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Cronaca

La Mafia nigeriana sulle orme della Massoneria. L’esempio dei “fratelli” maggiori.

C’è un’evidente filiazione delle società mafiose nigeriane al modello della massoneria. I movimenti culturali universitari nigeriani (cult), come evidenziato dagli investigatori, sono connotati da una componente simbolico-rituale che viene da lì. Mentre la violenza attraverso il rito si libera della propria animalità.

Come la massoneria, anche la mafia nigeriana nasce da un’associazione iniziatica e di fratellanza a base morale. tutte le confraternite nascono con scopi e intenti nobili, prima tra tutti quello di redimere e riscattare la figura dell’uomo nero,liberandola da ogni connotato negativo. Se consideriamo il caso di Albert Pike dove è avvenuta un’esasperazione ideologica, sfociata in brutale violenza-  l’aspetto ideologico del Ku Klux Klan è prettamente razzistache tenta di provare la superiorità della razza bianca – allo stesso modo la mafia nigeriana sembra aver sviluppato una forma associativa strutturalmente simile e ideologicamente opposta, che si palesa come una sorta di anti-stato etnico. Purtroppo, i cults sono giunti sino a noi grazie alla capacità di fare affari con le mafie italiane che hanno prospettato a quella nigeriana la possibilità di lauti guadagni: oggi, come sottolinea Fabio Federici, colonnello dei Carabinieri, docente universitario, crime analyst e giornalista pubblicista, oltre Cosa Nostra, in Italia c’è anche Cosa Nera che tenta l’ascesa verso gli ambienti borghesi della massoneria.

Mafia: la massoneria violenta

Nello statuto delle mafie si usa spesso la parola fratello o compagno, così come il compagno libero muratore era il secondo grado massonico tra quello di apprendista e quello di maestro. I massoni definiscono la loro struttura ” famiglia massonica” , e ” famiglia” viene chiamata dalle mafie la loro struttura organizzativa e territoriale. All’inizio è la massoneria a influenzare con i suoi riti segreti e i suoi codici gli statuti orali e scritti della mafie; in un secondo momento sarà una parte della massoneria  a stringere rapporti con le mafie. Quando nell’ultimo rapporto semestrale della DIA- così come documentato dall’osservatorio mediterraneo sulla mafia- si legge che è necessario tenere sotto controllo gli istituti penitenziari per evitare la radicalizzazione anche del fenomeno mafia nigeriana ( affacciatosi sullo scenario europeo da un un ventennio),questa è una verità storicamente acquisita e doverosa da riportare. Il primo incontro tra la criminalità  non ancora organizzata e le società segrete avvenne per la prima volta in Italia e in epoca borbonica. Era nelle carceri che i delinquenti e i violenti incontravano gli oppositori borbonici incarcerati per cospirazione, per la maggior parte aderenti a sette politiche segrete. Senza questo incontro non ci sarebbero stati gli statuti , i rituali e i vari gradi di affiliazione che sono copiati, in gran parte, dagli statuti delle società segrete massoniche e carbonare. Le associazioni criminali, che poi verranno più tardi chiamate mafie, si organizzano sul modello politico delle sette segrete dei ceti aristocratici  e borghesi , tant’è che si può parlare quasi di mafia << scimmia>> delle classi dominanti. Questa è la principale novità rispetto a tutte le altre forme organizzative violente che hanno preceduto le mafie, dai pirati, passando per i briganti e arrivando ai banditi. Nello statuto della Camorra , al primo articolo è scritto che:

<< La Società dell’Umiltà o della Bella Società Riformata ha per scopo di riunire tutti quei compagni che hanno a cuore, allo scopo di potersi, in circostanze speciali, aiutare sia moralmente che materialmente>> Sembra una delle regole principali della massoneria. La mafia altro non è che una massoneria violenta delle plebe.

L’onore redime la violenza

Come documentato da Repubblica , la fratellanza di sangue è tipica delle società che non accettano più il potere derivante dell’ereditarietà ma dal proprio valore. Il valore è dato dalla propria personalità, dalle proprie ” qualità” , non dalla condizione sociale ereditaria. La violenza con il rito si libera della sua bestialità e diventa valore sociale e culturale. Dai nobili i mafiosi copiano soprattutto il modo di erogare violenza e sfuggire alla punizione. Anche il concetto di ” onore” è di variazione aristocratica , sia nel senso spagnolesco  di chi non è obbligato alla fatica fisica per procurarsi la ricchezza si ne senso di obbedienza. Con le mafie la concezione dell’onore non è più esclusivo appannaggio  del ceto nobiliare. Perciò l’uccisione in agguati, il tradimento e la brutalità della punizione sono compatibili nelle mafie con il concetto di onore: chi tradisce merita la punizione violenta perché non ha rispettato l’onore del tradito  ( cioè l’obbedienza). Il traditore è un infame, è un <<mezzo uomo>>, non degno del rispetto per la sua vita.

Così, da che la violenza fosse sempre stata il pane quotidiano della mafia in generale, nella variante nigeriana -che la utilizza e sperimenta in primis con i suoi affiliati come sorta di battesimo per una nuova nascita- acquisisce legittimità. La violenza trova ragion d’essere e attraverso riti religiosi e affiliazioni copre il sangue con nobili vesti. La violenza esercitata arriva a essere così prepotente, da costringere il legislatore nigeriano a vietarne la costituzione: nel 2001 il Governo Federale della Nigeria ha emanato il “Secret cult and Secret Society Prohibition Bill”, rendendo reato costituzionale la creazione dei secret cults o la partecipazione a qualsiasi loro attività. 

Così come nelle migliori storie a ” lieto fine” dove il brutto anatroccolo si risveglia cigno e il pesciolino si riscopre squalo, in quella dei cult nigeriani- riconosciuti ormai dalle forze dell’ordine come delle organizzazioni mafiose – vi è un’innegabile evoluzione. Una mafia molto intelligente, ricca di simbolismo esoterico, riti e ricorrenze; l’amalgama tra violenza e manipolazione dà vita a una creatura autonoma assettata di potere, rivalsa e conquista – un pò come nelle migliori tradizioni bianche.

Fonti : Justice.gov , Repubblica, Osservatorio mediterraneo sulla mafia

 

Pubblicato da
Maria A

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