Klaus Regling, Direttore Generale del Mes promette: “Se lo accettate non finirete come la Grecia”

Il Direttore Generale ha parlato delle trattative in corso sui tavoli di Bruxelles ed ha cercato di tranquillizzare il nostro Paese. Il Mes uscito dalla riunioni dei Ministri delle Finanze UE potrà servire a tutti i Paesi in difficoltà nella gestione della pandemia da Covid-19. 

Regling, Direttore del Mes: "Italia capisca che condizioni ora sono diverse. Non ci sarà una nuova Grecia" - Leggilo.org

Klaus Regling, Direttore Generale del Meccanismo Europeo di Stabilità, più noto come Mes, in una lunga intervista rilasciata a Il Corriere della Sera, ha parlato del braccio di ferro che da settimane tiene banco a Bruxelles tra i Paesi mediterranei, guidati proprio dal Governo italiano del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e i Paesi del Nord. Sul tavolo la richiesta della costituzione di un fondo che emetta debito comune, ma anche il nuovo Mes uscito dalla riunione dei Ministri delle Finanze dei 27 Paesi Membri. Ma il tempo stringe e domani, 23 aprile, ci sarà la riunione dei Capi di Stato Ue dove, come hanno spiegato Conte e persino Emmanuel Macron, Presidente della Francia, è a rischio la tenuta strutturale della stessa Unione.

L’ex funzionario del Ministero delle Finanze tedesco ha spiegato che il Mes, rielaborato nell’ultimo Eurogruppo, che potrà estendere prestiti ai Paesi colpiti dalla pandemia in base a termini standardizzati, ovvero una linea di credito uguale per tutti gli Stati dell’area Euro, senza una condizione specifica per ogni Paese. Il “Pandemic Crisis Support”, ha continuato il Direttore Generale, ha proprio queste condizioni: non è uno choc economico che ha colpito soltanto un Paese, ma tutti. Ecco perchè ci saranno termini standard per un’eventuale prestito.

La sola condizione prevista, secondo Regling, è tali fondi vado destinati, in maniera diretta o indiretta, alla Sanità di ciascun Stato. I Paesi che chiedono questa linea di credito potranno essere rimborsati per circa il 2% del loro Pil. Il Direttore del Mes cerca di tranquillizzare quanti sostengono che la condizionalità verrà poi modificata a fine emergenza, e in Paesi come l’Italia, si concluderà con la richiesta di riduzione del deficit. Spiega Regling: La condizionalità concordata all’inizio non cambierà durante il periodo nel quale la linea di credito è disponibile. Tutti gli Stati membri dell’Unione europea restano impegnati a rafforzare i loro fondamentali in base al quadro di vigilanza europeo”. Ma è ancora tutto da decidere sulle scadenze dei rimborsi, mentre i versamenti agli Stati avverranno nel giro di circa di un anno, forse in un due fasi diverse.

Secondo Regling, l’attivazione del “Pandemic Crisis Support”, che è dunque una linea di credito inserita dalla Bce nel Mes, porterà ulteriori benefici, come le “Outright Monetary Transactions”, note come Omt, ovvero l’intervento della Bce, anche illimitato laddove necessario, nell’acquisto dei titoli di quel Governo. Continua il Direttore: “Quando quello strumento fu creato, la Bce chiari che una condizione necessaria per attivarlo è che un Paese sia in un programma del Mes, inclusa un’Eccl. Spetta solo alla Bce decidere quando eventualmente attivarlo”. E ancora: “Al momento potrebbe non essercene bisogno, ma le cose possono cambiare. I mercati sono molto volatili in questa fase”. E conclude: “I grandi investitori capiscono bene come funzionano le Omt della Bce e sanno che un programma del Mes è una condizione necessaria, ma non sufficiente”.

Come aggiunge HuffingtonPost, la diffidenza italiana nei confronti di tali strumenti, nasce dall’esperienza della vicina Grecia, finita stritolata dall’austerity, e in maniera minore seppure dolorosa per Irlanda, Portogallo e Cipro. Regling sostiene che le condizioni ora sono diverse, e che ciò non potrà avvenire per il nostro Paese. Spiega l’economista tedesco: “All’epoca i problemi non furono causati da uno choc inatteso che riguarda tutti, come oggi, ma da errori di politica economica del decennio precedente. I Paesi che ebbero bisogno del Mes avevano perso accesso al mercato e avevano grossi problemi macroeconomici”. E ancora: “Curare quei problemi ha causato le difficoltà che la popolazione ha dovuto patire. Ma è stato inevitabile, ma credo che ora se ne vedano i risultati positivi. Il più importante è che quei Paesi siano potuti restare nell’euro”. 

L’Eurogruppo propone ad ogni modo che i 410 miliardi del Fondo Mes siano investiti tutti, e non solo i 240 messi a disposizione. Ma sui Coronabond Regling si mostra titubante: “Se si decide per esempio di emettere coronabond, in qualunque forma, non arriverà denaro prima del prossimo anno”. Ma non si ha ancora un’idea su quanto sia l’ammontare da sborsare per evitare il tracollo dell’economia europea: il Fmi prevede una recessione del 7,5% nell’area Euro, che va aumentando mese dopo mese. Molto probabilmente, ha dichiarato il Direttore del Mes, ci vorranno altri 500miliardi di euro da parte delle Istituzioni europee.

 

Fonte: Repubblica, HuffingtonPost

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