Matteo Renzi scandalizzato dalla carriera del premier Conte: “Riferisca in Parlamento”

Per Matteo Renzi è arrivato il momento di puntare dritto sul premier Giuseppe Conte. Motivo: la sua carriere universitaria, piena di ombre, secondi Repubblica. L’ex premier cinguetta su Twitter: “Repubblica scrive che il concorso da professore ordinario di Conte ha profili di illegittimità È uno scoop enorme o una fake news? Il premier deve chiarire in aula, pubblicamente, se è tutto regolare. O aspetta che la Iena Giarrusso intervisti in streaming il professor Alpa? Onestà”.  Ma non solo Renzi è in vena di polemiche: la vicepresidente PD al Senato Simona Malpezzi scrive: “Aspettiamo il premier Conte in aula al senato: come ha detto il giorno del suo insediamento, sarà un piacere per lui confrontarsi con il Parlamento. Mi auguro anche sui dubbi sollevati da Repubblica oggi sulla sua carriera universitaria. #concorsopoli”. Il PD ha  annunciato che verrà depositata un’interrogazione urgente sulla carriera universitaria di Conte: a dirlo il capogruppo dem a Palazzo Madama Andrea Marcucci.

Secondo Repubblica il premier Conte non ha  praticato quella legalità di cui il suo Governo è paladino. I fatti risalgono al 2002 quando l’allora sconosciuto all’opinione pubblica Conte partecipò ad un concorso per diventare professore ordinario all’Università di Caserta, poi vinto su 5 candidati.


Tra i commissari dell’esame sembra ci fosse Guido Alpa, noto avvocato civilista, con cui proprio Conte un anno prima aveva firmato un ricorso contro la Rai, in qualità di avvocato del Garante della Privacy. In questo caso, secondo Repubblica, si sarebbe creato un conflitto di interessi tra l’esaminato e l’esaminatore visto che – secondo quanto riporta il curriculum del Premier – Alpa e Conte all’epoca del concorso collaboravano ed erano soci in studio.

Questa vicenda era già resa nota a settembre quando Conte aveva chiesto lo spostamento di un esame all’Università La Sapienza proprio per le polemiche che ne erano scaturite dato il suo nuovo ruolo di Primo Ministro. Alla fine aveva rinunciato alla cattedra – il cui posto lasciato era stato lasciato vacante proprio da Alpa – “per una sensibilità personale”.

Alpa, contattato da Repubblica, ha detto di “non aver mai avuto uno studio associato con Conte” e di essere solo “coinquilini”, visto che il Premier aveva l’ufficio sopra il suo. Ma, sempre secondo Repubblica, tra il 2001 e il 2002 difesero insieme il Garante della Privacy e sempre nel 2002 Conte aprì un nuovo studio proprio allo stesso indirizzo di Alpa, con anche lo stesso numero di telefono. Inoltre ci sono dieci pubblicazioni di Conte tra il 2003 e il 2012 in volumi a cura dello stesso Alpa.

Il Premier, che in un primo momento non aveva voluto rispondere a Repubblica, ha scritto una lettera aperta al direttore Mario Calabresi in cui esprime il suo disappunto dicendo di aver vinto la cattedra “senza violare la legge”. Ecco uno stralcio di ciò che ha scritto a Repubblica: “Il professore Alpa non è, propriamente, il mio maestro e a differenza di quanto riportato. Io e il prof. Alpa non abbiamo mai avuto uno studio professionale associato né mai abbiamo costituito un’associazione tra professionisti. Sul piano accademico il mio maestro è il prof. Giovanni Battista Ferri, con il quale mi sono laureato alla Sapienza e sotto la cui guida ho iniziato a svolgere attività di ricerca scientifica e di assistente universitario. Il professor Alpa l’ho conosciuto diversi anni dopo, quando ormai ero ricercatore all’Università di Firenze, derivandone sicuramente grande giovamento per l’affinamento della mia formazione di studioso”.

Prosegue Conte: “L’ulteriore elemento di conflitto di interessi sarebbe che alcune mie pubblicazioni presentate per il concorso sarebbero state ospitate in volumi curati dallo stesso Alpa e che avrei realizzato, prima del concorso e sotto la direzione di Alpa, un progetto pilota sull’ insegnamento del diritto privato nelle scuole superiori. La tesi non è ardita. É talmente risibile che denuncia chiara malafede. Quindi d’ora in poi tutti i giovani studiosi dovrebbero evitare di pubblicare articoli in riviste o in volumi diretti o curati da autorevoli accademici; diversamente si produrrebbe una incompatibilità e dovrebbero ritirarsi dai concorsi in cui sono stati nominati commissari gli autorevoli curatori o direttori di riviste che hanno ospitato i loro scritti”. Il Premier ribadisce che: “ il concorso si è concluso con l’unanime deliberazione favorevole di tutti i commissari. Nonostante la costante attenzione, anche mediatica, che accompagna da tempo lo svolgimento dei concorsi e nonostante anche la notorietà (non certo del candidato quanto) del commissario, nessuno ha mai denunciato alcunché né ha mai sollevato censure”.

Interpellato il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone ha detto, come riportato dall’Ansa, che quella del premier è “una spiegazione plausibile”. “Dice cose chiare e condivisibili”, ha detto. “Abbiamo provato a spiegare che non basta l’esistenza di un rapporto fra maestro e discente, c’è bisogno di una comunione di interessi economici. Il fatto che un soggetto possa scrivere un libro insieme o si trovi a essere codifensore in un procedimento non integra di per sé gli estremi della comunione di interessi”.

Fonti: Ansa, Repubblica

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