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Cronaca

Lanciano, sei romeni a processo: torturarono e pestarono i coniugi Martelli

Cominciato ieri al Tribunale di Lanciano il processo alla banda che il 23 settembre 2018 rapinò la villa dei coniugi Carlo Martelli e Niva Bazzan. Sei romeni sono accusati di rapina pluriaggravata, lesioni gravissime, sequestro di persona e porto abusivo di arma.

E’ iniziato ieri, al Tribunale di Lanciano, il processo con rito abbreviato nei confronti dei sette romeni autori di una violenta rapina ai danni dei coniugi Carlo Martelli e sua moglie Niva Bazzan. Era il 23 settembre 2018 quando i malviventi fecero irruzione nella loro villa di Lanciano, alle 4 del mattino, ed uno di loro recise il padiglione auricolare destro alla donna della coppia. I due vennero svegliati, legati e pestati a sangue. L’accusa, informa Lanciano news, nei confronti dei sei di loro avanzata dal procuratore Mirvana Di Serio è di rapina pluriaggravata, lesioni gravissime, sequestro di persona e porto abusivo di arma. Un settimo romeno, che non ha preso parte alla rapina, è accusato di favoreggiamento, ma non ha preso parte alla rapina.

I coniugi Martelli oggi non erano presenti in aula in quanto hanno deciso di non costituirsi parte civile. Non c’era neanche Marius Adrian Martin, il capo banda; né Aurel Ruset, difeso da Massimiliano Bravin. I fratelli Ion e Costantin Turlica, Bodgan Ghiviziu, Alexandru Colteanu sono invece arrivati, blindati, dalle carceri di Frosinone, Larino e Teramo. Quest’ultimo, difeso da Antonino Orsatti, è stato definito dai coniugi “bestia e carogna”. Lui, infatti, avrebbe staccato l’orecchio alla Bazzan ed è stato arrestato a Casal di Principe, provincia di Caserta, mentre cercava di ricettare uno dei tre orologi rubati a Martelli. Il settimo uomo, Gheorghe Jacota, è stato scarcerato dopo la non convalida dell’arresto.  Il suo legale Vincenzo Menicucci ha chiesto per lui rito abbreviato condizionato e la sua compagna Gheorgheta ha confermato che, il giorno del fatto, era andato a trovarla al lavoro in compagnia del figlio Ghiviziu e ha sostenuto la sua estraneità ai fatti.

Quanto al capobanda, l’avvocato Andrea D’Alessandro ha consegnato un certificato di vaccinazione fatto a Brescia sostenendo che la sua partenza per la Romania non fosse un tentativo di fuga, ma una visita ai familiari. Quanto a Ghiviziu l’avvocato Paolo Sisti ha precisato: “Valuteremo gli atti e vedremo di differenziare le posizioni anche se la contestazione è uguale per tutti, in concorso”. L’altro difensore, Nicola Sisti, si è detto invece preoccupato per il carico emozionale del processo che potrebbe influire sulla determinazione del giudizio. “ Temiamo la pressione che tutti percepiscono. Si è già verificato in altri processi e si sa che nel primo grado ci vuole la pena esemplare poi in Appello che le cose cambiano”, dice. Quanto ai fratelli Turlica, l’avvocato Roberto Crognale sostiene che l’attività processuale è ancora tutta da definire. La discussione è fissata al 30 settembre. Nelle mani degli inquirenti, 1.300 pagine di riscontri investigativi e scientifici di Carabinieri e Polizia su impronte, dna e sangue trovati su indumenti, scarpe, bottiglie e guanti.

Fonte: Lanciano News

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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