“Il lockdown ai migranti è una misura ingiustificata e discriminatoria”, dice Christos Christou

Christos Christou, Presidente della Ong Médecins sans frontières international, lancia l’allarme sulla correlazione tra Covid, migranti e crisi libica.

Secondo un’analisi dell’Istituto per gli studi di politica internazionale riportato su Il Corriere, soltanto l’1,5% dei migranti sbarcati sulle nostre coste ha il Coronavirus. Di fatto, negli ultimi giorni, gli sbarchi sono aumentati esponenzialmente e i rischi non sono solo legati alla propagazione del contagio, ma anche ad un aggravarsi delle condizioni dei profughi. La crisi dei migranti nel Mediterraneo non farà che peggiorare. A dirlo è Christos Christou, 46enne greco e Presidente della Ong Médecins sans frontières international. A causa delle “insensate politiche dei Paesi europei, nordafricani e mediorientali“, la situazione sarà presto al collasso. Le fughe, dice, non dovrebbero essere intese come un problema ma come un fenomeno storico che va affrontato e risolto con competenza e umanità.

Quanto alla situazione a Lampedusa, dove ogni giorno continuano ad arrivare migranti mentre altri migranti fuggono dalle strutture di accoglienza, è necessaria una politica europea di ampio respiro che in accordo con i Paesi da dove provengono i migranti adotti ben altre misure ricettive rispetto a quelle attuali e preveda efficienti programmi d’integrazione.“Nel Mediterraneo è indispensabile salvare ogni singola vita nel rispetto della dignità umana”, prosegue il Presidente della Ong invitando i leader europei ad intervenire dove i diritti umani sono calpestati. Non va meglio in Libia, Paese in guerra, dove sono bloccati e in pericolo di vita circa 650 mila migranti, rifugiati e richiedenti asilo. E ancora, nelle isole greche, ai migranti che vivono in condizioni spaventose nei centri di accoglienza è ancora imposto il lockdown. “Una misura ingiustificata e discriminatoria che continua a deteriorare le condizioni fisiche e mentali di persone che non hanno né acqua per lavarsi, né lo spazio necessario per rispettare il distanziamento sociale”, spiega Christos Christou.

Non un euro dall’UE

In entrambi i casi, si tratta di gente che vive in condizioni precarie con accesso limitato a cure mediche e assistenza. Il Coronavirus ha mostrato con maggiore evidenza le criticità delle condizioni dei migranti. Ad esempio, nella provincia nord-occidentale siriana di Idlib, c’era già una grave crisi umanitaria scatenata dai bombardamenti dell’aviazione di Damasco e di Mosca. Dai primi di luglio, nei campi profughi sono aumentati vertiginosamente i contagi di Coronavirus anche tra il personale umanitario, adesso costretto a tornare a casa per la quarantena. In Yemen, i danni della pandemia s’aggiungono alla guerra, alla malnutrizione e ad altre malattie mortali quali il morbillo e la malaria. “Abbiamo osservato che sono sempre più numerosi i Paesi che strumentalizzano il Covid-19 usandolo sia per stigmatizzare i migranti sia per impedire gli sbarchi”, aggiunge Christou. Con lui, ci sono altri 65 mila operatori umanitari con un budget di 1,5 miliardi di euro provenienti per lo più da donatori privati. Msf ha infatti rifiutato gli aiuti dell’Unione europea. “Non abbiamo voluto accettare neanche un centesimo da chi ha incentrato la sua politica sulla propria sicurezza”, spiega l’attivista. Per il futuro, la paura è che il vaccino anti-coronavirus potrebbe essere probabilmente contingentato. “Chiediamo fin da ora che ogni nuovo trattamento contro il virus sia a tutti economicamente accessibile“, dice Christou che lancia poi un appello ai governi affinché non depositino brevetti su farmaci, test diagnostici e vaccini, e prevedano una produzione su larga scala per soddisfare la domanda globale. Non un vaccino per pochi, quindi, destinato a Paesi eletti; ma un vaccino per tutti, che non sia precluso a quelli più poveri.

Fonte: Repubblica

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