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Politica

Il processo a Salvini? Un’imprudenza che mette a rischio il Premier Conte, dice Carlo Nordio

Il processo a Matteo Salvini è “un errore“, secondo l’ex magistrato Carlo Nordio, che avverte: “Se il reato c’è, andrà a processo anche il Presidente Conte”.

Secondo me il Tribunale dei ministri ha commesso un grave errore e il Senato ha agito con dilettantismo, pensando di consegnare la testa di Salvini su un piatto d’argento ai giudici, ma non si è accorto che così metteva a rischio pure il premier Conte“. A dirlo è l’ex magistrato Carlo Nordio, nel corso di un’intervista rilasciata a Il Giornale a proposito del processo a Matteo Salvini sul caso Gregoretti. Sabato 3 ottobre il giudice per le udienze preliminari Nunzia Sarpietro ha rinviato l’udienza preliminare a carico dell’ex Ministro degli Interni al prossimo 20 novembre. Il gup ha inoltre stabilito che già nel corso della prossima udienza saranno sentiti l’ex Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ed il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte – mentre il 4 dicembre, come riporta AdnKronos, toccherà all’ex vicepremier Luigi Di Maio e all’attuale responsabile del Viminale Luciana Lamorgese.

Secondo Nordio il Tribunale dei Ministri ha sbagliato nel voler “inseguire un presunto reato” commesso da Salvini, mentre “è evidente che siamo nella sfera della discrezionalità politica. In ogni caso”, continua l’ex Procuratore aggiunto di Venezia, “è facilmente intuibile che non può essere reato, addirittura un sequestro di persona, l’aver impedito ad un gruppo di migranti di scendere da una nave per alcuni giorni quando il capo del Governo ha impedito a sessanta milioni di italiani di uscire di casa per due mesi“.

In effetti, la stessa Procura di Catania aveva chiesto l’archiviazione per Matteo Salvini. Una decisione condivisa da Nordio: “Comportamento impeccabile. La riprova che l’accusa è debolissima, anzi per me inesistente e non aveva senso infilarsi in questo vicolo cieco“. La scelta del Senato di mandare a processo il leader della Lega, invece, rappresenta per l’ex magistrato un errore che può innescare un “meccanismo pericoloso“, perché dopo aver negato il processo nel caso Diciotti, questo cambio di posizione “getta discredito sui senatori che hanno strumentalizzato il caso seguendo la convenienza del momento“.

Ora che il processo è iniziato, spetta al gip “sentire i protagonisti di quel braccio di ferro, a cominciare dal premier“, cui con ogni probabilità verrà chiesto se “sapeva quel che stava accadendo“. Un’ipotesi che appare molto probabile, dal momento che lo stesso Conte all’epoca dei fatti dichiarò di essere in completo accordo con quello che, ai tempi, era il suo Ministro dell’Interno.

Stando così le cose, secondo Nordio “Se c’è un reato, Conte aveva l’obbligo giuridico di impedirlo, ma non l’ha fatto. Quindi il gip dovrebbe passare la notizia al pm che dovrebbe iscrivere Conte nel registro degli indagati e poi girare la palla al Tribunale dei ministri“. Il rischio prospettato dall’ex magistrato è che presto un nuovo processo possa riguardare direttamente il Presidente del Consiglio: “Siamo al contrappasso, frutto dei pasticci precedenti. Siamo su una pista che potrebbe portare di nuovo la magistratura a bussare al Senato per ottenere l’autorizzazione a procedere, ma questa volta contro il capo dell’esecutivo, per concorso in omissione. E questo sulla base dell’articolo 40, secondo comma del codice penale“.

Una possibilità concreta solo nel caso in cui venisse confermato dal giudice che ci troviamo di fronte ad un reato. Qualora invece il processo seguisse l’impostazione della procura, tutto si chiuderebbe più rapidamente: “E’ quello che auspico: se il crimine non c’è per Salvini, non ci sarà nemmeno per Conte e gli altri ministri“, spiega Nordio. “Il gip potrebbe scrivere una sentenza per spiegare che Salvini non deve essere processato e che questa storia si chiude con l’udienza preliminare“.

Aldilà delle proprie opinioni, Nordio decide però di non sbilanciarsi sul futuro esito del processo in corso: “Come andrà a finire? Non saprei. Un fatto è certo: il Senato si è incartato mettendo in moto senza riflettere a sufficienza un procedimento che poi è sfuggito di mano“, sentenzia l’ex magistrato. “Potremmo pure avere, dopo tutti i complessi passaggi previsti dal legislatore, un doppio processo a Salvini e al premier che aveva il dovere di fermarlo e non l’ha fatto. Ma io ritengo più coerente una sentenza che riconosca l’ovvio: la storia della nave Gregoretti non può essere inquadrata come sequestro di persona, ma come scelta politica, condivisibile o meno. Dunque, i magistrati avrebbero dovuto starne alla larga“.

Lorenzo Palmisciano

Fonte: Il Giornale, AdnKronos

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