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Matteo Renzi racconta la sua verità sulla cacciata di Marino: “Non fu colpa mia”

Qualcuno mente come se non ci fosse un domani. Forse fu l’ex Sindaco di Roma a farlo, in maniera sfacciata, vittimistica e plateale. Forse a mentire, su una questione cruciale per il Partito Democratico, è qualcun’altro.

Hanno sciolto i cani contro di me per liberarsi di una figura scomoda per la città. Bisognava liberare Roma dalle lobbies, ma non è quello che vuole il Governo di Matteo Renzi, che preferisce sedersi al tavolo con loro e decidere lì. I consiglieri comunali hanno avuto l’ordine di dimettersi e l’hanno fatto, forse per paura, invece di venire in Consiglio comunale a spegnare cosa per loro non andava nell’amministrazione della città“. Con queste parole Ignazio Marino gettava la spugna da Primo Cittadino dopo un lungo braccio di ferro tra lui ed il suo stesso partito, il PD, che decise e provocò, tre anni fa, la sua defenestrazione attraverso la rinuncia all’incarico dei consiglieri comunali Dem. Una caduta brusca e grottesca riguardo alla quale l’ex sindaco ascriveva la responsabilità all’allora permier e padrone del partito. La giunta Marino venne fatta cadere nell’ottobre del 2015 dopo che 26 consiglieri capitolini, fra cui quelli del PD, rassegnarono le dimissioni dal notaio. La cacciata di Marino portò all’elezione in Campidoglio di Virginia Raggi. Sulla vicenda l’ex premier parlò pochi mesi fadurante l’Assemblea del PD e sembrò, Renzi, quasi rivendicare la scelta di screditare Marino: “Nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi – disse – la musica cambia a cominciare da Roma. Mentre venivo qui in via della Pisana c’era un materasso lasciato in mezzo al sudicio… credo che questa città meriti qualcosa di più dell’indecente balletto di questi ultimi due anni. E penso che la riscossa inizierà da qui se la smetteremo di considerare i principali nemici quelli accanto a noi…”.

Ci fu una contestazione in platea, da parte di qualcuno che evidentemente riteneva che l’assassinio politico di Marino aveva un mandante e quel mandante stava parlando in quel momento lamentandosi dell’amministrazione di Virginia Raggi. L’ex premier replicò, come riportato da Il Corriere della Sera:  “Sulla posizione di Marino, solo chi non ha memoria può dimenticare qual era il dibattito. Se tutta la discussione è ritornare sulla discussione legittimamente presa sul PD romano allora il vostro obiettivo non è cacciare la destra ma aprire polemiche nel Centro Sinistra. In quel momento ero ero Presidente del Consiglio e stavo combattendo sulla flessibilità e sull’immigrazione“. La questione Marino era diventata motivo di scontro tra Renzi e Bianca Berlinguer con quest’ultima che era scoppiata a ridere in faccia al permier quando sostenne che il sindaco “si era dimesso”.

Ora l’ex Matteo Renzi nega in maniera ancora più netta di essere il responsabile della cacciata di Ignazio Marino da sindaco di Roma.

Non ho mai capito, e per me è stato un errore che oggi paghiamo, la cacciata di Marino”  ha detto la giornalista di Repubblica Federica Angeli parlando con Renzi sul palco della Leopolda. «Un giorno ti porto a cena con Orfini, io non c’entro», ha risposto riferendosi al presidente dei Democratici e allora commissario del PD a Roma. Che Matteo Renzi allora all’apice della sua parabola politica lasciasse l’ultima parola sul sindaco di Roma al pur influente Orfini è un’affermazione che non regge. Del resto lo stesso Marino non sembrò avere il minimo dubbio su chi avesse preso la decisione definitiva. E per capirlo non bisogna andare a cena con Matteo Orfini.

Fonti: Il Corriere della Sera, Agenzia Vista, Rai Tre

 

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Redazione

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