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Economia

Consiglio Europeo: meno soldi e più controlli. Il Premier Conte si accorge di essere debole e isolato

La Cancelliera tedesca Merkel e il Presidente francese Macron appaiono defilati nello scontro tra il Primo Ministro olandese Rutte e il Premier italiano Conte. Così l’Italia rischia di soccombere sotto le pressione dei Paesi frugali. 

Al termine del Consiglio Europeo sul Recovery, durato oltre 12 ore, tornando nell’hotel dove alloggia, il Premier Giuseppe Conte ha voluto dapprima incontrare il Presidente francese Emmanuel Macron e dopo la Cancelliera tedesca Angela Merkel, che alloggia nello stesso edificio, per alcuni chiarimenti. Al Capo del Governo non è piaciuta la conduzione della trattativa da parte della Cancelliera, che è anche Presidente di turno Ue. Conte, sia chiaro, non poteva certo aspettarsi che Merkel si schierasse a favore di Roma, ma il Premier aveva ipotizzato di poter accerchiare il Primo Ministro olandese, Mark Rutte, grazie alla sponda di Berlino. Sponda che non è arrivata, anzi. Merkel ha lasciato che i falchi del Nord – che in passato tanto le hanno fatto comodo proprio a Bruxelles – cavalcassero indisturbati verso la proposta di controlli dei controlli, da parte di ogni singolo Paese, dei piani nazionali di rilancio proposti da uno Stato che richiede di accedere ai fondi del Next Generation Ue. Conte è stato sin dal primo minuto sotto il fuoco incrociato, con il solo appoggio del Primo Ministro spagnolo Pedro Sanchez e del Primo Ministro portoghese Antonio Costa. Troppo poco.

Il Premier italiano si aspettava molto di più da Macron e Merkel, intervenuti soltanto per difendere la proposta, nata proprio da un accordo Parigi-Berlino, di mettere sul piatto 500 miliardi di sussidi, da unire ad altri 250 di prestiti. Ognuno, del resto, deve guardare a casa sua. Lo sa bene Merkel, pressata dal Cdu, che non può spingersi oltre. In passato, ad opporsi al comunizzazione del debito Ue, sono stati proprio i tedeschi, che per anni hanno anche messo i panni dei campioni dell’austerity, in certi casi con epiloghi drammatici, per informazioni chiedere alla Grecia. Come racconta Repubblica, ll Capo del Governo olandese, Mark Rutte, che aveva promesso battaglia, inizia a duellare con i Paesi mediterranei. Anche lui non può cedere, altrimenti l’ex Ministro delle Finanze Wopke Bastiaan Hoekstra, candidato contro di lui alle prossime politiche e altro campione del rigorismo, potrebbe batterlo alle urne. E cosi, in uno show rivolto più ai suoi connazionali che altro parte: “Parliamo di Eurobond, di uno strumento nuovo quindi possiamo benissimo mettere regole nuove per essere certi che chi è rimasto indietro faccia le riforme”.

Il clima all’interno della stanza al 5° piano dell’Europa Building diventa subito incandescente. Finiscono subito sorrisi e saluti di rito: c’è troppo in gioco, forse l’esistenza stessa del sogno europeo della condivisione politica-economica. Il primo scontro è tra Rutte e Sanchez, con l’olandese che rilancia sul Mes: “Se avete bisogno di soldi, perché non chiedete il Mes che abbiamo appena rifatto esattamente come lo volevate voi?”. Conte prova ad inserirsi ricordando che la proposta del controllo da parte del Consiglio Europeo non è prevista nei trattati, dal momento che la parola sul bilancio europeo spetta soltanto alla Commissione Ue. Rutte risponde colpo sul colpo, parlando di un’Italia più volte graziata sul Patto di Stabilità proprio dalla Commissione. Il Primo Ministro olandese sa benissimo che Parigi e Berlino vorrebbero controllare l’indirizzo dei fondi. Agisce, sembra essere solo, ma in realtà dietro le quinte i delegati olandesi a Bruxelles lavorano per far appoggiare la proposta a francesi e tedeschi.

Conte deve incassare, tanto che Rutte – che sa di poter portare il colpo grosso che potrebbe fargli valere la ricandidatura a casa – si lascia andare: “Se ci date il veto accettiamo anche 750 miliardi”. A fine serata – come scrive Agi – uno sconsolato Conte prova a fare muso duro: “Nulla è incrollabile nella vita, vediamo domani”. Il Premier italiano spiega che il ruolo del Consiglio deve essere rispettoso delle prerogative – ossia non scavalcare la Commissione – eppure la sensazione che possa rivelare una scelta infelice è nell’aria. Conte ha sentito il Ministro delle Finanze Roberto Gualtieri, si lavora per il secondo giorno. Qualcosa – di importante si dovrà cedere – ma non sulla governance: “Non siamo assolutamente disponibili ad accettare una soluzione di compromesso che alteri l’equilibrio tra le istituzioni europee”, ha spiegato il Capo del Governo italiano, sperando su questa tema di trovare qualche alleato prezioso, che però all’orizzonte non si avvede. Non resta che difendere il fortino dei 500 miliardi di prestiti, ma senza concedere a Rutte il diritto di intromissione nei piani di riforme. Come fare? Senza Berlino non sarà così semplice.

 

Fonte: Agi, Repubblica

Pubblicato da
Mario Cassese

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