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Cronaca

Venezia, la crisi dei bar che si arrendono ai cinesi: “Siamo stanchi”

Il commercio cinese prende sempre più piede in Europa, diffondendosi a macchia d’olio e piegando la ristorazione tradizionale: chiudono i bar tradizionali di Venezia.

 

Sono anni, ormai, che le piccole realtà della ristorazione sono costrette a chiudere a causa della crisi economica in atto in Italia: si tratta di bar e ristoranti con una piccola ma affezionata clientela, se anche non portano a casa grandi profitti riescono a tirare a fine mese. Negli ultimi tempi sono sempre di più le attività a gestione familiare che chiudono, rispetto a quelle che riescono a tirare avanti ancora un po’. A prendere il posto di questi gestori ormai stanchi di lottare per arrivare a fine mese e far tornare i conti, sono i cinesi: dapprima in punta di piedi dopo con più sicurezza si sono introdotti nel mercato italiano. La crisi economica prodotta da Coronavirus lascerà il segno. E a pensare che a fine febbraio, erano i cinesi che vivevano in veneto ad avvisare del rischio che stava per travolgere l’Italia. Un esercente cinese così parlava al Corriere del Veneto: “Abbiamo paura del virus – aveva confidato – e la Cina ha usato un metodo rigidissimo per l’isolamento della popolazione. Qui invece si consiglia la mascherina solo a chi è ammalato e noi, che veniamo da una cultura in cui la si mette anche per evitare un banale raffreddore, non ne capiamo il motivo. Infatti l’Italia è passata da zero a centinaia di casi in appena una settimana“. Pochi giorni ancora e sarebbe apparso evidente che aveva pienamente ragione.

Solo a Venezia, racconta il Gazzettino, a fine marzo 2018 tre bar tradizionali e locali hanno chiuso i battenti, vinti dalle tante difficoltà, lasciando la gestione nelle mani dei cinesi. La particolarità di questa situazione sta nella vicinanza dei tre bar, tutti situati in 300 metri nella Fondamenta di Cannaregio. Il primo a cedere è stato il bar gelateria Da Nini – civico 1306 -, la cui attività è cominciata nel 1972. Dopo il lavoro dei genitori, Giovanni e Lorenza Lori, l’attività passa nelle mani dei figli che si dicono da subito scoraggiati: “Siamo stanchi. Il bar ha 46 anni di vita e noi 30 di lavoro,  c sveglia presto la mattina e torniamo a casa tardi. Una volta qui si producevano gelati e dolci in proprio, con le macchine che lavoravano tutto il giorno e si rompevano spesso.” Un tempo, dicono, si lavorava molto ma in modo direttamente proporzionale al guadagno. Ormai non ne vale più la cena ed è per questo che mollano la presa e abbandonano il bar. Subito dopo è la volte del bar Ma ciao! – civico 1038 -,  inaugurato dai fratelli Andrea e Francesca Mazzucato nelle stesso anno della chiusura, il 2018. Infine arriva il capostipite dei tre, il MQ10 – civico 1022 -, noto per aver puntato da subito sulle fondamenta e realizzato un plateatico – ovvero attrezzature da Bar nel piazzale adiacente.

Il problema, spiega ancora il Gazzettino,  è il veloce incremento che dagli anni 2000 a oggi ha interessato l’Italia: nel 2000, infatti, a Venezia vi erano solo 15 pubblici esercizi cinesi, per lo più etnici, ad oggi invece il numero risulta nettamente maggiore, 138 attività su ben 1087. Sono ormai tempi difficili per le piccole attività commerciali e di ristoro, che si vedono superate e sostituite dalle cinesi più all’avanguardia.

Fonte: Gazzettino, Corriere del Veneto

 

 

Pubblicato da
Simona Contaldi

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