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Economia

Legge di bilancio, altri 20 miliardi di deficit. E il totale sale a 150

Previsto per oggi il varo da parte del Consiglio dei Minsitri della Legge di Bilancio 2021. In settimana, poi, il Governo chiederà al Parlamento di approvare un nuovo scostamento compreso tra i 15 ed i 20 miliardi di euro, per un totale di 150 miliardi di deficit in appena nove mesi. 

Giuseppe Conte/Facebook

L’anno volge al termine e, come previsto dalle tradizionali scadenze, il Governo si prepara al varo definitivo della legge di bilancio per il 2021. Un testo già approvato “salvo intese” lo scorso 18 ottobre che, in vista dell’imminente approdo in Parlamento, torna oggi in Consiglio dei Ministri con una previsione di spesa di 38 miliardi di euro. Rispetto alla bozza resa nota, stando a quanto trapelato nelle ultime ore, saranno apportate alcune modifiche, con il numero totale di articoli che dovrebbe salire da 243 a 248. L’impianto della manovra, quindi, è stabilito e ben definito, nonostante siano più di 50 gli articoli che, al di là del titolo programmatico, debbano ancora essere materialmente redatti.

Vaccini e sanità

E’ probabile che, tra i nuovi articoli, venga inserito un fondo per i vaccini di circa 400 milioni di euro. Risorse utili per stabilire il piano di acquisto, conservazione e distribuzione dei trattamenti di prevenzione del Covid, la cui commercializzazione nei primi mesi del prossimo anno sembra ormai una certezza. A questi, dovrebbero aggiungersi stanziamenti finalizzati ad aumentare gli stipendi del personale infermieristico e ad assumere nuovo personale medico. Stanziati, inoltre, due miliardi in più da destinare all’edilizia sanitaria, con la possibilità che parte di questi fondi venga destinata anche alla realizzazione di nuove Rsa.

L’Inps rassicura: “le pensioni non sono a rischio”

Inevitabile che una crisi come quella in corso produca conseguenze e ripercussioni negative in tutti gli ambiti della vita economica del Paese. A destare particolare preoccupazione sono lo stato del mercato del lavoro e la tenuta del sistema previdenziale, già storicamente sottoposto a una crescente pressione. Su questo secondo fronte, importanti rassicurazioni sono arrivate dall’intervista rilasciata dal Presidente dell’Inps Pasquale Tridico al quotidiano La Stampa. Tridico ostenta tranquillità, anche alla luce di un intervento pubblico che – nel 2018 – ha ripianato il debito accumulato dall’Ente in conseguenza della crisi economica iniziata nel 2009, che ammontava in quel momento a circa 65 miliardi di euro. La stabilità del sistema non è in discussione, garantisce quindi il numero uno dell’Inps. I due miliardi di passivo generati dalla pandemia in corso – che si sommano al deficit di 26 miliardi già inserito nell’assestamento di bilancio – non metteranno assolutamente a rischio le pensioni degli italiani.

Certo, questo 2020 è stato complicatissimo e all’ente previdenziale erano stati richiesti, già a marzo, interventi straordinari per “attività di sostegno al Paese che non hanno precedenti“, si legge in una nota diramata ieri dall’Inps. Ciò nonostante, non è in discussione l’equilibrio dei conti dell’istituto, dal momento che tutti gli aggravi che derivano dalla fase emergenziale che stiamo attraversando sono puntualmente sottoposti ad un monitoraggio, oltre che garantiti dalle coperture dello Stato. Tra l’altro, si legge ancora nella nota Inps, il 2019 dell’Ente si era chiuso in attivo, circostanza che contribuisce a far sì che il pesante deficit di quest’anno non metta in pericolo la regolare erogazione delle pensioni “né la validità delle misure a sostegno di cittadini e imprese“.

Le misure per rilanciare l’occupazione

Sul fronte del lavoro, invece, confermate le indicazioni date nei giorni scorsi dal Ministro competente Nunzia Catalfo, che aveva annunciato sgravi triennali al 100% per l’assunzione delle donne. Previste, inoltre, la proroga fino al 31 dicembre 2029 per la decontribuzione al 30% dei dipendenti assunti nel Sud del Paese ed il prolungamento, fino a marzo, della possibilità di rinnovare i contratti a tempo determinato senza causale. Dimezzati, poi, i parametri di accesso ai contratti di espansione, che saranno ora utilizzabili anche dalle imprese con 500 dipendenti – finora, il limite minimo era fissato a 1000. Questo potrà permettere, tra le altre cose, la riduzione dell’orario di lavoro in virtù di un’importante integrazione salariale, oltre a prevedere l’assunzione di nuovi addetti legata al prepensionamento di altri. Quella staffetta generazionale a lungo invocata per garantire un ricambio importante nel mercato del lavoro.

Il Decreto Ristori 3

Appare evidente che, al di là dei malumori interni all’Esecutivo e dei possibili futuri ritocchi derivanti dagli incontri con le delegazioni sindacali – ne è previsto uno per il pomeriggio di oggi – e dai passaggi parlamentari – con la Camera che gode di un margine emendativo di circa 800 miloni – la legge di bilancio in discussione rappresenti l’ossatura della strategia che il Governo intende adottare in questa complicatissima fase emergenziale. D’altra parte, la seconda ondata di Coronavirus non ha fatto altro che peggiorare ulteriormente una situazione economica che – già delicata di per sé – era stata fortemente penalizzata già dal lockdown primaverile. Non è un caso che l’andamento economico di questo 2020 abbia portato a modificare anche le previsioni per il futuro, con l’arrivo della ripresa rimandata – verosimilmente – almeno al 2023.

In questo senso, è previsto che il Consiglio dei Ministri torni ad aggiornarsi già nel corso di questa settimana per formalizzare la richiesta, che sarà poi inoltrata in Parlamento, di approvare ulteriore deficit per una cifra compresa tra i 15 ed i 20 miliardi di euro. Soldi destinati a quello che, nei piani del Governo, sarà il Decreto Ristori 3. Un intervento che dovrebbe puntare a raggiungere quelle attività – professionisti in testa – che pur non avendo subito l’imposizione di chiusure dai Dpcm abbiano fatto registrare significativi cali di fatturato, tanto da finire con l’acqua alla gola.

Uno scostamento importante, soprattutto perché aggiuntivo rispetto agli oltre 100 miliardi dei primi decreti Covid e ai 22 già inseriti nella legge di bilancio, con un totale di extra deficit che – in appena nove mesi – raggiungerebbe la quota monstre di 150 miliardi.

 

 

 

Pubblicato da
Lorenzo Palmisciano

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