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Politica

Romano Prodi: “Senza Europa non ce la faremo, Conte? Nelle mie decisioni io ero collegiale”

Il Professore, in una lunga intervista, si è soffermato sul ruolo, cruciale, dell’Europa nella crisi che si prospetta all’orizzonte, auspicando un forte e real intervento dello Stato nell’economia. 

L’ex Presidente del Consiglio e della Commissione UE, Romano Prodi, in un’intervista rilasciata a Fanpage, ha parlato della cosiddetta fase 2, quella della convivenza con il virus, e della crisi economica che si prospetta all’orizzonte. Nonostante il Professore abbia ribadito più volte di non voler tornare nel campo politico, le sue parole hanno ancora un certo peso negli ambienti del Partito Democratico. Un PD che sta soffrendo messo all’angolo dal  Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che continua a governare a colpi di DPCM, confrontandosi maggiormente con le numerose task force create da Palazzo Chigi che in Consiglio dei Ministri. E mentre nel Paese cresce il malumore per la proroga delle misure di contenimento, preoccupano diversi settori dell’economia e del commercio, che rischiano di subire gravi perdite, non più sanabili.

Ma la fase 2 è legata a doppio filo alla battaglia in Europa, alla necessità di liquidità e protezione, ha spiegato l’ex Premier Prodi. Con un debito pubblico che vale oggi il 130% del Pil, e un crollo dello stesso prodotto interno lordo del 15% nel primo trimestre (stimato dall’Ufficio Parlamentare del Bilancio), e del 10% su tutto il 2020, pensare di affrontare questa crisi da soli non è possibile. Allo stesso tempo si deve salvaguardare il Paese da possibili speculazioni. Per Prodi, se l’Europa non dovesse intervenire in maniera adeguata, l’Italia si troverebbe a fronteggiare un debito pubblico mostruoso che non potrebbe regolare in breve tempo. Spiega il Professore: “A quei livelli, da soli, è molto difficile. Invece in un gioco più ampio, coi tassi d’interesse bassi, lo sarebbe eccome”. E ancora: “Ci danno risorse di lungo periodo e a bassi tassi d’interesse, e questa è la direzione giusta. Non sono ancora sufficienti perché servirebbero più risorse e una parte di esse dovrebbe essere a fondo perduto”. 

L’ex Capo del Governo si è detto deluso dalla mancanza di solidarietà europea, ma invita gli altri Paesi a sostenere l’Italia per evitare l’indebolimento sul mercato internazionale, nei confronti degli USA, della Cina e della Russia, dell’UE. Poi, anche con quella liquidità, si dovrebbe favorire lo sforzo pubblico nell’economia. Ma parla di una nuova IRI, che un tempo fu guidata proprio da Romano Prodi e rappresentava le partecipazioni statali nell’economia, sembrerebbe anacronistico. Non certo un modello keynesiano di intervento nelle piccole e grandi opere pubbliche. Continua Prodi:Persino Trump ha appena messo 2200 miliardi per risollevare l’economia americana. Sono stato presidente dell’Iri: l’ho risanata, l’ho rilanciata e ho sempre sostenuto l’importanza dello Stato nell’Economia”. E continua: “Oggi sarebbe impossibile. Però dobbiamo avere uno Stato che agisca di più”. 

In tal senso, Prodi, guarda con molto interesse al modello francese: presenze di quote statali divise per settore economico. Questo significherebbe meno modelli standardizzati, e burocrazia, con funzionari di alto livello pronti a risolvere le esigenze delle piccole e medie imprese. Un modello, questo, a cui ha rivolto l’attenzione anche l’economista Mariana Mazzucato, consulente del governo nella task force per la ripartenza economica guidata da Vittorio Colao. La crisi, che colpirà certamente a livello globale, metterà però in crisi i settori dove il nostro Paese è più competitivo: dalla lusso, moda e automotive, al turismo. Ma per il Professore ciò non deve cercare di cambiare le sue produzioni: “’Italia deve produrre le cose che sa produrre bene, e produrle in modo concorrenziale. Dovrà produrre meglio, questo sì. Dovrà inserire più tecnologia e più automazione”. E ancora: “Buona parte dei compratori del lusso italiano sono cinesi. Ora i cinesi non vengono più. E allora bisogna riorganizzare le nostre catene distributive in Cina dove è già ripresa da qualche settimana la domanda di lusso”. 

Come sottolinea l’Ansa, Prodi si è soffermato, in maniera piuttosto critica, sulla decisione del Governo della chiusura delle scuole, uniformemente, su tutto il territorio nazionale. Per il Professore si sarebbe potuto provare, così come si farà in altre zone d’Europa, sperimentare aperture su base regionale, laddove il virus è circolato molto di meno. Spiega Prodi: “”Perché non si è provata nemmeno qualche piccola sperimentazione? La scuola dell’obbligo è l’unico ascensore sociale che abbiamo per il nostro futuro”. E ancora: “Soprattutto al Sud e nelle zone dove non ci sono contagi e dove non solo gli studenti, ma anche maestri e professori sono radicati nel territorio, è proprio così necessario tenerle chiuse?”.

Infine Prodi sembra voler bacchettare il Premier Giuseppe Conte sull’utilizzo, ampio, dei Decreti e conseguentemente dello scarso coinvolgimento del Parlamento in un momento di crisi sanitaria ed economica. Conclude Prodi: “Col mio secondo governo eravamo al 102% del Pil. Se avessimo continuato altri due anni, oggi saremmo uno dei Paesi più virtuosi d’Europa”. E ancora: “Ho tenuto un comportamento sempre molto collegiale. Per me è importante il gioco di squadra, con i colleghi di governo e con il Parlamento”. E infine: “Detto questo, non  esiste una regola generale. Ognuno governa con le priorità e con i valori con i quali è nato. Vale per me come per Giuseppe Conte”.

 

Fonte: Fanpage, Ansa

 

 

 

Pubblicato da
Mario Cassese

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