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Frase in arabo nella canzone vincitrice di Sanremo, ora la Lega vuole canzoni italiane

Mogol, Presidente della Siae, sostiene la proposta di legge lanciata dal deputato Alessandro Morelli, circa le quote da destinare alla musica italiana in radio.

Mahmood ha indebolito l’identità nazionale vincendo Sanremo con una canzone che parla di Ramadan e contiene un verso in arabo? C’è chi lo pensa seriamente. Per inciso, quella frase “Waladi waladi habibi ta’aleena” è forse la più bella dell’intera canzone e, come spiega Mahmood è un ricordo d’infanzia, che lo lega al padre, vero protagonista della canzone, come riportato da Radio Deejay. ”Figlio mio, figlio mio, amore, vieni qua”: questo il significato della canzone.  E Mahmood ha speigato: “Ho scelto di mettere questa frase perché c’è un legame con il ricordo della mia infanzia. Io non parlo arabo, in casa parlo sardo. Però nei miei ricordi c’è mio padre che lo parla”. Ma forse Mahmood e la cancone non c’entrano nulla. Sia come sia, la proposta di legge lanciata da Alessandro Morelli, Presidente della Commissione trasporti e telecomunicazioni della Camera, riguardante lo spazio radiofonico da destinare alla produzione musicale italiana, sembra aver trovato un buon riscontro in Mogol. Il noto produttore discografico si è detto infatti a favore del disegno di legge di una “Radio Sovranista”. La proposta, lanciata da Morelli, prevede che tutte le emittenti debbano riservare almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana. I criteri da rispettare sono che il brano sia ad opera di autori e di artisti italiani e che sia stato inciso e prodotto in Italia. La programmazione deve essere distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione: “una canzone italiana ogni tre”, questa la proposta, come riportato dall’Ansa.

Per Giulio Rapetti Mogol – questo il nome all’anagrafe del caro amico di Lucio Battisti – infatti, la proposta è necessaria per “salvaguardare le tradizioni e la bella musica italiana“. Non solo. Sarà d’aiuto anche al mercato radiofonico italiano, garantendo maggiori entrate in diritti d’autore. “Tale iniziativa avrebbe dunque un impatto positivo sul mercato radiofonico italiano, generando maggiori introiti in diritti d’autore e in diritti connessi e contribuendo ad aumentare la quantità di musica prodotta in Italia”, fa sapere Mogol.

Promuovere la musica italiana significa infatti sostenere l’industria culturale del nostro Paese e quindi le tante persone che ci lavorano“, continua ancora il Presidente della Siae in una lunga lettera, come riportato da Il Sole 24 Ore. L’argomento, tornato alla ribalta grazie alla proposta di Alessandro Morelli, era già stato affrontato in passato. Anche la Federazione Industria Musicale Italiana, nel febbraio 2016, aveva chiesto di garantire il 20% della programmazione radiofonica alle opere prime e seconde di artisti italiani. Dario Franceschini, l’allora Ministro dei beni e delle attività culturali, nel novembre 2017, in occasione dell’apertura della “Milano Music Week”, parlò della “possibilità di prevedere quote di obbligatorietà di trasmissione della musica italiana grazie ad alcune norme introdotte nella nuova Legge dello spettacolo”.

Dopo vari tentativi, l’esito della faccenda potrebbe avere una svolta positiva per chi sostiene la produzione italiana. “Per questo motivo chiedo a tutti voi di contribuire a questa battaglia per la valorizzazione della nostra musica nelle radio”, ha chiesto Mogol al termine della lettera, lanciando un appello. “Qualsiasi vostra iniziativa sarà preziosa affinché si affermi il principio che la musica italiana fa parte del nostro patrimonio culturale e in quanto tale va valorizzata e difesa”.

Fonti: Ansa, Radio Deejay, Il Sole 24 Ore

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Marilisa

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