mette in dubbio il proprio voto favorevole alla conversione in legge dei decreti sicurezza.
Quel che appare evidente è che tanto un fallimento sui decreti del Ministro dell’Interno Lamorgese, quanto una bocciatura della riforma del Mes trascinerebbero il Governo verso la fine della propria esistenza. E forse il rischio di far saltare il banco sta spaventando alcuni degli stessi firmatari del documento, visto che ieri sera erano già quattro i parlamentari grillini che avevano ritirato la propria firma dalla lettera della discordia. I dissidenti rimasti sono 54: abbastanza da far mancare la Maggioranza sia a Montecitorio – dove mancherebbero 6 voti – che a Palazzo Madama – dove servirebbe l’aiuto dall’esterno di 16 Senatori.
Una linea di compromesso è già stata ipotizzata e prevede l’approvazione della riforma del Mes, alla quale sarà vincolato, però, l’obbligo di sottoporre a passaggio parlamentare l’eventuale volontà di attivare il fondo relativo al fabbisogno sanitario. Sarà abbastanza per salvare il Governo?

Intanto si registra l’addio di quattro europarlamentari M5S – Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Eleonora Evi e Rosa D’Amato -. “Quello che oggi si chiama M5S è un’altra cosa, qualcosa di più simile agli altri partiti e sicuramente qualcosa a cui, da cittadino, non mi sarei avvicinato” è stato il commento di Corrao

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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