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Cronaca

Un’orribile Italia dura a morire: un bracciante chiede la mascherina viene licenziato e picchiato

In provincia di Latina un bracciante è stato licenziato per aver chiesto dispositivi di protezione individuale per non rischiare di contrarre il Coronavirus. Dopo aver chiesto quanto gli spettava, il datore di lavoro lo ha picchiato e gettato in un canale.

In queste settimane il confronto tra le forze di Maggioranza è stato segnato dalla regolarizzazione degli immigrati che lavorano nell’agricoltura. Da una parte Dem e renziani a favore della sanatoria. Dall’altra i grillini contrari seppur sempre più propensi a cedere. Il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, oltre alle questioni economiche legate alla mancanza di manodopera nei campi, si è lungamente soffermata sulla questione dei diritti. Ma pensare che dare la cittadinanza o il permesso di soggiorno equivalga ad annullare tutte le ingiustizie a cui molti lavoratori, italiani e immigrati indistintamente, sono sottoposti, è una visione forse un po’ troppo idealistica e approssimativa. Quanto accaduto in provincia di Latina di recente dovrebbe farci riflettere sul problema in modo forse un po’  più pragmatico e concreto. Nella provincia laziale – riporta TgCom24 – un bracciante di origini indiane è stato licenziato per aver chiesto di poter avere i dispositivi di protezione individuale previsti contro il Coronavirus. Dopo il licenziamento, alla richiesta legittima di venir pagato, il datore di lavoro ha reagito prendendolo a calci e pugni e, infine, gettandolo in un canale. La renziana Bellanova non ha perso l’occasione per intervenire sostenendo che è proprio la mancanza di diritti riconosciuti ai lavoratori immigrati che dà adito al caporalato e allo sfruttamento.

Tuttavia l’azienda agricola in questione non è stata forse oggetto di accurati controlli in precedenza. Infatti – spiega Latina Today – dalle indagini partite dopo che il bracciante aggredito si è recato al pronto soccorso, è emerso che i due datori di lavoro, padre e figlio, facevano lavorare altri braccianti, tutti stranieri, in condizioni igienico-sanitarie non a norma e sotto regime di sfruttamento economico. Nel corso di un – finalmente avvenuto – controllo è stato rilevato che nessuno dei lavoratori era munito di mascherina né guanti, rinvenuti poi nelle abitazioni dei due datori di lavoro.  Ora il Tribunale di Latina ha emesso due misure cautelari: arresti domiciliari per il padre 52enne e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per il figlio 22enne.

E’ intervenuto anche il deputato di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni che non ha fatto il minimo accenno a sanatorie e permessi di soggiorno ma ha parlato, invece, di controlli e denunce. Infatti – sulla sua pagina Facebook – ha scritto: “12 ore di lavoro ogni giorno della settimana senza nemmeno la malattia, paga oraria di 4 euro, in busta paga solo un terzo delle giornate lavorate. Controlli, controlli controlli e denunce per questi animali”.

Nicola Fratoianni 21 h
Chiedeva una mascherina per proteggersi sul luogo di lavoro ed è stato licenziato, pestato e gettato in un canale di scolo.
È accaduto in una azienda agricola a Terracina, in provincia di Latina.
A seguito della denuncia del lavoratore, i carabinieri hanno scoperto l’orrore: 12 ore di lavoro ogni giorno della settimana, senza nemmeno la malattia, una paga oraria di 4 euro, in busta paga solo un terzo delle giornate lavorate e nessun dispositivo di protezione individuale.
Ora i due imprenditori sono agli arresti domiciliari.
Andrà tutto bene, forse. Per ora no.
Controlli, controlli, controlli e denunce per questi animali.

 

Fonte: TgCom24, Latina Today, Nicola Fratoianni Facebook

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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