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Estera

L’Europa riparte dalle scuole, ma l’Italia dovrà ancora attendere

A differenza dell’Italia, in molte nazioni europee e nel la Fase 2 è molto meno restrittiva. Negozi ed uffici riaprono, così come anche le scuole, pur mantenendo un adeguato distanziamento sociale. Ma in Italia non se ne parla. 

Mentre l’Italia si dal 4 maggio ha deciso di alleggerire le misure di contenimento, in Europa si discute della riapertura delle scuole, puntando alla necessità di un’ alta immunizzazione della popolazione. Un argomento, questo, passato decisamente in secondo piano nel nostro Paese. Nei giorni scorsi, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha annunciato la riapertura di alcuni complessi scolastici. Dal prossimo 11 maggio, gli studenti più giovani torneranno a scuola, anche se i dettagli del piano verranno resi noti solo ad inizio maggio. Sarà su base volontaria, a scelta dei genitori: questo per venire incontro alle diverse esigenze delle famiglie. I docenti più a rischio resteranno a casa e continueranno le lezioni da casa, mentre le classi non potranno superare i 15 alunni.

L’obiettivo è far diffondere il virus in alcune fasce della popolazione. Anche in altri Paesi dell’UE si pensa al raggiungimento di un importante livello di immunità di gregge prima della fine dell’anno. In Svezia, come scrive Repubblica, che non ha mai adottato misure restringenti ed ha spinto sin dall’inizio per far viaggiare tra la popolazione meno a rischio, è stato annunciato l’inizio dell’abbassamento della curva dei contagi. Anders Tegnell, epidemiologo dell’Agenzia Sanità Pubblica, in un’intervista rilasciata a “Nature“, ha spiegato: “Ogni Paese deve raggiungere l’immunità di gregge in un modo o nell’altro. Noi lo raggiungeremo in un modo diverso. Ci sono abbastanza segnali per dimostrare che possiamo pensare all’immunità di gregge”.

In Germania l’istruzione è competenza degli Stati federali. I provvedimenti adottati dal Governo di Angela Merkel sul tema, sono soltanto la proroga delle misure di distanziamento sociale: chi farà lezione un giorno, quello dopo rimarrà a casa. Ma a differenza della Francia, si partirà dalle ultime classi quelle impegnate negli esami di fine anno. In Olanda, invece, il Primo Ministro Mark Rutte ha annunciato la riapertura degli asili, l’11 maggio. Scuole primarie e secondarie riapriranno, prima delle vacanze estive che vanno dal 20 luglio al primo settembre. Le classi dovranno essere dimezzate e gli orari alternati. I licei riapriranno ad inizio giugno. Anche qui, si cerca far uscire per primi quelli meno esposti a rischi più gravi del virus.

In tal senso, sono state effettuate molte ricerche in diversi Paesi Nel Regno Unito, ad esempio, uno studio dell’Oxford Evolution Ecology of Infectious Disease, Dipartimento di una delle Università più celebri del mondo, come spiega Repubblica, pubblicato dal Financial Times, teorizzerebbe che oltre il 50% della popolazione del Paese, ovvero 30 milioni di persone, avrebbe già contratto il Covid-19. A questi risultati, il team guidato dalla professoressa Sunetra Gupta, è giunto incrociando i dati in possesso dal Sistema Sanitario britannico sui contagiati e sui decessi, comparandoli con quelli dell’Italia, Paese più colpito, e per primo, dall’epidemia di Coronavirus in Europa. Spiega la Dottoressa Gupta: “Ma dobbiamo immediatamente condurre test su ampia scala per avere conferma esatta dello stadio dell’epidemia”. Secondo l’Università di Oxford, una larga fetta della popolazione ha contratto il virus, con sintomi leggeri o quasi nulli, già dal mese di gennaio.

Inizialmente, nel Regno Unito,il Consiglio Scientifico del Governo, prevedeva un approccio totalmente diverso alla pandemia globale. L’Esecutivo britannico aveva teorizzato un’immunità di gregge da raggiungere in pochi mesi, favorendo dunque il contagio tra la popolazione, raggiungendo almeno il 60% dei cittadini infetti per evitare una seconda ondata di contagio il prossimo inverno e stabilizzare l’epidemia del Paese. La retromarcia era arrivata a seguito della pubblicazione di uno studio dell’Imperial College, che mostrava gli effetti devastanti di tale linea: tantissimi cittadini, specie delle categorie sociali più deboli (anziani e con gravi patologie pregresse) sarebbero andati incontro a gravi complicazioni, mentre un numero di contagiati così altro avrebbe senz’altro fatto collassare in poco tempo il Sistema Sanitario. Come aggiunge Il Messaggero, la Professoressa Guntpa, pur condividendo le scelte del Governo di Johnson, ha criticato aspramente le conclusioni raggiunte dall’Imperial College. Secondo la Dottoressa, i suoi colleghi non avrebbero calcolato la possibilità che molte persone fossero già state infettate nei mesi precedenti.

 

Fonte: Repubblica, Il Messaggero

Pubblicato da
Mario Cassese

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