Coronavirus, i medici: “Siamo come in guerra, dobbiamo scegliere chi curare e chi lasciar morire”

Le parole del dottor Christian Salaroli, dirigente dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo hanno drammaticamente confermato l’emergenza sanitaria in Lombardia.

Coronavirus, a Bergamo si sceglie tra le prospettive di vitae l'eta. Il medico Salaroli: "Come in guerra" - Leggilo.org

Un’intervista che getta ancora più luce sulla drammatica realtà dell’emergenza sanitaria per l’epidemia di Coronavirus nel nostro Paese. L’anestesista e rianimatore e dirigente Christian Salaroli dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato a Il Corriere della Sera, di queste settimane tragiche per il reparto di terapia intensiva di uno dei presidi ospedalieri che si trova in prima linea. Un racconto che può certamente far comprendere meglio l’entità degli allarmi lanciati in questi ultimi giorni da parte dell’Autorità Sanitarie sulla tenuta del Sistema Sanitario Nazionale. Racconta il Dottor Salairoli: “All’interno del Pronto soccorso è stato aperto uno stanzone con venti posti letto, che viene utilizzato solo per eventi di massa. Lo chiamiamo Piano di Emergenza per il Maxi-Afflusso. È qui che viene fatto il triage, ovvero la scelta”. 

Il dirigente continua: “Nei letti vengono ammessi solo donne e uomini con la polmonite da Covid-19, affetti da insufficienza respiratoria. Gli altri, a casa. Le persone vengono scelte in base all’età e al quadro generale ovvero dalla capacità di guarire da un intervento rianimatorio”. Continua Salairoli: “Questa indotta dal Covid-19 è una polmonite interstiziale, una forma molto aggressiva che impatta tanto sull’ossigenazione del sangue. Chi dice che non si muore di Coronavirus dice bugie. Incide su problemi pregressi ma il decesso è causato dal virus”. E conclude lanciando un appello: “State a casa. State a casa. Non mi stanco di ripeterlo. Vedo troppa gente per strada. La miglior risposta a questo virus è non andare in giro. Siamo costretti a scegliere, come in chirurgia in tempi di guerra”.

Come ha annunciato stamane il TG La7, è prevista presso il Palazzo della Regione Lombardia a Milano un nuovo incontro tra i Governatori della nuova zona rossa prevista dal recente Decreto Emergenza approvato dal Governo del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Si parlerà di riorganizzazione dei presidi ospedalieri per far fronte alla nuova ondata di contagi. Tutti i presidi ospedalieri lombardi lavorano maggiormente sui casi di Covid-19, soltanto 18 le strutture aperte anche ad altri casi. Si discute dunque, il trasferimento dei pazienti affetti da altre patologie in altre strutture fuori dalla zona rossa, in modo che gli operatori sanitari si possano concentrare sull’epidemia di Coronavirus.

Fumagalli: “Al Niguarda di Milano nessuna emergenza”

Nei giorni scorsi si sono succedute voci e allarmi sulla tenuta anche degli ospedali milanesi. La situazione è grave, ma al momento il Sistema lombardo sta reggendo. Roberto Fumagalli, Direttore del Dipartimento di Anestesie e Rianimazionie dell’Ospedale Niguarda di Milano e Professore presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, in un breve video, ha cercato di spiegare la situazione nel presidio milanese, con un video messaggio pubblicato dai canali ufficiali sia dell’Ospedale sia della Regione Lombardia. Spiega il Professore: “Oggi stiamo combattendo una battaglia molto importante nelle terapie intensive e negli ospedali in genere.  Questo lo facciamo dal 24 febbraio”. Che continua: “Ogni giorno gli operatori sanitari curano i malati con passione e serietà senza stanchezza ma con voglia di superare questa malattia. Purtroppo, nonostante il nostro enorme impegno, in questo giorno sono girati messaggi audio allarmanti e sbagliati”. Il noto medico si riferisce ad alcune fake news girate nei giorni precedenti, che asserivano l’ormai tracollo del presidio ospedaliero, che non aveva possibilità di mettere in terapia intensiva le persone più anziane e che le corsie fossero piene di giovani colpiti da polmoniti. Conclude il Professore: “Non è vero che non intubiamo pazienti anziani, che curiamo in base all’età. E non è vero che le terapie intensive sono piene di giovani. La percentuale di giovani ricoverati in terapia intensiva è bassa”. Il dirigente del Niguarda ha inoltre chiesto ai cittadini di attenersi alle comunicazioni ufficiali ed a seguire le indicazioni delle Autorità Sanitarie rimanendo a casa e uscendo solo per necessità comprovate.

Fonte: Il Corriere della Sera, TG La7

 

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