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“Non c’è stupro, troppo brutta per farle violenza”. Tre giudici (donne) rispondo così

Sentenza di tre magistrati donna: la presunta vittima di stupro era troppo bella, a parer loro

Una storia di strupro, come tante purtroppo. Uno stupro ai danni di una giovane donna. Questa volta non c’è il branco, ma un consenso che ad unt ratto viene meno. E questo consenso inziale potrebbe aver influito sui giudici. Ma l’epilogo è una beffa, come riportato da Adnkronos. Una ragazza di origini peruviane, 22 anni si presenta in ospedale con la madre dicendo di avere subito una violenza sessuale alcuni giorni prima da parte di un coetaneo, mentre un amico di lui faceva da palo. Il gruppetto frequentava la scuola serale, dopo le lezioni i tre avevano deciso di bere una birra insieme. Le birre diventano parecchie, la giovane e uno dei due si appartano più volte e hanno dei rapporti sessuali. Per gli imputati erano consensuali. La parte offesa dice di essere stata consenziente, ma ad un certo punto avrebbe cambiato idea, con un’esplicita manifestazione di dissenso. I medici riscontrano lesioni, compatibili con una violenza sessuale, e tracce di psicofarmaci nel sangue che la vittima non ricorda di aver mai assunto.

Si apre il processo nel 2016 e si risolve con una condanna per i due giovani. I legali dei due fanno appello e nel processo di Apello, ad Ancona, tre giudici – donne – ribaltano la sentenza, con motivazioni sorprendenti. Nelle conclusioni scrivono  “non è possibile escludere che sia stata proprio la ragazza a organizzare la nottata “goliardica”, trovando una scusa con la madre, bevendo al pari degli altri per poi iniziare a provocare uno dei ragazzi – al quale la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo di “Vikingo”, con allusione a una personalità tutt’altro che femminile, quanto piuttosto mascolina, che la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare“.

La sentenza è stata annullata dalla Cassazione e rinviata alla corte, l’appello ora si dovrà ripetere. Si spera con un diverso estito o, almeno, con altre motivazioni.

Alessandro Signorini

Fonti: Tg3, Adnkronos

 

 

 

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