Pulizia etnica dei cristiani in Africa. Il Papa risponde moderatamente

Il 23 giugno scorso a Plateau, stato della Repubblica Federale della Nigeria, sono stati assassinati nelle campagne 100 contadini cristiani tanto che il vescovo di Gboko, padre William Amove Avenya ha parlato di una vera e propria pulzia etnica. La Nigeria è la prima, in Africa, per prodotto interno, la sua economia è in forte crescita, ma continua a essere devastata dal sovrappopolamento di oltre 250 etnie diverse che si massacrano tra loro. Le chiamano guerre di religione. Dai piani alti nessuno si muove: Buhari dice una cosa e ne fa un’altra, mentre Papa Francesco raccomanda un linguaggio moderato.

Papa Francesco-Leggilo.Org

Il massacro di cristiani in Nigeria è stato svelato in Occidente ormai da anni, già nel 2011 era cosa nota, ma per il momento, nonostante il Paese sia al centro del dibattito internazionale per le violazioni dei diritti umani perpetrate su suolo africano, non vi è stato alcun intervento esterno alla nazione. L’ultima strage risale al 23 giugno scorso dove sono stati addirittura bruciati vivi i bambini.

Nel 2018, sono stati 4.305 i cristiani uccisi per cause legate alla loro fede, da parte dei pastori islamici Fulani e dei Jihadisti di Boko Haram. È questa la drammatica cifra contenuta nella nuova “World Watch List 2019”,  redatta dall’organizzazione non governativa Open Doors. Il rapporto rivela che nel 2018 sono stati uccisi più di mille cristiani – il 25 per cento in più – rispetto all’anno precedente, quando furono registrate 3.066.vittime. Dinanzi ad un vera e propria strage di cristiani, Papa Francesco ancora una volta sceglie la moderazione e si dimostra riluttante all’uso di termini effettivamente descrittivi della realtà. Agensir , il Papa invita a non abusare del termine genocidio e scrive ai vescovi “Sono vicino a voi e quanti soffrono”.

Spesso nel corso del suo pontificato è stato accusato di aver volutamente ignorato la gravità della situazione, lo afferma Gatestone Institute International Policy Council in un articolo. L’Occidente potrebbe chiedersi: cosa stanno facendo il Vaticano e il Papa per combattere questa nuova persecuzione religiosa? Scrive l’editorialista  cattolico statunitense William Kilpatrick. “Così come ha poca ansia per l’ondata di chiusure delle chiese, Papa Francesco sembra avere poca ansia riguardo all’islamizzazione dell’Europa” 

 

Raymond Ibrahim sul Middle East Forum, una delle pubblicazioni più serie sulle vicende del Medio Oriente, sostiene – così come riporta  Il Giornale – che Mafia e Islam sono la stessa cosa. La sua tesi è che la parola mafia deriva dall’arabo “mahya” (che può essere tradotto con ‘prepotenza’) e che l’onorata società ha in realtà le sue radici nei due secoli di dominazione araba della Sicilia durante il Medioevo,  e non come sostiene il nostro Pontefice. Ma la parte più interessante dell’articolo riguarda le somiglianze nell’operato tra gli jihadisti seguaci del Corano e i nostri mafiosi.

Il Papa dovrà mostrare coraggio e far fronte a una delle persecuzioni più persistenti del nostro tempo, riconoscendo la relazione tra islamismo e criminalità organizzata. Poco tempo fa dichiarava che l’Islam è una religione di pace e che può perfettamente accordarsi con il rispetto dei diritti umani favorendo la convivenza di tutti; in pratica esonera l’Islam da qualsiasi responsabilità sullo stato attuale delle cose in Europa. Persino Papa Benedetto XVI, nel suo discorso di Ratisbona, disse ciò che nessun Pontefice aveva mai osato dire, ossia che esiste un legame specifico tra la violenza e l’Islam.  Prese in esempio un dialogo del XIV secolo intercorso tra un imperatore cristiano bizantino, Manuele II Paleologo, e un dotto persiano sul concetto di violenza nell’Islam, riportando la frase rivolta dall’imperatore al suo interlocutore musulmano: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”.

Le politiche africane

I vertici politici nigeriani sono per lo più musulmani, così come il presidente della Nigeria, Buhari. Quest’ultimo è di etnia fulani, proprio come quei contadini spietati che sotto il suo stesso governo uccidono migliaia di cristiani. Lawrence Zango, residente della zona, ha testimoniato: «I Fulani non si comportano diversamente da Boko Haram. Il governo federale dovrebbe investigare sulle violenze e arrestare i leader dei Fulani, prima che distruggano l’intera Nigeria».  Buhari è da anni accusato di non fare nulla per fermare le violenze. Nel 2018 i pastori musulmani hanno fatto più vittime di Boko Haram, come riportato da Tempi.

 

 

 

Fonti: Agensir, Tempi, Il Giornale, Gatestone Institute

 

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