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Estera

750 miliardi dall’Europa, non prima di gennaio; ma per l’Italia potrebbe essere troppo tardi

Dei 750 miliardi previsti dall’Europa nel Recovery Fund, 172,7 miliardi andranno all’Italia. La presidente della Commissione europea ha presentato davanti all’Europarlamento riunito in seduta plenaria la proposta della Commissione per sostenere i paesi più colpiti dal Coronavirus. La svolta di Bruxelles rende fiero Giuseppe Conte che, fin dall’inizio, aveva riposto speranze negli aiuti dell’Ue. 

Dei 750 miliardi previsti dall’Europa nel Recovery Fund, di cui 500 di gli aiuti e 250 di prestiti, 172,7 miliardi andranno all’Italia: 82 a fondo perduto e 91 di prestiti, per una manovra complessiva per la ripresa di 2.400 miliardi. “La crisi ha effetti di contagio in tutti i Paesi e nessuno può ripararsi da solo. Un’economia in difficoltà da una parte indebolisce una forte dall’altra”, ha detto la Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, riferisce Ansa, presentando il “Next generation Eu” al Parlamento europeo. La proposta del Fondo da 750 miliardi si aggiungerà ai 1.100 miliardi di bilancio pluriennale Ue, il Qfp; e ai 540 miliardi delle misure già approvate: Mes light, Sure per la disoccupazione e fondi Bei.

I 172,7 miliardi proposti dalla Commissione per l’Italia nell’ambito del pacchetto Recovery  rappresentano la quota più alta destinata a un singolo Paese; segue la Spagna, con un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. Il debito così emesso dovrà essere rimborsato tra il 2028 e il 2058, attraverso il bilancio comune post 2027, ma per reperire risorse Bruxelles propone di includere nuove risorse dalle tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e sulla web tax. L’apertura dell’Europa, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, ha trovato consenso e soddisfazione in Giuseppe Conte, che su Facebook ha fatto riferimento ad un ottimo segnale arrivato da Bruxelles:

Ci abbiamo creduto quando in pochi ci avrebbero scommesso”, ha riferito il Premier in un’intervista a La Stampa, ricordando come molti, anche sul piano interno, lo invitavano ad essere cauto e a non esporsi sull’operato dell’Ue, in quanto sarebbe andato incontro ad una sconfitta politica. Oggi, Conte si dice ancora più convinto di quelli che erano i suoi piani, potendo contare su dati di fatto che sembrano dargli ragione. “Sono stato sempre consapevole che una reazione europea forte e unitaria era assolutamente necessaria”, dice il Premier che ha perso invece sul fronte eurobond, punto di partenza della trattativa. Tuttavia, la quota di sussidi così alta, ha sopperito alle richieste iniziali dell’Italia. Fondamentale il ruolo del Presidente francese Emmanuel Macron  e della cancelliera tedesca Angela Merkel, che hanno fatto fronte comune contro olandesi e austriaci, da sempre ostili al pacchetto di aiuti. Conte ha provato a mediare, invitandoli a considerare che senza una risposta adeguata e comune il mercato complessivo sarebbe andato distrutto, mettendo a rischio tutte le catene di valore e le economie di ciascun Paese. Economie che sono invece integrate e interdipendenti: se crolla una, crolla anche tutto il resto.

Il prossimo passo, dopo le teorie, è passare alla pratica, per rendere tempestiva l’attivazione di questi nuovi strumenti. Secondo l’accordo, per attivare i fondi bisognerà aspettare gennaio. Un arco di tempo troppo lungo; l’Italia potrebbe avere bisogno di risorse prima. Per questo, Conte vorrebbe trovare una strada per anticipare le risorse. “Sono allo studio del governo misure che siano in grado di garantire un accesso ai fondi trasparente ed efficace”, dice Conte. Si parla di rafforzamento di organici a Bruxelles, di una task force di esperti, di un monitoraggio attento che sia in grado di garantire l’ efficienza dei progetti. L’Italia potrebbe insomma cogliere l’occasione del sostegno europeo per trasformare la sua pubblica amministrazione, le infrastrutture digitali, la velocità nella realizzazione di opere pubbliche, un fisco più efficiente, e un impegno importante nel contrasto alla corruzione. Conte avrebbe sentito, oltre che Macron, anche il Premier olandese Mark Rutte. Ad entrambi ha chiarito che l’atteggiamento dell’Italia non quello di approfittare della generosità comunitaria, “ma di avviare un percorso virtuoso da cui anche gli altri Stati trarranno benefici”. Dal momento che Austria, Danimarca, Svezia e Olanda vorrebbero sostituire gli aiuti a fondo perduto con prestiti vincolati a misure di austerità e a un rigido piano di riforme, la linea italiana mira a spostare l’accento dall’austerità alle misure per la ripresa, dalla rigidità al coraggio del cambiamento.

Fonte: Ansa, LaStampa, Giuseppe Conte Facebook

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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