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Politica

Sea Watch vuole l’Italia: “Questi migranti ci hanno raccontato sofferenze inenarrabili”

Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha annunciato di aver firmato un divieto di ingresso, transito e sosta rivolto alla nave Sea Watch  nelle acque italiane.

La nave, che nei giorni scorsi ha prelevato 52 persone al largo della Libia, si trova ora al largo di Lampedusa, a circa 16 miglia di distanza dall’isola. Secondo la Ong tedesca cui fa capo Sea Watch l’imbarcazione si sarebbe verso Lampedusa perché era considera l’isola il porto sicuro più vicino.

Il divieto firmato da Matteo Salvini fa riferimento alle misure contenute in un decreto legge appena firmato dal presidente della Repubblica, il “Decreto Sicurezza bis”, che permette al Ministero dell’Interno di vietare l’ingresso, il transito e la sosta alle navi «per motivi di ordine e sicurezza». Le norme contenute nel provvedimento legislativo prevedono che i divieti siano adottati “di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti“. Il Ministro si è detto in attesa della firma da parte “dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa“.

“Sea Watch compie azioni di pirateria”

Nei giorni scorsi Matteo Salvini ha definito il soccorso dei migranti “l’atto di pirateria di un’organizzazione fuorilegge“, e aveva chiesto alla ong di riportare tutte le persone a bordo in Libia. Sea Watch ha risposto dicendo  che “Tripoli non è un porto sicuro. Riportare coattivamente le persone soccorse in un Paese in guerra, farle imprigionare e torturare, è un crimine”.

La comunità internazionale non considera la Libia un posto sicuro per migranti e richiedenti asilo: oltre ai problemi correnti il Paese nordafricano non ha mai firmato la Convenzione di Ginevra del 1951 sulla protezione dei diritti dei rifugiati. “Le persone a bordo ci hanno raccontato di aver trascorso lunghi periodi di detenzione in Libia e di aver subito vessazioni inenarrabili” ha raccontato portavoce della Ong Sea Watch Giorgia Linardi. “Noi non riporteremo mai nessuno in un Paese in cui avvengono queste cose“.

TgCom24 ha riferito la dichiarazioni Commissione Ue diffuse attraverso la portavoce Natasha Bertaud: “Tutte le navi con bandiera europea devono seguire le regole internazionali e sulla ricerca e salvataggio in mare, che significa che devono portare le persone in un porto che sia sicuro. La Commissione ha sempre detto che queste condizioni non ci sono attualmente in Libia“.

Fonti: TgCom 24, Matteo Salvini Twitter, Sea Watch International Twitter,  Giorgia Linardi FB, Sea Watch Italia Twitter,

Pubblicato da
Maria A

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