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“Non arriveremo al bambino prima di lunedì”. Julen, genitori disperati

Forse riusciranno a raggiungerlo lunedì, non prima. E allora ci vorrebbe un miracolo per sperare che Julen, il bimbo di soli due anni caduto nel pozzo Domenica pomeriggio, in Spagna, sia ancora vivo. Ormai si sta scavando da cinque giorni senza sosta per tirarlo fuori. Ma le speranze di ritrovare in vita il piccolo si affievoliscono sempre di più. Considerando la caduta da più di 110 metri d’altezza, le ferite che si sarà provocato cadendo, la mancanza di soccorsi tempestivi, il freddo, la fame, la sete, le probabilità si riducono a un filo. I soccorritori, nei giorni scorsi, hanno trovato nel pozzo resti di capelli che, secondo l’esame del DNA, sarebbero del bimbo.

Le operazioni di salvataggio proseguono ma sono complesse. Ormai si scava sapendo di tirar fuori un corpo senza vita. ll piano iniziale di realizzare un tunnel orizzontale per arrivare al pozzo, è fallito. “Il terreno è troppo instabile”, ha fatto sapere ai media Angel Garcia, il rappresentante dell’Ordine dei Minatori di Malaga, consulente delle operazioni.
Il georadar ha in queste ore segnalato un’ampia cavità intorno al pozzo che, stando alle teorie di alcuni geologi, potrebbe facilitarne l’arrivo. Il piano di riserva consiste nella perforazione del primo di due condotti verticali e paralleli al pozzo di prospezione, per accedere al bambino attraverso piccole gallerie orizzontali. Intanto, i tecnici hanno deciso di intubare le pareti della cavità dov’è precipitato il bimbo, lunga 110 metri, e larga 25 cm,  per fortificarle alla luce delle difficoltà tecniche sorte nella costruzione dei due tunnel, attraverso i quali i soccorsi cercano di arrivare al piccolo, come riportato da Il Corriere della Sera.

Sul posto la Guardia civile coordina i lavori. Le mani scavano senza sosta e sono attivamente impegnati gli esperti giunti dalle Asturie e dall’impresa svedese Stockholm Precision Tools AB, che localizzò e trasse in salvo i 33 minatori imprigionati in una miniera in Cile nel 2010.

Il padre di Julen

Intanto, la disperazione dei genitori prosegue. “Con mia moglie siamo a pezzi, siamo morti. Ma abbiamo ancora la speranza che Julen sia vivo”, ha spiegato José Rossello, il padre del bimbo, lanciando un appello a continuare le operazioni di salvataggio, perché si è detto convinto che «rivedrò vivo mio figlio». L’uomo ha ringraziato per l’appoggio che stanno ricevendo, lui e sua moglie Vicky, da “tutte le persone che ci danno forza, le imprese che offrono aiuto, gli psicologi, la guardia civile e tutti quanti stanno lavorando giorno e notte senza tregua”.

I genitori, secondo quando riportano i media, da Domenica non si sono mossi da lì. Ancora troppo vivo, in loro, il dolore per la perdita del primogenito, morto a soli 3 anni per un malore. “Abbiamo un angelo che ci aiuta affinché Julen esca fuori vivo”, ha detto José. E intanto cattive notizie le portano le previsioni del tempo: nella zona sono attese forti piogge. L’acqua potrebbe complicare tutto, come se non lo fosse già. Con i genitori lì, accanto a quel buco, ormai allo stremo.

Chiara Feleppa

Fonte: Il Corriere della Sera

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Chiara Feleppa

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