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Nanni Moretti: “Salvini e Di Maio senza umanità e compassione. E vengono votati solo per questo”

Nanni Moretti, intervistato dal Venerdì di Repubblica che gli dedica la copertina. Quando si dice suonarsela e cantarsela da soli. Devono infatti vendere qualcosa, entrambi. Lui un film, l’ultimo: il tema è elevato quindi non possiamo parlare di mercato nè di mercimonio. Repubblica deve continuare a vendere il sogno della Sinistra sdegnata, snob, sdoppiata e alla fine svaporata. Un destino crudele di “s” che si susseguono, con gli anni che passano ed il volto di Nanni che invecchia.

Sembra essere stato buttato già da letto, Nanni, ancora un po’ rintronato. Il risveglio è sempre quello: la Sinistra che non esiste se non come luogo del pensiero, un sogno. Ma fa comodo continuare a pensarla come fosse reale e continuare a recitare il copione dell’indignato, del non rassegnato. E’ un film: il film, durato tutta la vita, che gli è riuscito meglio. E allora dopo Berlusconi, il Caimano, tocca a Matteo Salvini, il Dittatore. Nanni Moretti parla della sua ultima fatica – lui sì che ha sempre lavorato, a differenza di Di Maio. Ma poi ci si ricorda di Mastroianni che diceva: “il cinema può essere scomodo. Ma è sempre meglio che lavorare” – Moretti parla di Santiago, Italia un documentario sull’ambasciata italiana durante il golpe di Gustavo Pinochet in Cile ai danni di Salvador Allende. E certo già si immagina dove andrà a parare, parlando con Repubblica.

Finite le riprese, è diventato ministro dell’ Interno Matteo Salvini e allora ho capito perché avevo girato quel film. L’ ho capito a posteriori“, dice Moretti che spiega il turbamento di quella premonizione inconsapevole, come fosse qualcosa di affascinante, chimerico e non la solita fuffa del tormentato in servizio permanente, da una posa ad un’alta mentre una vita passa nel mezzo.

Nanni Moretti dice che prima c’era una memoria condivisa, valori condivisi quali l’antifascismo e la Resistenza e ora non più. La colpa è di Silvio, il Caimano. Colpa se ci troviamo in questa situazione con Salvini, il nostro Pinochet, dice. Non c’è stato nessun colpo di Stato, in Italia, ma a lui non interessa. La similitudine è così affascinante. E così continua, Nanni, parlando di Lega e Movimento 5 Stelle: “Ci sono forze politiche che vengono votate non nonostante la loro violenza verbale ma proprio perché ne fanno uso. La solidarietà, l’umanità, la curiosità e la compassione verso gli altri sembrano essere bandite…C’ è uno slittamento progressivo ma inarrestabile verso la mancanza di umanità e di pietà...” E aggiunge:  “Spero che non sia una strada senza ritorno“.

Chissà se pensa a sè stesso e al perdono che non riesce concedere all’amico Giampiero Mughini per una villania subita venti o trent’anni fa. Mughini ne ha parlato tempo addietro con il groppo in gola: quel suo mettersi a nudo su una propria piccolezza, pur di riconquistare l’amico perduto, aveva qualcosa di nobile e struggente. E invece Nanni no, ha tenuto il muso. Duro, intransigente. Ma con Repubblica fa la predica al mondo e parla di “compassione verso gli altri...” anche se non riesce ad abbracciare un amico. Lo vedi che tira fuori la compassione come un maglione dal cassetto, Nanni, perchè nel suo vortice di narcisismo scontroso, arruffato nei minimi dettagli, questa volta punta a fare la predica ai Matteo e ai Luigi di turno.

Parlando del documentario dice: “Non sono imparziale sul golpe e non lo posso essere oggi. Non possiamo essere imparziali di fronte a quello che accade”. E già. Ma dopo parla del PD che si perde in “battibecchi interni che non interessano a nessuno“, quando “ci sarebbe spazio per una forza razionale, seriamente riformista ed europeista“.  Sembra di sentire parlare Emma o Laura, la nostra preferita. E si addentra nei dettagli, anche “Il PD  sbaglia e ha sbagliato – dice – Non far passare la legge per la cittadinanza è stata una cosa gravissima…Mentre Salvini “fa il suo mestiere”, la sinistra dov’è?” Sembra una scena di Aprile, o Caro Diario, un quarto di secolo dopo.

E allora ti accorgi che è senza speranza, Nanni, ancora innamorato di quella nullità di partito, come un marito qualsiasi, ormai sessantenne, tradito dalla moglie come trent’anni prima, come sempre. E come un ragazzo ti viene a citofonare per dirti sempre le stesse cose e tu dici le tue e non lo convinci. Lei lo tradirà ancora e lui tornerà a citofonarti e a proporti il solito copione. Ecco, Nanni è fatto così. Un ragazzo semplice, in fondo. Come un marito ottuso e cornificato. Solo che invece di citofonare fa un film, ogni tanto. E quando parla di Berlusconi – ora di Salvini e Di Maio – è come se parlasse  del collega d’ufficio con cui è andata a letto quella lì, la Sinistra. Si è fatta fottere. Ma lo ha voluto lei. E Nanni piange. Lui piange e lei fotte.

 

Fonti: venerdì di Repubblica, Canale 9

 

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