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Nave a Lampedusa, su Luca Casarini indaga Luigi Patronaggio

La Procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha aperto un’inchiesta, al momento contro ignoti, per l’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La vicenda, è quella nota della nave “Mare Jonio”, apprtenente alla Ong Mediterranea che fa capo all’attivista Luca Casarini.

Il giudice, si ricoderà, divenne noto per aver aperto un fascicolo d’inchiesta mesi addietro contro il Ministro dell’Interno Matteo Salvini in relazione al caso della nave Diciotti. Le ipotesi di reato a carico del leader della Lega furono molteplici, per una pena che, se le accuse avessero avuto maggior fortuna, poteva sfociare in 15 anni di carcere.

Una lettura degli eventi, da parte della Procura di Agrigento molto severa e, per alcuni, strumentale. In ogni caso l’iter per la messa in stato di accusa di Salvini è stato fermato in sede palrmentare proprio nelle ore in cui la Mare Jonio realizzava un salvataggio che è sembrato più un’azione dimostrativa – e politca – che un un episodio legato alla causalità.

Mercoledì sera la Guardia di Finanza ha proceduto al sequestro della nave e l’ha scortata nel porto di Lampedusa, dove è arrivata poco prima delle 20. La Procura ha disposto lo sbarco dei migranti a bordo della Mar Jonio e, contestualmente, il sequestro probatorio della nave da parte della Ong. E’ l’inizio di un iter nel quale l’equipaggio dovrà essere ascoltato dalla polizia giudiziaria per l’ipotesi di favoreggiamento al momento agli atti, a seguito dell’iniziativa del Procuratore Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella, come riportato da Adnkronos. I giudici saranno accondiscendenti verso i responsabili della Mar Jonio? Non è detto, anzi, potrebbe accadere il contrario: una valutazione molto severa nei confronti dei Casarini e compagni – nel caso fossero identificati come responsabili di illeciti – per sottolineare che l’Ufficio non è affatto condizionato da considerazioni di natura politica.

Nel febbraio scorso non passò inosservata la collaborazione tra la Procura di Agrigento e la Caritas e l’associazione La mano di Francesco che h portato sei immigrati a collaborare stabilmente con gli uffici del Tribunale.

Il responsabile locale della Caritas, Valerio Landri spiegò il compito assegnao ai i sei ragazzi, come riportato dall’Huffpost: “Si occuperanno dell’archivio, dello spostamento dei faldoni, collaboreranno in particolare con le cancellerie“. Pare che fu proprio la Procura a ricercare la colaborazione: “Ci hanno contattato per chiederci se ci fossero nelle nostre strutture giovani migranti disponibili a espletare attività di collaborazione volontaria presso il palazzo di Giustizia, ma noi – ha riferito Landri – non gestiamo centri di accoglienza“.

I migranti dovevano avere documenti in regola oltre a “possedere una discreta conoscenza dell’italiano e avere attitudine, oltre che disponibilità e motivazione, a vivere in un ambiente dove è richiesta prima di tutto riservatezza” qualità evidentmente non alla portati di aspiranti archivisti con la sventura di non essere migranti. Ma forse non li trovano ed è colpa del Reddito di Cittadinanza, chissà.

Salvini intanto si è detto soddisfatto per l’inchiesta sulla Mare Jonio. A chi gli domanda se ha ravvisato coincidenze tra il salvataggio della nave e il voto sull’autorizzazione a procedere contro di lui il Ministro ha repicato, come riportato da Dire: “Io credevo a Babbo Natale fino a che avevo 8 anni. Poi un amichetto mi ha detto: ‘guarda che nell’armadio trovi i regali che ti portano mamma e papà’. Mi è crollato il mondo addosso. Ma da allora ho smesso di credere in Babbo Natale. Questo presunto salvataggio di questa nave gestita dai centri sociali era organizzato da giorni». Forse i migranti hanno trovato un Babbo Natale in Procura, buon per loro. Ma non è detto che vada bene anche a Casarini o chi per lui.

Fonti: Dire, Adnkronos, Huffpost

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Redazione

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