Crisi occupazionale e crollo del settore industriale: l’autunno caldo che attende il nostro Paese

Dati allarmanti su diversi indicatori economici. Il Governo spera nel Recovery, ma nell’attesa urgono interventi sulla Cig e sulle aziende. 

La crisi d'autunno allarma i mercati: il Governo impantanato deve muoversi su diversi fronti - Leggilo.org

Il Governo del Premier Giuseppe Conte, barricatosi in Villa Pamphili a Roma, alla ricerca di un Recovery Plan che possa tranquillizzare l’Europa sugli investimenti e i rientri dei debiti, sta cercando di accelerare sui tempi per l’approvazione di un piano occupazionale. All’orizzonte del nostro Paese i morsi più drammatici della crisi economica provocata dalla pandemia da Covid. Sarà un autunno caldo, probabilmente più devastante dell’ultima grande crisi mondiale del 2008, che esporrà l’Italia al rischio di speculazioni internazionali e di gravi tensioni sociali. Nei soli mesi di lockdown sono andati in fumo quasi 500mila posti di lavoro, mentre il 60% delle imprese è a rischio fallimento (portando il pericolo della perdita a fine anno di quasi un milione di posti) oppure vulnerabile alla minaccia usura. Il tracollo del settore industriale  porterebbe – nella migliore delle ipotesi – ad picco del Pil di quasi 10 punti.

Prima della stesura di un piano di rilancio occorrerà occuparsi delle vertenza aperte – e in pericolo – come ArcelorMittal, Alitalia e Autostrade. In secondo luogo occorre poi intervenire sulla cassa integrazione. Come spiega QuiFinanza, sono ancora 134.358 i lavoratori in attesa dell’assegno Inps. Non solo: ci sono da restituire gli anticipi della Cig alle aziende, che hanno permesso al sistema previdenziale di reggere l’onda d’urto della pandemia. Nei giorni scorsi il Premier Conte ha annunciato la firma del Decreto Legge che proroga di altre 4 settimane – in precedenza previste in caso emergenziale a settembre – della cassa integrazione in deroga. Il tutto farebbe lievitare l’intervento dello Stato su questo caldissimo fronte a circa 20miliardi di euro. Sino ad oggi sono state circa 1,7miliardi le ore richieste e, il settore turistico – colpito al cuore dalla pandemia – potrebbe aumentare il deficit.

L’obiettivo è accedere al piano Sure – il programma previsto dalla Commissione Ue – ma mancano idee per il rilancio occupazionale.  Non si potrà tappare la ferita per sempre. Conte assicura che dagli Stati Generali uscirà una nuova Italia, ma al momento da Roma trapela soltanto paura per la bomba sociale innescata dalla crisi. Come spiega Il Giornale, di pari passo con l’aumento delle ore di Cig, il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo lavora per la proroga del blocco dei licenziamenti, in scadenza il prossimo 17 agosto. Per favorire le assunzione a tempo indeterminato si pensa all’inserimento di nuovi bonus basati su nuovi incentivi fiscali, della durata di 6 mesi. Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiesto esplicitamente al Governo di intervenire sull’Ires e sulla defiscalizzazione per le imprese.

In attesa del Recovery Plan – e della risoluzione del braccio di ferro trai i banchi di Bruxelles – arrivano nuove norme dall’Unione che potrebbero rallentare il piano di rilancio. Dal primo gennaio 2021 le aziende che non rispetteranno i pagamenti, entro 90 giorni dalla scedenza, con le banche, verranno segnalate. Di conseguenza, la strada per nuovi crediti e finanziamenti sarà sempre più in salita. Fino ad oggi, le banche classificavano come “default” le aziende che, dopo 90 giorni consecutivi, non chiudevano il saldo. Il nuovo regolamento Ue fissa la soglia oltre la quale un’impresa deve essere obbligatoriamente classificata in fallimento, introducendo quindi il concetto di rilevanza. Il tempo stringe, e l’inoperosità dell’Esecutivo potrebbe allarmare i mercati, compromettendo la credibilità dell’Italia e dei suoi titoli.

 

Fonte: QuiFinanza, Il Giornale

 

 

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