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Accusato di stupro, ha abiti firmati e porche: “Lei ci stava”

Un nigeriano di 26 anni, richiedente asilo, per 11 giorni ha sequestrato, violentato e picchiato una 22enne della repubblica Ceca. L’uomo viveva a Padova, ospite in una casa insieme ad altri immigrati ma nessuno ha denunciato il fatto. Sui social postava foto con abiti firmati e porche.

Una doppia vita quella di Peter Chiebuka, il 26enne nigeriano arrestato per sequestro di persona, violenza sessuale e rapina ai danni di una 22enne della Repubblica Ceca. Infatti nella realtà era un richiedente asilo che viveva, insieme ad altri immigrati, in una vecchia casa in provincia di Padova e percepiva 2,50 euro al dì, come previsto dal programma di accoglienza. Ma sui social – come riporta Il Gazzettino – compariva con abiti firmati, gioielli, occhiali alla moda e seduto sul cofano di una porche. L’unica cosa certa è che per ben 11 giorni, nella stanza della casa dove era ospite insieme agli altri richiedenti asilo, ha sequestrato, picchiato e stuprato una ragazza di 22 anni. I due si erano conosciuti su Interneto. Il nigeriano, probabilmente, aveva addescato la ragazza proprio grazie alla sua finta ricchezza esibita. Dopo solo un mese di chat le aveva chiesto di raggiungerlo a Padova per sposarlo. E la giovane, purtroppo, era cascata nel tranello. Ad attenderla, invece di un principe azzurro, ha trovato un aguzzino che l’ha rapita e poi picchiata e violentata per giorni e giorni. La ragazza si è salvata perché, in un momento di distrazione del nigeriano, è riuscita a chiamare un amico in Francia il quale ha prontamente avvisato le autorità italiane. E sembra incredibile ma nessuno si è accorto di nulla: nè la Cooperativa responsabile del programma di accoglienza, né gli altri immigrati che vivevano sotto il suo stesso tetto. Come riferisce Il Giornale, il responsabile del centro di accoglienza di Edeco, Lorenzo Boscato, ha così commentato l’accaduto: “Era un bravo giovane, molto tranquillo come tutti quelli che accogliamo. Non avevamo il minimo sospetto altrimenti avremmo subito denunciato alle autorità”. Ora – come riferisce Il Messaggero – è stata revocata l’accoglienza per Chiebuka ma si dovrà attendere l’esito del processo prima di decidere in merito all’espulsione.

Questo terribile evento va a confermare quanto dichiarato mesi fa dal capo della polizia Franco Gabrielli.  Infatti, Gabrielli, numeri alla mano, ha sostenuto che l’aumento degli immigrati in Italia ha provocato un aumento di reati gravi tra cui proprio le violenze sessuali. E, nonostante, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, diversi report abbiano evidenziato come il 74% degli aggressori sia italiano, resta innegabile che un controllo più severo su chi facciamo entrare sia doveroso per la sicurezza di tutti.

Fonte: Il Giornale, Il Gazzettino, Il Messaggero.

Pubblicato da
Samanta Airoldi

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