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“Ci hanno trattate come bestie all’aeroporto di Bologna”

Due sorelle disabili, Elena e Maria Chiara Padolini, fondatrici del movimento “Liberi di fare”, hanno raccontato le difficoltà incontrate all’Aeroporto Marconi di Bologna.

“Questo weekend dall’aeroporto di Bologna non ci hanno fatto volare”, comincia così un post su Facebook condiviso da Elena e Maria Chiara Padolini. Fondatrici del movimento “Liberi di fare”, le due ragazze, entrambe disabili, hanno raccontato le difficoltà incontrate all’Aeroporto Marconi di Bologna. Le due sarebbero dovute partire per l’Irlanda dirette ad una Summer School di una settimana con argomento Legge e Disabilità. Ma a loro è stato negato l’imbarco. “Non ci è chiaro cosa abbia fatto emergere dei problemi così insormontabili, considerate tutte le volte che abbiamo volato. Quello che è chiaro è che le persone disabili non vengono trattate come veri clienti: ci si aspetta che ci genuflettiamo costantemente e che non abbiamo cognizione dei nostri diritti”,  si legge nel post. 

Al check-in, sarebbero stati presentati loro tre motivi per i quali non avrebbero potuto volare. Dalle batterie delle carrozzine, alla preoccupazione per la posizione assunta sul sedile, alla documentazione non inviata. Eppure, secondo loro, le batterie avevano ricevuto l’approvazione per volare dalla compagnia aerea informata via email. Alla richiesta del motivo, non avrebbero avuto risposta. Quanto alla posizione, in genere le due volano stese ma questa volta hanno detto che non era permesso. Per questo, sarebbero state sedute. Allora hanno chiesto un certificato medico che lo attestasse, che è stato fornito e comunque contestato. Avrebbero dovuto contattare la compagnia per email e compilare un modulo per contattare un medico in Germania e ricevere l’autorizzazione. Ma era troppo tardi. Quanto alla documentazione in anticipo, non sarebbe stato indicato loro quale mandare 48 ore prima del volo e le hostess di terra sarebbero rimaste vaghe. 

“A ogni nostra risposta logica, che smantellava i loro argomenti arrivava un’altra obiezione, a cascata, facevano a gara a chi la diceva più grossa: persino rimproveri sul fatto che le schede tecniche delle batterie, che noi abbiamo fatto vedere, ma che non erano obbligatorie, se mostrate dal cellulare non erano valide perché dovevano essere cartacee, o dubbi sulla nostra competenza linguistica in inglese”, scrivono le sorelle Paolini sulla pagina social da loro gestita, Witty Wheels. La responsabilità dell’accaduto è stata indirizzata alla compagnia aerea che avrebbe impedito l’imbarco. Ma il giorno dopo, prenotato un altro volo con un’altra compagnia, le reticenze sarebbero state mostrate anche dall’aeroporto.

In conclusione, concludono le ragazze, “due voli persi, una notte in hotel, ore di attesa, la testa riempita di stronzate. Siamo state trattate con paternalismo e arroganza, come casi medici, patologizzate, guardate come bestie strane. Ci sono state lanciate motivazioni confuse e contraddittorie, mentre ci facevano pesare il fatto stesso che eravamo lì. Passa il messaggio molto chiaro che se sei disabile tu con il tuo corpo sei un problema, un cliente di serie B a cui puoi dire qualunque cavolata senza conseguenze, con cui puoi giocare a fare i medici e i poliziotti. E questo il livello a cui si arriva con i clienti disabili”. 

Fonte: Witty Wheels

Pubblicato da
Chiara Feleppa

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