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Cronaca

Asmae Dachan, la giornalista con il velo premiata dal Presidente Mattarella

Asmae Dachan ha annunciato azioni legali per le offese e gli insulti ricevuti dopo aver ricevuto l’onorificenza per i suoi reportage e per il suo forte impegno per la pace, l’integrazione tra i popoli e il dialogo interreligioso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. 

Ha fatto discutere, e non poco, la consegna da parte della prefettura di Ancona – in occasione del 2 giugno – dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine del Marito a Asmae Dachan, giornalista italo-siriana. A decidere il conferimento è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha deciso di premiare la donna per il suo forte impegno in difesa della pace, dell’integrazione e del dialogo interreligioso. Un invito, neanche troppo velato, ad applicare quella “multiculturalità” di cui ha parlato l’ormai ex eurodeputata Cecile Kyenge.

Ad accendere le ire di molti esponenti politici – in particolare di Giorgia Meloni, riporta Tpi – tanto da far parlare di “sottomissione all’Islam radicale”, è la storia di Asmae. Dachan è figlia di Nour Dachan, l’imam di Ancona, legato – hanno riportato le cronache – a Haisam Sakhanh e Ammar Bacha, due militanti jihadisti noti per essere stati ripresi in un filmato in cui sono impegnati a uccidere a colpi di kalashnikov alla nuca un gruppo di militari siriani. La stessa Dachan, ha sostenuto la Meloni, è stata ripresa in alcune uscite pubbliche accanto ad Haisam Sakhanh e non ha mai negato tali legami 

Ciò di cui si è discusso non è tanto la sua carriera – che gode, in verità, di meriti ed impegni in nome della pace e la non violenza, come si legge sul suo blog – ma l’opinabilità dei contenuti di alcune attività giornalistiche della Dachan svolte in zone della Siria. Zone, allora, sotto controllo di gruppi jihadisti. I presunti rapporti di parentela o comunque legami intrattenuti da suo padre e da una delle sue sorelle – una di loro fidanzata con Ammar Bacha, indagato per terrorismo internazionale – sono finiti sotto accusa- E, fatalmente, hanno messo in dubbio il conferimento dell’onorificenza concessa da Mattarella tanto da spingere alcuni esponenti politici a chiedere un riesame della situazione. 

“Lascia increduli – ha dichiarato la Meloni ancor prima del conferimento del titolo – la notizia che la Prefettura di Ancona consegnerà il 2 giugno prossimo l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito che il Presidente della Repubblica ha conferito con decreto del 27 dicembre 2018 alla giornalista italo-siriana Asmae Dachan, vicina agli integralisti islamici. Chiedo formalmente al Presidente della Repubblica di sospendere il conferimento e rivedere la sua decisione, perché tale gesto sarebbe un clamoroso atto di sottomissione all’Islam radicale”. Accuse a cui la Dachan si è opposta recisamente, tanto da decidere di agire per vie legali contro coloro che “hanno diffuso nei giorni scorsi affermazioni calunniose nei suoi confronti, frutto di autentiche invenzioni e di una esasperata acrimonia”, riporta Avvenire.

“Le accuse nei miei confronti sono infondate”

Asmae Dachan si è detta più volte estranea a qualsiasi condivisione delle logiche dell’Islam Radicale e ha rigettato i presunti legami con esponenti jihadisti. La giornalista ha incaricato i suoi legali di “agire sia in sede giudiziaria e davanti agli Ordini dei Giornalisti di appartenenza nei confronti di tutti coloro i quali, alcuni di questi giornalisti, hanno diffuso nei giorni scorsi affermazioni calunniose”. Le accuse mosse nei suoi confronti sarebbero solo fandonie, riprese da alcune testate – tra cui Il Giornale – rei di averla indicata come persona collegata a criminali jihadisti. “Un’ azione di killeraggio nei miei confronti che non ha alcun fondamento e viola le regole elementari del vivere civile e della professione di giornalista. Non ho mai avuto alcun rapporto con alcuno dei soggetti cui mi si attribuiscono amicizie e rapporti. Mai visti, mai conosciuti. Né ho mai sostenuto dottrine jiahdiste o salafite”, conclude la giornalista.

Chiara Feleppa

Fonti: Tpi, Diario di Siria, Avvenire, Il Giornale

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Chiara Feleppa

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