Magistratura corrotta, parla un giudice del processo contro Silvio Berlusconi

Il processo del 2013 che condannò il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi potrebbe aver emesso la sentenza sbagliata.

Il processo tenutosi nel 2013 che vide la condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi, storico leader di Forza Italia, potrebbe essere approdato ad una sentenza frettolosa ed errata. A riferirlo, il giornalista Pietro Sansonetti – riporta Il Riformista – che apre anche all’eventualità di un complotto nei confronti dell’ex premier ad opera di ignoti. A sette anni di distanza dal processo che portò alla condanna non solo di Berlusconi ma anche di altri tre imputati (Daniele Lorenzano, Gabriela Galletto ed il produttore cinematografico Frank Agrama), gli avvocati del premier, che riuscì ad evitare di trascorrere i quattro anni della pena in carcere grazie all’indulto, hanno presentato alla Corte Europea delle nuove prove, tra cui una sentenza del tribunale di Milano che ribalta il verdetto e le dichiarazioni del relatore in Cassazione Amedeo Franco, secondo cui la condanna fu decisa a priori e quindi “pilotata”. La Corte di Cassazione accusò Berlusconi di essere coinvolto in una compravendita di film statunitensi che approdavano su Mediaset tramite la finta mediazione di Frank Agrama che intascò una parte dei soldi. Berlusconi si difese spiegando che essendo impegnato nel ruolo di presidente del Consiglio non aveva gestito in prima persona l’affare ma fu comunque giudicato colpevole con una sentenza arrivata ad agosto del 2013.

Secondo gli avvocati di Berlusconi, uno dei magistrati coinvolto nel processo, il dottor Franco appunto, amareggiato per la sentenza, raggiunse l’ex premier per parlargli e qualcuno registrò le sue parole, qui riportate: “La realtà è che Berlusconi doveva essere condannato a priori perchè è un gran mascalzone! Ha subito una grave ingiustizia, devo liberarmi la coscienza”. In un altro passaggio, Franco aggiunge: “La sensazione è che il Presidente del collegio sia in malafede”. Gli avvocati del leader di Forza Italia hanno dichiarato di non aver pubblicato questa importante prova in questi sette anni per rispetto verso il magistrato, rimasto in attività per alcuni anni dopo il processo e deceduto l’anno scorso: “Se avessi saputo che questo è il modo di fare della Magistratura, avrei continuato a fare il professore” – continua il relatore nell’ultima parte della registrazione – “Non si strumentalizza la magistratura per colpire un avversario politico”.

Adesso, il Tribunale di Milano dovrà esaminare queste nuove prove a sostegno dell’innocenza dell’imputato. Sansonetti ha commentato: “Forse, mettendo molta enfasi su quel ‘forse’, la sentenza non fu sbagliata per imperizia” – riferisce TGcom24. Il processo del 2013 è forse il procedimento giudiziario più famoso avviato contro Berlusconi, assieme allo scandalo Rubygate del 2011 che vide la condanna per favoreggiamento della prostituzione di diversi amici stretti del premier tra cui il giornalista Emilio Fede che ha recentemente ricevuto una denuncia per evasione dagli arresti domiciliari. Al momento, il noto politico ed imprenditore milanese che ha lasciato da poche ore Palazzo Grazioli – riferisce Il Tempo – non ha rilasciato dichiarazioni riguardo una possibile revisione del processo che ha portato alla sua unica condanna e che gli ha fatto perdere la presidenza del consiglio, lasciando ai suoi legali il compito di chiarire la vicenda.

Fonte: Il Tempo, Il Riformista, TGcom24

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